Le elezioni per il Parlamento Europeo e in molte città italiane risentiranno insieme della mobilitazione e della polarizzazione del voto ideologico e di quello amministrativo
di Vincenzo Pino
Le prossime elezioni possono riservare sorprese più di quanto sia possibile prevedere alla luce dei sondaggi che oggi circolano. Le ragioni sono diverse e vale la pena di esaminarle distintamente. Innanzitutto l’oggetto principale della contesa: l’Europa e le strategie delle diverse forze politiche.
La Lega, innanzitutto, che dovrebbe condividere l’asse strategico sovranista partendo dai partiti nazionalisti di Austria e Francia. Paese quest’ultimo che è stato indicato sprezzantemente dalla Lega per una certa fase politica e che invece oggi dovrebbe essere il maggiore alleato in questa prospettiva, come pure l’Austria che ha intensificato nei mesi passati i controlli alla frontiera del Brennero a seguito degli sbarchi dei migranti.
Non sarà facile perciò per Salvini capitalizzare nella prossima scadenza elettorale i consensi acquisiti nel territorio nazionale essendo poi fautore della Tav e perciò stesso dello sviluppo dei rapporti commerciali coi paesi transalpini.
Analoga contraddizione ha il movimento penta stellato che non ha interlocutori a livello europeo significativi. Ha oscillato tra l’Euroscetticismo di Farage, la successiva ricerca di collocazione nel gruppo liberaldemocratico cui non è stato ammesso, il corteggiamento di Macron e poi il rapporto coi gilet gialli, l’attacco continuo alla Germania ed ora il riconoscimento del valore della Merkel. Insomma un disastro su tutto il fronte che non mancherà di penalizzare questo schieramento.
Il Pd si presenta in questo momento con un assetto formalmente unitario che cerca di mettere insieme il raccordo col Pse ed anche l’ammiccamento verso Macron e l’Alde, simbolicamente rappresentato da Calenda ed in qualche modo da Renzi. Occorrerà verificare se questo schieramento reggerà. Sono molti coloro che, specie su quest’ultimo versante, hanno minacciato astensioni di massa o fughe verso + Europa. Nel caso, le liste capeggiate da Emma Bnino si potranno avvantaggiare da tutto questo.
Se la diaspora si ricomporrà è presumibile che questo partito potrà contare su un discreto successo in grado di sopravanzare sufficientemente i penta stellati che solo un anno fa li raddoppiavano quasi per consensi.
In affanno Forza Italia che si configura sempre più come il giocattolo di Berlusconi. Oscilla anche lui tra l’adesione al popolarismo europeo ed il corteggiamento sfrenato a Salvini in patria. Nessuna possibilità quindi di recuperare consensi con questa caratterizzazione che lo possa collocare al livello dei grandi partiti conservatori europei.
Questo è il quadro presumibile che si prospetta, oggi, per il 26 maggio. Ma è un quadro del tutto teorico perché in quella stessa data si determinerà l’effetto concorrente delle elezioni amministrative per le comunali e per le elezioni regionali nel Piemonte.
Questo appuntamento determinerà probabilmente una minore incidenza del fenomeno astensionistico grazie ai 20 milioni di elettori coinvolti.
Ma non per tutti gli schieramenti allo stesso modo. Infatti, è indubbio che il fenomeno si polarizzerà particolarmente tra i penta stellati. I grillini (o post-grillini) sembrano non essere in grado di competere per le elezioni regionali in Piemonte ovvero per grandi città come Firenze e Bari, per citare le più significative.
In Piemonte hanno infatti perso il sostegno dei NoTav che hanno costituito il più grande bacino di consensi negli anni passati in quel territorio e che hanno largamente determinato il successo della Appendino nel 2016.
Come pure in Puglia, tra No Tap e No Ilva hanno perso in quell’area tutti i gruppi consiliari tra Taranto, Bari e Lecce (quest’ultima anch’essa al voto) ed il sostegno di tutto il movimento di protesta.
Insomma, dall’accavallamento dei due appuntamenti elettorali non si possono che divinare guai grossi per il movimento mentre gli schieramenti di centro destra e centro sinistra si mobiliteranno in maniera significativa per conquistare le amministrazioni, rafforzando un’impegno che avrà un effetto anche per le elezioni europee.
Quant sopra fa pensare, anche alla luce delle recenti elezioni regionali dove il movimento ha perso a favore dell’astensione dal 30 al 40% del suo elettorato, che il prossimo appuntamento elettorale per loro potrebbe configurarsi come un disastro.
E siccome poi ci sono anche le preferenze e nel territorio non hanno in genere una classe dirigente di un qualche valore, credo proprio che dopo le Europee avremo a che fare con un quadro politico molto diverso da quello che oggi ci raffigurano i sondaggi.
Perché le Europee risentiranno insieme della mobilitazione e della polarizzazione del voto amministrativo, senza alcun dubbio.
In copertina, un parcheggio “creativo” a Roma.