di Gabriele Bonafede
La frase attribuita erroneamente a Salvini “che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno”, ma che era di altri esponenti del suo partito, sarebbe stata del 2013. Ma il leader leghista, o per lo meno la Lega, ha continuato ad attaccare siciliani e meridionali con epiteti razzisti fino al 2014. Salvini torna in Sicilia in questi giorni con ciò che in molti considerano una “bella faccia tosta.”
Molte le frasi offensive di Salvini rimaste nella storia nei confronti dei siciliani. Tra le quali una delle più famigerate, rivolta a un assessore siciliano in tv è “Ma questo da che albero scende”, lasciando intendere che lo considerava “una scimmia”.
Salvini ha costruito per anni la sua “politica” contro tutto il mezzogiorno e segnatamente Calabria, Campania e Sicilia: “Prima il Nord non è più solo uno slogan, è una necessità.” E anche proposte di segregazione razziale come, nel 2012, l’”idea” di avere carrozze della metropolitana di Milano diverse per “gli altri” e cioè coloro che non sono “milanesi”, ma appunto provenienti da ogni altro luogo d’Italia.
Altre frasi di Matteo Salvini e di altri esponenti della Lega comprendono cadute di stile, scurrilità, e chiari segnali di contrapposizione utilizzando insulti a go-go, come: “Senti che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani” o “colerosi terremotati con il sapone non vi siete mai lavati…Napoli merda.”
Oppure, con “profondi” pensieri in una prospettiva “millenaria” utilizzando termini da “astronomia”, e sempre sui meridionali: “Sono troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nessuna cosa in comune. Siamo lontani anni luce”.
Nel 2013, quale commento a un articolo del Sole 24 Ore, uno degli attacchi più diretti: “Ci siamo rotti i coglioni dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno!”
Un discorso più “articolato” lo troviamo pure, sempre condito di scurrilità: “Al Sud non fanno un emerito cazzo dalla mattina alla sera. Al di là di tutto, sono bellissimi paesaggi al Sud, il problema è la gente che ci abita. Sono così, loro ce l’hanno proprio dentro il culto di non fare un cazzo dalla mattina alla sera, mentre noi siamo abituati a lavorare dalla mattina alla sera e ci tira un po’ il culo”.
E ancora, da parte di esponenti del partito di Salvini: “Noi siamo Celti e Longobardi! Non siamo merdaccia Levantina e Mediterranea. Noi siamo Padani!.”
Le parole sono pietre. E non si dimenticano. Scuse o non scuse chi garantisce che non ci saranno altre giravolte d’opinione? Se non altro la politica italiana ha bisogno per lo meno di uomini di parola e meno voltagabbana.
Negli ultimi giorni Salvini si batte per evitare che l’Europa importi agrumi dalla Tunisia. Ma chi ci garantisce che tra qualche mese non lotterà perché gli agrumi siciliani non possano essere commercializzati verso l’Italia settentrionale e il resto d’Europa?
Qualche anno fa Salvini difendeva l’Euro quale moneta utile per il settentrione d’Italia e non adeguata al Mezzogiorno. Oggi invece attacca continuamente l’Euro e l’Europa, cercando di tornare alla “lira”. Chi ci garantisce che un giorno non cambierà opinione anche su questo? Chi ci garantisce che un giorno vorrà una moneta diversa e magari un sistema di misurazione diversa per ogni regione d’Italia come era nel medioevo? Chi ci garantisce che un giorno non tirerà fuori altre proposte di segregazione razziale nei confronti dei siciliani, soprattutto se, come vorrebbe, l’Italia non sarà più parte dell’Europa?
Chi ci garantisce che un giorno non vorrà segregare gli interisti o i torinesi nelle metropolitane di Milano? Oppure non vorrà lottare contro l’esportazione di vini piemontesi o veneti? Chi ci garantisce che un giorno non si rivolgerà contro meridionali, contro italiani, contro i settentrionali e contro gli stessi che lo votano e lo sostengono oggi?