di Serena Corsale
Una scenografia essenziale ma luminosa accoglie lo spettatore: un tableau vivant in cui sembra prendere vita l’Annunciata di Antonello, proprio nella sua Palermo. Dopo l’anteprima alla prima edizione del “Festival di drammaturgia contemporanea” di Roma, le limpide parole di Erri de Luca, affidate a Galatea Ranzi, ci avvolgono. Il suo racconto scalda e porta con sé in Galilea; la vita di Miriàm è stata raccontata con innumerevoli parole per migliaia di anni ma mostra ancora, più che mai, la sua forza sovversiva.
Il mondo di Miriàm
Iniziando proprio dal momento in cui le viene annunciata la sua gravidanza, Miriàm, giovane promessa sposa a Iosef, ripercorre le tappe che l’hanno condotta a diventare la madre di Yeshù.
Non è solo con la fede che la sua storia diventa nostra: Miriàm ci trasmette il suo coraggio e quello del suo futuro marito, un semplice falegname che “sa dire di no al mondo ma non a lei”.
Sono due rivoluzionari, perché tale è la verità che accolgono nonostante ciò li renda oggetto di disprezzo da parte della loro comunità. Infrangono la legge, perché per loro l’amore è più forte. La grazia, ci ricorda Miriàm con le parole di Iosef, non è femminile, ma profetica: è la capacità di essere soli contro il mondo senza timore. Coraggio, verità, amore e grazia: così i due continuano il loro viaggio reale e metaforico. I dubbi e le paure si spostano dall’uno all’altra; sono di Iosef nel corso della gravidanza della moglie, di Miriàm dopo il parto.
Un sovraccarico sensoriale
Il racconto si fa sempre più intimo, le sensazioni sempre più personali e indicibili: c’è un momento unico ed emozionante in cui si diventa Miriàm, in cui la sua voce sembra un pensiero sfuggitole per sbaglio. Seguire il filo dei suoi pensieri conduce fino alla sua essenza, ed è questo il vero viaggio straordinario che compie Miriàm.
La voce magnetica ed emozionante di Galatea Ranzi si accompagna ad una sovra-stimolazione sensoriale: è incredibile come i paesaggi descritti da Miriàm appaiano davanti ai nostri occhi, come si riescano a sentire il calore del sole della Galilea e il freddo dell’inverno di Betlemme, il sapore dei datteri, l’odore del legno lavorato da Iosef e quello del mare.
In nome della madre
di Erri De Luca, regia Gianluca Barbadori, con Galatea Ranzi, costume Lia Francesca Morandini.
Produzione Teatro Biondo Palermo, in collaborazione con soc. coop. Ponte tra Culture / AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali con il patrocinio di Regione Marche.
In nome della madre è alla sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo fino al 12 Dicembre.
7 Dicembre – ore 17:00; 8 Dicembre – ore 21:00; 9 Dicembre – ore 21:00; 10 Dicembre – ore 17:00; 11 Dicembre – ore 17:00; 12 Dicembre – ore 20:30.