di Umberto Boccia
Domenica 8 gennaio si sono svolte due manifestazioni per la pace a Roma e Torino: epicentri del nord e del centro sud nella protesta degli iraniani.
A Torino, il ritrovo è stato fissato nella centralissima Piazza Vittorio Veneto, il percorso prevede una camminata per Via Po fino ad arrivare a in Piazza Castello, dove ha sede la Regione Piemonte.
Gli iraniani sono tantissimi, nel momento in cui scrivo i numeri della Questura non sono ancora stati resi noti.
Vogliono commemorare l’abbattimento di un aereo ucraino – il loro regime ha ammesso “l’errore”) e proprio in occasione di questo nefasto memoriale a 3 anni esatti gli iraniani si riuniscono per contestare il regime che opprime la propria gente.
I diritti violati sono noti: libertà di espressione, libertà privata, diritti umani. Ma lo slogan che domina è donna vita libertà. Perché proprio le donne subiscono le privazioni peggiori, i soprusi più meschini, le pene più dure. E gli iraniani lo urlano, composti, organizzati, educati, ma urlano la loro rabbia contro il Mullah, contro i boia al governo, contro l’ignoranza, contro chi li opprime.
Lo fanno perché vogliono essere puliti davanti allo specchio, non hanno paura. Vogliono che il messaggio arrivi in alto, alle istituzioni. Ma anche a chi al loro paese altrettanto urla rischiando l’impiccagione.
A sostegno di questa marea di gente che vuole la rivoluzione come unica soluzione anche alcuni rappresentanti della comunità ucraina torinese. Per dare sostegno, perché sono concordi nel dire che la dittatura fa schifo ad ogni latitudine.
Perché il regime iraniano aiuta uno stato terrorista come la Russia che invade l’Ucraina. E ci si domanda allora perché il popolo russo non si alzi in protesta. Perché, se l’iraniano che rischia la pena capitale, i russi che rischiano la multa o la galera non scendono in piazza?
A settembre i mobilitati russi sono stati 180mila e dovrebbero arrivare a 300mila. Se fossero scesi in piazza insieme al loro nucleo familiare sarebbero stati 540 mila. Se si considerano i 300mila dell’obiettivo dichiarato dal regime russo, e tutti quelli che sono scappati, arriviamo a milioni di persone. E si sarebbero aggiunti anche quelli che non hanno il coraggio di protestare. Putin non avrebbe potuto arrestarli tutti. Sarebbero ancora in tempo per protestare.
Viene da pensare che siano a favore allora o i peggiori ignavi della storia. Nel frattempo, a Torino si alza il coro Putin terrorista e tutta la folla lo urla, iraniani, ucraini ed italiani.
La dittatura non ha bandiera. Ha solo la faccia del tiranno di turno.
La libertà non ha colore, ma solo il cuore delle persone perbene.
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