di Vincenzo Pino
Nell’indifferenza generale, grazie all’astensione del Movimento Cinque Stelle nel Parlamento Europeo, è stata bocciata la risoluzione sui porti aperti alle Ong, che soccorrono e salvano i naufraghi.
Se sommiamo questo elemento alla pervicace resistenza del Movimento Cinque Stelle nel difendere la sostanza del decreto sicurezza salvininano, si conferma la sostanziale continuità con la politica del precedente governo in questa materia.
Che si ricordi, questa “politica” ebbe un imprimatur significativo nell’espressione di Di Maio sulle Ong come “taxi del mare” il 21 di aprile del 2017.
Quando si buttò a corpo morto a fiancheggiare le accuse del procuratore di Catania, Zuccaro, che si sono rilevate un fallimento colossale.
E questo è il primo elemento valoriale che distingue certamente il Pd dal Movimento Cinque Stelle.
Il secondo episodio che dimostra la incompatibilità tra Pd e Movimento Cinque Stelle è, a mio avviso, l’episodio di Bibbiano.
Di Maio, Salvini, Meloni uniti nella lotta
Anche lì una inchiesta aperta dalla Procura competente divenne l’occasione per un attacco terribile al Pd e a un preteso “sistema” di sottrazione di minori alle famiglie legittime per realizzare, secondo la sua tesi, il “business degli affidi illegittimi.” Questo è un evidente vulnus, se non altro di “metodo”, all’alleanza organica Pd-M5S. Non è l’unico, ma è rappresentativo della radice populista e accusatoria che permane nel M5S.
Sull’onda di questa inchiesta si pretese di etichettare un partito politico, in tutta la sua dimensione nazionale come una specie di comitato d’affari che lucrava sui bambini.
Ed anche qui in sintonia con Salvini che ne raccolse il testimone e continuò questa indegna campagna dopo che Di Maio, cooptato nel governo Conte II con il Pd, non poté più continuarla.
Anche qui questa inchiesta ha dimostrato che non c’era alcun sistema, che non vi era stata alcuna sottrazione di massa di bambini alle famiglie legittime, che i casi di affido, di cui è responsabile il tribunale dei minori, erano solo una quindicina. Numeri che rientravano nella norma in un campo di difficile valutazione. E sicuramente senza coinvolgimento politico, tantomeno del Pd.
Le assonanze tra Salvini e Di Maio in questi due episodi sono troppo evidenti per essere negati. Ma qual è il filo che li unisce?
Affinità elettive tra Salvini e Di Maio: una sponda in antitesi all’asse Pd-M5S
Senza voler trarre conclusioni affrettate sembra che Salvini e Di Maio siano i due attori principali della ideologia sovranista ispirata dalla cordata estremista russo-americana di Bannon e di Malofeev. Come Report ha documentato.
Ideologia che indica come nemici principali della identità nazionale da un lato l’invasione migratoria e dall’altro lo sfaldamento della famiglia tradizionale. Facendo rientrare l’episodio di Bibbiano come l’esempio più lampante di attacco del Pd alla famiglia naturale.
La fascinazione di questa strategia per i due non sembra essersi esaurita. Se è vero poi che Salvini ha cercato di offrire la carica di primo ministro a Di Maio, dopo l’infortunio del Papeete.
E se è vero ancora che Di Maio scalpita contro la prospettiva strategica di un alleanza col Pd. Come ha ripetuto in questi giorni a proposito dell’Umbria. Per cui se la coalizione Pd-M5S fallisse al voto non si dovrebbe riproporre ulteriormente.
Ma i commentatori politici non riescono a vedere questa evidente discrasia che ormai esiste tra Conte e Di Maio. E non a caso è stato Conte a contrapporsi frontalmente a Salvini in occasione della crisi mentre Di Maio faceva il pesce in barile.
E non a caso, ancora, Di Maio mette sempre zeppe all’azione di governo, con dichiarazioni ancora oggi del tipo: Il governo non va avanti ad ogni costo. Da questi presupposti sembra allora che l’alleanza strategica Pd-M5S sembra poco solida e non duratura.
Il Pd zingarettiano si appoggia, invece, solo a Conte per farlo diventare il riferimento leaderistico di questa coalizione. Novello Prodi, lo definisce Labate sul Corriere, che si sperimenterebbe in questo ruolo nelle elezioni umbre di oggi.
Ed è semplicemente un accordo momentaneo che non deve temere tanto le insidie di Renzi, impegnato a costruire Italia Viva nel prossimo triennio, quanto quelle di Di Maio la cui nostalgia per Salvini va ben al di là di un alleanza di governo fallita.
Si tratta di affinità elettive tra Lega e M5S che hanno tratto dal populismo di questi anni la linfa per il loro agire politico. Ma nessuno tra gli illuminati commentatori dei talk show sembra farci caso.
E noi il disegno che viene fuori da Report, lo avevamo anticipato diversi mesi fa quando a fine giugno di quest’anno scrivevamo: “Putin usa Salvini per distruggere l’Italia e la UE”. E persino già a fine 2016, in un altro nostro articolo (qui).