di Giovanni Rosciglione
E allora, ricapitoliamo: un cantautore famoso, invitato a tenere una lezione sul problema del rapporto tra genitori e figli, prima di entrare nell’argomento, racconta che, arrivato nella città, ha potuto constatare l’inciviltà degli abitanti e si è indignato per l’incapacità dell’amministrazione, arrivando a parole pesanti per tutta la regione. Sarebbe uno “schiaffo” in piena regola.
Ora che fa il Sindaco di quella città?
Respinge le accuse e difende i cittadini?
Insulta il cantautore?
Si dimette?
Manco per niente!
Dichiara al Corriere della Sera che plaude alla positiva sferzata di senso civico che quell’artista ha sferrato contro la politica regionale.
Ma vi ricordate della macchietta di Totò che, preso a schiaffi da un brutto ceffo che lo chiamava Pasquale, rideva, rideva, rideva?
E, a un passante che gli chiedeva perché rideva nel prendere schiaffi, rispondeva: “E che sono Pasquale io?”
Patetica difesa d’ufficio dell’esistente, tipico esempio di onfalocentrismo panormita…