Primo per attenzione mediatica e vanità, Sanremo rimane privilegiato. Mentre è abbandonato lo spettacolo primo per civiltà: il Teatro
di Giuditta Perriera
Attenderò di leggere sui social, e in ogni dove, i commenti sui cantanti di Sanremo 2021 o sul presentatore, sulle donne passerella, o sui vestiti degli ospiti e dei cantanti in gara, di tutti quelli che stanno protestando per un finto teatro aperto al pubblico.
Un pubblico prezzolato e controllato per uno spettacolo di canzonette con tanto di lustrini e pompaggio mediatico. Un’occasione di passerella o di populista propaganda politica di governo.
Uno svago per le menti dormienti. Un’occasione per i giornali di parlare e fare cortile del niente a cui ormai rivolgono tutte le loro attenzioni. E vendere qualche copia in più. Questo è Sanremo.
Loro lo sanno che anche voi che protestate sarete lì a guardarlo. Così come sanno che vorreste essere al loro posto, in quel grande e mediatico pentolone nazionalpopolare della vanità. Lasciatelo fuori il Teatro.
Il Teatro è morto nel momento in cui lo mettete allo stesso livello di uno spettacolo come Sanremo. E se è morto è perché i teatranti non sono riusciti a tenerlo in vita con i loro spettacoli. Non sono riusciti a fare la differenza.
A far sentire alla gente il bisogno di una differenza. Ma solo il piacere di far parte, in piccolo, a quella stessa banale vanità di uno spettacolo televisivo. E se è la banalità quella di cui ci siamo circondati da anni, è chiaro che in un momento di profonda crisi come quello che stiamo vivendo, ciò che può continuare a vivere è la banalità che serve all’economia del paese e a contenere le tensioni del popolo.
Dovremmo pensare a come rivoluzionare il teatro, piuttosto. A come riappropriarsi di un modo diverso di fare arte o cultura.
Altrimenti, quello che ci aspetta alla riapertura, sarà una questua sempre più disperata e un teatro ufficiale e pagato solo per essere al servizio del potere e del mercato, sempre più ristretto e dei privilegiati. E siccome non frega a nessuno, tranne ai teatranti, siamo solo noi a poter o volere rifondare la necessità della differenza del teatro.
“È questo il teatro. Questo darci dentro per uscire dalla merda, con una certa grazia. Questo perderci la testa ad occhi aperti. Hai capito?… A far sentire agli altri, invece, il rancido profumo dei tuoi sogni. Allora sì che è libero arbitrio. Sto dicendo, che dovunque tu sia, è il sentirti legato alla roccia, il sentirti rodere il fegato che fa di te, se non sei un vigliacco, un vero ribelle. Chiaro?” (Michele Perriera)