“Ventuno – Le donne che fecero la Costituzione” di Romano Cappelletto e Angela Iantosca. Intervista agli autori
di Roberto Greco
È uscito per le Edizioni Paoline, in occasione del 75° anniversario della Costituzione italiana, “Ventuno – Le donne che fecero la Costituzione”. Un libro che racconta alle ragazze e ai ragazzi, ma non solo, la storia delle ventun donne che fecero parte dell’Assemblea costituente.
Al termine di una presentazione ho intervistato Romano Cappelletto e Angela Iantosca, gli autori, che mi hanno permesso di parlare a due voci di un libro scritto a quattro mani.
Ma è proprio vero che la nostra è la Costituzione più bella del mondo?
Angela: «A mio giudizio sì. Si tratta di una Costituzione in cui c’è tutto. Come diceva Pietro Calamandrei, dentro questa Costituzione c’è il sangue, i soldati e, se ci mettiamo in ascolto, ne possiamo sentire l’eco. Credo che non sia sufficientemente conosciuta e amata. La sua straordinarietà è che contiene filosofia, storia, cultura, letteratura e diritti. Il tutto raccontato con un linguaggio pulito e semplice»
E dentro ci sono le donne…
Romano: «Sì. Ci sono ventuno donne, una piccola e agguerrita presenza. Nonostante rappresentassero solo il 3,8% della Costituente ancora oggi ci rendiamo conto di quanto siano state determinanti per la lotta secolare per la parità dei diritti, ma anche per scriverla così come è stata scritta. Molti degli articoli fondamentali, senza la forza e la battaglia delle donne, non sarebbero così e forse non potremmo dire che la nostra è la più bella Costituzione del mondo. Non si tratta di ideologia e forse avrebbe potuto essere migliore. In realtà è lungimirante e proprio perché, 75 anni fa i padri e le madri costituenti sono riusciti a scriverla così come la leggiamo oggi. Dodici principi fondamentali. Ricordiamo che era la prima volta che le donne sedevano in un’assemblea politica nazionale. Queste donne hanno condotto battaglie importantissime, alcune delle quali le hanno viste vincitrici altre perdenti, ma non si sono mai arrese».
Livia Turco, nella prefazione, presenta un calendario che mostra come, in realtà, la parità di diritti tra uomini e donne sia stata raggiunta, a piccoli passi dal 1958 in poi. Ma nella scrittura della Costituzione questi erano diritti già dichiarati. Possiamo dire che le ventun madri costituenti avevano sulle spalle uno zainetto, oggi verrebbe usato il termine background, pieno di esperienza e di vita vissuta?
Angela: «Questo è in realtà quello che è successo e, soprattutto, avevano le idee molto chiare. Non solo. Hanno dato prova di come, al di là degli schieramenti partitici di appartenenza, fosse possibile lavorare in piena sinergia a fronte delle esigenze di uno Stato che, uscendo dalla guerra, aveva bisogno di ricostruirsi. Era di nuovo necessario occuparsi del pane quotidiano, del lavoro, della faticosa ricostruzione di un paese. Ricordo quanto disse Bianca Bianchi (una delle ventun madri costituenti, ndr) quando indicò la necessità di una rinascita culturale del Paese, perché proprio da questo avrebbe potuto rinascere l’intera nazione. Non hanno lottato per essere come gli uomini e furono accusate di voler reintrodurre il matriarcato ma proprio quanto hanno messo nella Costituzione dimostra il contrario, dimostra che volevano una piena emancipazione femminile perché proprio da questo il cambiamento avrebbe potuto realizzarsi il nostro futuro. A proposito, invece, dell’elenco di Livia Turco, l’unico aggettivo che mi viene in mente per descriverlo è “triste”. Immaginiamo cosa sarebbe stato se non fossero stati presenti nella Costituzione. Forse alcuni dei diritti raggiunti oggi non ci sarebbero. In quello “zainetto” c’era anche il loro essere state partigiane, la loro resistenza, la loro non paura, l’aver subito violenze anche sessuali».
