Duecento tesori visitabili a 1 euro nei weekend di settembre e ottobre. Da quest’anno, poi, il Festival arriva anche ad Agrigento, Messina, Siracusa e Caltanissetta, applaudito dal ministro Franceschini per la sua capacità di valorizzare il patrimonio diffuso sul territorio siciliano
di Gilda Sciortino
La crescita era prevedibile vista la qualità certificata del progetto Le Vie dei Tesori. Insignito anche quest’anno della medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica, l’anno scorso ha chiuso con 215 mila visite in 15 giorni, poco meno del Colosseo, il luogo più frequentato d’Italia.
Non stupisce, quindi, che quest’anno Le Vie dei Tesori facciano tappa anche in altre quattro città siciliane: svelando ad Agrigento 19 luoghi solitamente non visitabili della Valle dei Templi e presentando tesori inediti come gli ipogei che corrono sotto il centro storico della città; aprendo a Caltanissetta, cuore dell’Isola, 14 tra abbazie, dimore storiche e musei nascosti; dando modo di visitare, a Messina, 28 luoghi sopravvissuti al terremoto del 1908, comprese le ville nobiliari e i forti a difesa della città; costruendo e proponendo, a Siracusa, un percorso unico tra i vicoli bianchi di Ortigia, alla ricerca di memorie ebraiche, biblioteche, cortili e un carcere borbonico chiuso da vent’anni. Il tutto, avverrà nei weekend del 15-17 e del 22-24 settembre.
Il prossimo anno, poi, altre città siciliane e tre siti nazionali, da Nord a Sud, arricchiranno l’ennesima sfavillante edizione di questo festival, presentato al Ministero dei Beni culturali a Roma, con un ricco parterre di presenze: il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando; l’assessore comunale alla Cultura, Andrea Cusumano; l’assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana, Carlo Vermiglio; Poste italiane, main partner del progetto; l’amministratore delegato di Viaggi dell’Elefante, Enrico Ducrot; il presidente dell’associazione Le Vie dei Tesori, Laura Anello; il presidente dell’associazione Amici dei Musei siciliani, Bernardo Tortorici.
Duecento in tutto i tesori di interesse artistico, scientifico, storico, naturalistico, molti dei quali inediti, che si apriranno durante questa undicesima edizione, rendendo la città di Palermo ancora più speciale, come ogni anno “presa d’assalto” non solo dai turisti, ma anche dai cittadini palermitani, pronti a stupirsi e restare ammaliati dalle tante bellezze storiche, artistiche e architettoniche che il nostro capoluogo possiede e non sempre mostra come dovrebbe.
«Le Vie dei Tesori ha il merito di valorizzare il patrimonio di bellezze storico artistiche diffuse sul territorio siciliano – dichiara il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini -. Questo festival parte alla vigilia delle tante manifestazioni programmate per “Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018” e sono certo che un’offerta culturale di qualità, come questa, renderà Palermo e la Sicilia ancora più attrattive agli occhi del mondo, mettendole al centro di un progetto turistico più ampio».
Cinque i fine settimana, compresi tra il 29 settembre e il 29 ottobre, durante i quali il Festival renderà fruibili 120 luoghi alle visite (anche per non udenti e non vedenti), mettendo in calendario: un Festival Kids dedicato ai bambini; oltre 110 tour urbani guidati da storici, botanici, urbanisti, accademici; un “I tinerario contemporaneo” che aprirà contestualmente gallerie private e atelier d’artista; una serie di concerti in luoghi non convenzionali, in collaborazione con “Piano City”, progetto pilota del festival che per la prima volta esce dai confini milanesi; un percorso dedicato al cinema con visite sui luoghi della città che sono stati set, dal “Gattopardo” a Ciprì e Maresco; e ancora, incontri e spettacoli teatrali».
