Il romanzo di Davide Camarrone fa vivere, in maniera anche cruda e carnale, ciò che noi palermitani, o napoletani, o calabresi, conosciamo bene: le contraddizioni materiali e spirituali presenti alle esterne propaggini delle città meridionali come nel cuore più intimo del loro ventre storico
di Gabriele Bonafede
Sarà perché il suo mestiere è quello di giornalista, ma l’arte di Davide Camarrone nello scrivere è tale da rendere migliaia di parole e sensazioni in ogni frase dei suoi romanzi.
Davide è maestro nell’esprimere “il non detto”. Non solo dal punto di vista tecnicamente letterario. Ma anche quel modo di essere di noi siciliani nel corteggiare il proverbio “a megghiu parola è chidda ca ‘un si dice”. Ossia, la migliore parola è quella che non si dice.
Dietro le frasi asciutte dei quattro protagonisti che raccontano la stessa storia di famiglia c’è infatti un mondo. Quel mondo di Palermo paragonabile all’inferno che va sotto il nome di Zen 2 (Zona Espansione Nord 2, o quartiere San Filippo Neri).
Zen elevato al quadrato dunque, come sono elevate al quadrato le percezioni non dette in scritto eppure magnificamente evocate a ogni passo di un flusso narrativo simile a quello di un fiume nel pieno della sua giovinezza.
Zen al quadrato: sei personaggi trovano un autore
I personaggi espliciti, e narratori, sono quattro: madre, padre, figlio e nonna. Raccontano sé stessi e il dramma del trasferimento da un vetusto quartiere del centro storico a quella che poi si rivela come una vera e propria favela pur essendo un complesso costruito pochi anni prima.
La storia è infatti magistralmente ambientata all’inizio degli anni ’80, quando i protagonisti hanno finalmente assegnata la casa popolare nel nuovo quartiere.
Ma in realtà i personaggi sono sei, perché c’è innanzitutto Palermo. L’intera Palermo sia pure declinata nella sua più drammatica periferia: “quel quartiere”. In cui tutti i drammi del vivere ai margini sono irrimediabilmente elevati a potenza.
E poi c’è un altro personaggio della famiglia. Che è molto meglio scoprire nel quartetto di racconti. Ognuno con il suo punto di vista e dunque ognuno raccontato da un mondo intero a parte, dove c’è l’incontro sì, ma anche la sconosciuta quanto parallela vita familiare.
I racconti paralleli
Sembrerebbe infatti che queste quattro vite non si siano mai incontrate. Eppure si incontrano: all’infinito. Laddove c’è, esiste, nonostante tutto, un infinito affetto, un amore quasi non terrestre ma appartenente a un mondo ben lontano dall’inferno terrestre.
Un terrestre mondo fatto di cemento e immondizie, di passioni e violenze, mafia e disperazione, coltelli e anelletti al forno, intimidazioni e abbracci, iniziative di associazionismo e minacce criminali. Un mondo che si confronta con il mondo delle anime presenti, passate e future.
Davide fa vivere così più di una volta, in maniera anche cruda e carnale, ciò che noi palermitani, o napoletani, o calabresi, conosciamo bene: le contraddizioni materiali e spirituali presenti alle esterne propaggini delle città meridionali come nel cuore più intimo del loro ventre storico.
Zen al quadrato: un romanzo per l’urbanistica
Zen al quadrato è, infatti, anche un libro di urbanistica fatto romanzo. Oltre che da chi ama la letteratura, andrebbe letto innanzitutto dagli studenti della facoltà di Architettura, in special modo da quelli che si specializzano in urbanistica.
Per meglio capire come un quartiere nato dalle migliori intenzioni sociali – dare casa degna a chi viveva negli orribili catoj del centro storico di Palermo – possa invece diventare un vero e proprio girone infernale. Dove il fuoco brucia più alto che all’inferno, a tal punto che quello stesso fuoco rappresenti l’unico orgoglio per le anime che ci vivono.
Ma anche dove, nonostante tutto, la vita continua e i semi di un associazionismo locale potrebbero ancora prefigurare un futuro migliore se solo ci fosse attenzione nell’imparare dagli errori fatti nel passato e nel presente.
Davide Camarrone, Zen al quadrato, Sellerio 2021, 232 pagine
In copertina, una “Vampa di San Giuseppe” a Palermo.
Altre recensioni su Maredolce, qui ciccando su questo link (pagina libri).
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