Scrivere un libro a quattro mani è sicuramente un’impresa, compresa la responsabilità che ogni autore ha nei confronti dell’altro. In questo caso com’è andata?
Angela: «Diciamo che, trattandosi di ventun singole storie, abbiamo fatto la scelta di suddividercele. Abbiamo stabilito che si sarebbe trattato di monologhi e, alla fine, ci siamo scambiati i testi».
Romano: «Ecco, questa è stata la cosa bella della scrittura a quattro mani. Avrebbe potuto dar vita a una contraddizione tra di noi ma non è stato così. Dopo la decisione formale del monologo e che i racconti sarebbero stati in prima persona, abbiamo lavorato in autonomia. E la vera sorpresa è stata quando ci siamo scambiate le storie. Qui ci siamo resi conto che sembrava che la mano fosse stata unica. La forza è che il libro è stato scritto da una donna e un uomo, proprio per dare il segnale che i diritti non hanno sesso e che la battaglia deve essere comune».
Romano ha detto che la sua preferita tra le ventuno, se possiamo usare questo termine, è stata Bianca Bianchi, che tu hai citato. Angela la tua qual’è?
Angela: «La mia preferita fu soprannominata da Palmiro Togliatti “Maledetta anarchica”. Si tratta di Teresa Mattei, una donna senza paura, la prima ragazza madre in Parlamento. Una donna che non ebbe paura nemmeno quando fu radiata dal suo partito di appartenenza, una donna che non ebbe paura di dire che all’interno della Costituzione di un paese dichiaratamente laico non era opportuno inserire i “Patti Lateranensi”».
In fin dei conti non ha avuto paura di essere sé stessa…
Romano: «Come nessuna delle ventun madri costituenti. È proprio questa la forza della loro presenza. Ognuna di loro ha portato, nello zainetto di cui parlavi, ciò che erano ma non la paura di essere poche e nemmeno la paura di essere maltrattate proprio in quell’assemblea di cui facevano parte a buon diritto. Questo è, innanzitutto, il loro primo grande insegnamento. Il fatto che non bisogna fermarsi, che bisogna essere se stessi indipendentemente da ciò che ci succede attorno. Tutte erano viste dai partiti di appartenenza come soprammobili, acchiappa voti ma hanno dimostrato che le donne possono essere altro e non si sono mai allineate. Una grande lezione politica su cui dovremmo meditare ancora oggi».
Scritto per i ragazzi ma non è vietato ai maggiori di 18 anni…
Angela: «Anzi, è vivamente consigliato anche ai maggiorenni perché racconta cosa dovrebbe essere la buona politica. Coesione, collegamento con i territori, senza alcuna “torre d’avorio”, lontana, irraggiungibile e completamente scollegata dalla realtà. Vado spesso nelle scuole, per le quali realizzo progetti di prevenzione contro le tossicodipendenze. Proprio lì ho scoperto quanto la politica sia scollegata dal mondo reale, che non ne sa niente e che, purtroppo, non è interessata a conoscerlo. Credo che qualora qualcuno avesse la voglia e la capacità di mettersi in discussione, proprio attraverso queste storie, potrebbe capire come e cosa cambiare per essere un politico più vero, un politico che sappia quanto costa il pane».
In chiusura, soddisfatti del risultato?
Angela: «Ogni volta che lo apro vivo una sensazione diversa. È un figlio, sensazione di tutti gli autori. Una consegna al mondo. Ritengo che stai facendo un buon viaggio».
Romano: «Io non sono scrittore, come Angela. Per me è solo la seconda volta. È stato un viaggio emozionante. Un libro cui voler bene».
“Ventuno – Le donne che fecero la Costituzione” di Romano Cappelletto e Angela Iantosca – Edizioni Paoline – pagg. 200
In copertina: gli autori Angela Iantosca e Romano Cappelletto. Foto di Fernanda Di Monte.
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