«Questo è il risultato dell’impegno di un gruppo di giornalisti e di operatori culturali palermitani – spiega la presidente, Laura Anello –, alcuni dei quali tornati nell’Isola dopo esperienze di studio e di lavoro fuori, decisi a vivere il loro impegno di cittadini in modo attivo e di contribuire a quella messa a sistema del patrimonio culturale, materiale e immateriale, che costituisce un grandissimo valore per la Sicilia. Un piccolo miracolo che si ripete ogni anno. La manifestazione di Palermo, a parte qualche piccolo supporto pubblico, si sostiene con il contributo dei visitatori e con l’intervento di partner e sponsor. Ma l’anno scorso, i dati lo dicono, il Festival a Palermo ha prodotto una ricaduta di ricchezza turistica di oltre due milioni e mezzo di euro».
La Sicilia si mette, dunque, in mostra: a iniziare dal suo capoluogo dove, a ogni nuova edizione, si aggiungono siti che avviano racconti. Quest’anno, spigolando tra 120 luoghi, salta agli occhi un castello normanno dimenticato come l’Uscibene; la grotta miracolosa dell’Acquasanta e la villa nobiliare, tanto amata dallo Zar Nicola I da volerne riprodurre un salotto a San Pietroburgo; il Palazzo delle Poste, vero piccolo “museo futurista” con le tele di Benedetta Cappa Marinetti; la Casina Cinese, debito pagato al gusto per l’esotico del Regno delle Due Sicilie; l’archivio storico con il documento cartaceo più antico d’Europa; le “camere dello scirocco” dove i nobili sfuggivano all’afa; i qanat, cunicoli arabi, le catacombe paleocristiane che corrono nelle viscere della città e l’unico Miqveh, il bagno ebraico; gli oratori serpottiani, veri pizzi e merletti in stucco, oppure le ville nobiliari, ancora con gli arredi originali, che raccontano una Palermo Felicissima al passo con le corti europee. I nove siti entrati a far parte del percorso arabo normanno dell’UNESCO, poi, saranno i protagonisti di una Notte bianca gratuita nell’ultimo weekend di ottobre.
Scorrendo le altre quattro province, l’elenco si allunga a dismisura: dal Carcere Borbonico di Siracusa, dimenticato e chiuso da vent’anni, alle chiese nascoste e i fortini a guardia dell’antica Messina, ai percorsi ipogei e all’appena scoperto Teatro ellenistico nella Valle dei Templi di Agrigento, fino all’azienda dell’amaro Averna di Caltanissetta.
Un tentativo di collaborare in Sicilia a un sistema innovativo e virtuoso di gestione dei beni culturali, quello messo in atto, con un grande apporto tecnologico (un portale unico che mette a sistema i luoghi, una app che consente di smarcare i coupon di ingresso e di “tracciare” le visite dei partecipanti). Un percorso di appropriazione e di riconoscimento da parte dei cittadini, ma anche un grande volano per il turismo. Ne è conferma l’interesse del tour operator “I Viaggi dell’Elefante“, che ha stretto un accordo con gli organizzatori del Festival per realizzare un’attività di incoming turistico sulle città coinvolte.
«Da piccola manifestazione locale, Le Vie dei Tesori è divenuto negli anni un vero e proprio evento culturale di dimensione nazionale – sottolinea il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando -. Un evento che collega luoghi fisici, epoche storiche e soprattutto culture diverse, divenendo uno fra i principali momenti del calendario culturale di Palermo e ora dell’intera Sicilia, grazie anche all’accoglienza che si offre a decine di migliaia di visitatori e turisti, esso stesso motivo e stimolo per migliaia di cittadini a riscoprire le proprie città e i propri territori. Tutto questo è possibile grazie a un infaticabile gruppo di appassionati e innamorati di Palermo e della Sicilia, della cultura e del bello che hanno costruito un’importante sinergia con le istituzioni pubbliche e private, realizzando un risultato di cui tutti siamo allo stesso tempo grati e orgogliosi».
Un’iniziativa cresciuta di anno in anno, raggiungendo oggi quello spessore che la distingue da altre manifestazioni di tal genere.
