Il Ministro dell’Energia ucraino, Volodymyr Demchyshyn, rinuncia all’importazione di gas da Mosca, mentre il Capo della compagnia statale energetica ucraina Naftohaz, Andriy Kolobyev, dichiara l’adozione della legislazione UE nel mercato energetico ucraino. Tra Kyiv e Mosca è l’ennesimo conflitto energetico
di Matteo Cazzulani
Varsavia – L’Europa conviene, sia per il gas che per i regolamenti. Questa è la motivazione con la quale l’Ucraina ha dichiarato la cessazione dell’importazione di gas naturale dalla Russia, il Paese dal quale, solo qualche anno fa, Kyiv dipendeva per il 90% del suo fabbisogno.
Come dichiarato durante il forum internazionale di Davos dal Ministro dell’Energia ucraino, Volodymyr Demchyshyn, il prezzo del gas che l’Ucraina importa dalla Germania attraverso i gasdotti della Slovacchia, e presto anche della Polonia, ammonta a 190 Dollari per mille metri cubi: molto di meno rispetto alla bolletta di 212 Dollari per mille metri cubi che il monopolista statale russo del gas Gazprom ha imposto alla compagnia energetica nazionale ucraina Naftohaz.
Nello specifico, Gazprom ha imposto un tariffario molto alto per via della formula “prendi o paga” che impone all’acquirente, l’Ucraina, il pagamento di un tetto massimo di carburante anche in caso di mancata importazione.
Come pronta risposta, il Ministro Demchyshyn ha dichiarato che l’Ucraina incrementerà le tariffe di transito del gas russo attraverso il territorio ucraino, una decisione maturata per due motivazioni strettamente legate all’integrazione europea e alla sicurezza nazionale.
In primis, come dichiarato dal Capo di Naftohaz, Andriy Sobolyev, l’Ucraina, importante Paese per il transito del gas russo diretto in Europa, ha deciso di regolamentare la propria legislazione in materia energetica con quella dell’Unione Europea, che prevede la fissazione di tariffe per il transito del gas in maniera indipendente rispetto al contratto per la compravendita del gas.
Nel contratto tra Gazprom e Naftohaz, invece, i russi concedono un ulteriore sconto sul gas esportato in Ucraina in cambio dell’applicazione da parte di Kyiv di tariffe agevolate per il transito del gas che Mosca esporta in Europa.
In secondo luogo, l’Ucraina, dopo avere dichiarato di rinunciare all’importazione del gas russo in seguito all’annessione armata russa della Crimea e allo scoppio della guerra nel Donbas, ha anche denunciato il contratto con Gazprom come politicamente motivato e pericoloso per la propria sicurezza nazionale.
L’accordo tra Gazprom e Naftohaz per l’acquisto del gas è stato firmato il 19 Gennaio 2009, quando l’allora Premier ucraina, Yulia Tymoshenko, accettò un tariffario progressivo che partiva dall’altissima base di 360 Dollari per mille metri cubi pur di ripristinare il flusso di gas che la Russia aveva precedentemente interrotto per destabilizzare, in Ucraina, il Governo filo europeo della Tymoshenko.
Nel 2010 e 2013, il contratto è stato riformulato, con la Russia che ha concesso uno sconto fino a 268 Dollari per mille metri cubi in cambio del prolungamento della permanenza della Flotta Russa del Mar Nero in Crimea e della fedeltà politica dell’allora Presidente, Viktor Yanukovych, al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.
Per quanto riguarda i rapporti energetici tra Ucraina e Russia, quella attuale non è che l’ennesima guerra del gas tra Kyiv e Mosca dopo le precedenti edizioni del 2006, 2008, e il già ricordato conflitto del 2009, al quale è seguito un confronto nel 2012.
Ad eccezione di quella del 2012, nella quale il Governo ucraino ha diminuito sua sponte la quantità di gas russo importata per abbattere il costo della bolletta, tutte le Guerre del Gas tra Ucraina e Russia hanno visto il medesimo scenario, con Mosca che taglia il gas esportato a Kyiv per destabilizzare il Governo filo europeo, salvo poi ripristinare le relazioni energetiche una volta che la parte Ucraina ha accettato condizioni sempre più onerose.
Anche la Rosneft nel mirino di Poroshenko
Oltre alle misure in ambito di gas presentate dal Ministro Demchyshyn, l’Ucraina sta valutando anche l’imposizione di sanzioni relative al settore del petrolio che, come prevede un disegno di legge registrato in parlamento da deputati di diverse forze della maggioranza filo europea, colpiscono il monopolista statale russo del greggio Rosneft.
In Ucraina, la Rosneft è obiettivo particolarmente sensibile, in quanto possiede il controllo di circa 140 siti energetici in tutto il Paese.
Secondo i firmatari del progetto di legge, i proventi dell’attività della Rosneft in Ucraina, così come quelli di Gazprom, servono a finanziare le azioni militari che hanno portato all’annessione della Crimea alla Russia e alla guerra nel Donbas e nella Oblast di Luhansk.
Se approvate, le sanzioni alla Rosneft si aggiungerebbero a quelle già applicate, il 16 Settembre 2015, a circa 500 entità fisiche e giuridiche russe attive in Ucraina da parte del Presidente ucraino, Petro Poroshenko, che si è detto favorevole ad estendere le sanzioni per un altro anno.
Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro Orientale
@MatteoCazzulani