di Roberta Messina
Amava il mare come si ama un’amante, come si ama la vita. Amava l’isola Ustica per il suo mare unico, per la sua gente, per i sui fondali, Sebastiano Tusa. Un uomo buono. Un uomo colto. Un uomo conscio che il potere serve soltanto a costruire, non alla posizione che conferisce. Un uomo capace di dialogare con chiunque, con la stessa lingua dell’interlocutore. Amava il mare e voleva farlo amare a tutti. Da archeologo marino, creando itinerari subacquei accessibili anche ai poco esperti.
Da Soprintendente del Mare, promuovendo incessantemente mostre, conferenze ed eventi, sin dal 2004, data di istituzione dell’innovativa soprintendenza. Eventi anche giocosi, nei quali coinvolgere soprattutto bambini e ragazzi.
Per educare ad un permanente amore per il mare. Soprattutto il mare siciliano, quel mare Mediterraneo ricco di reperti, di storia e di storie. Come quella della battaglia delle Egadi tra cartaginesi e romani, che solo lui, finalmente, riuscì a localizzare al largo di Levanzo, dopo che per anni si era pensato alla “cala rossa” di Marettimo. E, localizzandola, a trovare innumerevoli nuovi affascinanti reperti, oggi esposti al Museo/Tonnara di Favignana.
Amava il mare da Assessore Regionale ai Beni Culturali, un incarico assai prestigioso e forse non pienamente voluto. Lui un tecnico, avrebbe preferito la direzione generale. Ma subito si era tuffato, come suo solito, nel nuovo ruolo, convinto di potere cambiare il mondo. Di potere lanciare i nuovi parchi archeologici, tra cui quelli “marini” delle Eolie e di Pantelleria. Per creare poli di attrazione e di potenzialità lavorative per i giovani siciliani. Per creare luoghi dove, come nei musei, si potesse andare anche per bere con gli amici, per leggere un libro, per godere di una nuova mostra. Con tessere annuali, come nei grandi poli culturali europei.
Sebastiano era un “figlio “d’arte”: tutti ricordano il mitico soprintendente Vincenzo Tusa, grande studioso dei punici e degli elimi, scomparso nel 2009 in tarda età, e molti ricordano la mamma Aldina Cutroni, esperta riconosciuta internazionalmente nello studio delle monete antiche.
Ma Sebastiano non si fa schiacciare dalla fama dei genitori e non vegeta all’ombra degli allori familiari. Trova un nuovo, stimolante, campo: l’archeologia marina. Nel quale raggiunge l’eccellenza mondiale. Tale padre, tale figlio. Ma nel caso di Sebastiano, anche “tali figli”.
I due suoi ragazzi percorrono entrambi strade simili: archeologia, etnologia, scienze umane. Intervistato dai media, Andrea, uno dei due, ricorda il papà come un uomo «che aveva un amore infinito per quello che faceva e per sua terra. Non lo dico perché sono suo figlio, ma non ho mai conosciuto nessun altro che avesse una dedizione per la sua terra e il lavoro che faceva, nonostante le problematiche che interessano la nostra terra e le condizioni e le persone che gli mettevano i bastoni tra le ruote. Ho tante cose da ricordare di mio padre, – conclude – ma posso dire solo questo: era il mio modello di vita ma non solo per me anche per tante altre persone».
Dal 17 giugno 2015 Sebastiano Tusa annoverava, con grande piacere, tra i suoi innumerevoli impegni, la presidenza dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee. Questa istituzione, riconosciuta da Unesco e CMAS, la confederazione mondiale delle attività sub, riunisce le persone insignite ogni anno del Tridente d’Oro, il “Nobel del Mare”.
Il prestigioso riconoscimento premia annualmente a Ustica, sin dal 1960, – anno in cui vennero insigniti durante la seconda Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, anche Folco Quilici e Walt Disney – tutti coloro che valorizzano nel mondo, in diversi modi, la risorsa “mare”.
Si era allora in un’epoca in cui la scoperta del mondo subacqueo era paragonata alle esplorazioni sulla Luna. Avventure, esperimenti, fallimenti. Per la messa a punto delle prime attrezzature, dei primi test di medicina iperbarica, dei grandi record di apnea profonda, si faceva sponda anche e soprattutto su Ustica.
Sebastiano Tusa era un Tridente d’Oro, sin dal 2005, per le sue favolose ricerche di archeologia marina. Insieme a personaggi come l’esploratore Jacques-Ives Cousteau, gli apneisti Enzo Maiorca e Jacques Majol, l’astronauta e sub Scott Carpenter, l’archeologa Honor Frost .
Proprio dalla Rassegna e dai suoi organizzatori nasce l’Accademia, per un’idea di Lele Pallotta, pioniere della medicina iperbarica, e Lucio Messina, direttore dell’Ente del Turismo che organizzava la Rassegna e, in seguito creatore e primo direttore della Riserva Marina di Ustica, oggi AMP. Tusa era già stato varie volte ospite e relatore a Ustica di interessanti convegni sull’archeologia marina. Nonché promotore del primo percorso di archeologia subacquea vicino Punta Spalmatore. La sua nomina a Presidente dell’Accademia era veramente meritata.
Sebastiano subito dopo il suo insediamento scrive una lettera agli Accademici, nel suo stile franco, dichiarando: “Non vogliamo che l’Accademia diventi un circolo di “combattenti e reduci” che si raccontano le rispettive epopee, Vogliamo che essa diventi, come lo fu, luogo di dibattito delle tematiche attuali e catalizzatrice di interessi attuali e legati al mondo reale della subacquea odierna…”
“…se vogliamo che la storia della subacquea continui anche nel futuro ad intrecciarsi con quella della nostra Accademia, abbiamo la necessità di cambiare e comprendere il nuovo visitando ed esplorando attivamente i campi sterminati che l’odierna subacquea ci propone sconfinando nei vasti domini dell’elettronica, della medicina, della biologia, della documentazione…”
E l’idea di rilanciare e “svecchiare” l’istituzione la stava portando avanti egregiamente.
Tusa stava organizzando già da un mese, insieme all’Accademia e con un gruppo volontario ma entusiasta, la 60^Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, quest’anno concentrata ad Ustica paese, in modo da coinvolgere come in passato abitanti, sub, scienziati ed archeologi in una “festa” collettiva in onore del mare.
Fondi come al solito ristretti ma creatività alle stelle. E lui che, anche da Assessore, lavorava a limare il programma, a generare idee a costo zero, a valorizzare giovani risorse. Il suo ultimo messaggio, che ho ricevuto sabato dal suo telefonino, era proprio in relazione ad una proposta per la Rassegna.
Quell’ “ok Seb” non lo cancello.
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