«Questo sia in termini di pubblico sia di monumenti aperti, così come di riscontro sulla stampa – sostiene Andrea Cusumano, assessore alla Cultura del Comune di Palermo -. L’unico dato finora rimasto invariato era il nome della città: adesso questo modello tutto palermitano di polo museale diffuso viene esportato ad altre sedi siciliane. Palermo parte da qui come capitale della cultura italiana: e immagina, costruisce ed estende modelli culturali vincenti, in una sinergia costante tra pubblico e privato».
«Facendo tesoro dei risultati straordinari ottenuti a Palermo in questi ultimi dieci anni, d’intesa con gli ideatori dell’iniziativa, abbiamo voluto portarlo anche fuori da Palermo– afferma l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Carlo Vermiglio –. Per esempio in realtà come Messina, che sta riscoprendo il proprio potenziale culturale e artistico, e Siracusa, da sempre città d’arte inserita pienamente negli itinerari turistici nazionali e internazionali. È una scommessa che quest’amministrazione, seguendo un preciso indirizzo politico-culturale, intende giocare fino in fondo, investendo sulla bellezza del patrimonio e costruendo un sistema strategico tra istituzioni pubbliche, associazioni e fondazioni per sviluppare modelli di interpretazione e valorizzazione dei beni in maniera condivisa. Puntando, però, anche su un maggiore coinvolgimento del settore privato, in linea con le esigenze della società contemporanea. Le Vie dei Tesori non è solo una manifestazione di alto rilievo culturale, caratterizzata da una comunicazione innovativa ed efficace, ma è un’occasione di sviluppo del territorio e negli anni ha contributo a costruire un senso di appartenenza alla cultura e all’arte come bene comune primario per tutti».
«Un festival che valorizza il territorio con iniziative capaci di coinvolgere il pubblico contribuendo alla circolazione di idee, informazione e sapere – aggiungono i responsabili di Poste Italiane, main partner della manifestazione -. Il taglio divulgativo e inclusivo lo rende particolarmente affine ai valori di Poste Italiane, azienda che, da oltre 150 anni, è presente su tutto il territorio nazionale svolgendo un ruolo di primo piano per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. Una delle tappe, tra l’altro, riguarderà il Palazzo delle Poste di Palermo, definito dagli storici dell’arte “un piccolo museo futurista”. Progettato da Angiolo Mazzoni, architetto e ingegnere dell’allora Ministero delle Comunicazioni e inaugurato il 28 ottobre del 1934, l’edificio è un magnifico esempio di architettura negli interni e negli arredi, tra cui cinque grandi tele di Benedetta Cappa, moglie di Tommaso Marinetti».
Che il turismo culturale sia la risorsa primaria del nostro Paese, lo dimostrano tante cose.
«Come i recenti report – interviene l’amministratore delegato de “I Viaggi dell’Elefante”, Enrico Ducrot -. Cultura, natura, artigianato sono un immenso patrimonio concentrato in un territorio relativamente piccolo. Le Vie dei Tesori ha come obiettivo non solo quello di valorizzare e far scoprire monumenti non facilmente accessibili, ma anche di aprire luoghi di alto valore esperienziale in diverse città. Contemporaneamente. L’alleanza con “I Viaggi dell’Elefante” ha per scopo la programmazione e la vendita di itinerari in Sicilia di alto valore culturale, sia per il mercato nazionale sia per quello internazionale. Il mio legame familiare con la Sicilia, e particolarmente con Palermo, ha ulteriormente rafforzato questo coinvolgimento».
«Siamo partiti aprendo luoghi inediti e di solito chiusi – dice in conclusione Bernardo Tortorici, presidente dell’associazione “Amici dei Musei siciliani”, partner de “Le Vie dei Tesori” –. Adesso anche grandi istituzionali museali e culturali della Sicilia partecipano a questa grande festa, consapevoli della crescita esponenziale dei visitatori e del grande effetto promozionale. “Le Vie dei Tesori” non apre e basta. Apre e racconta. Le visite guidate sono il valore aggiunto della manifestazione, quelle che possono trasformare anche un rudere in un luogo imperdibile, se custodisce una bella storia. Per questo, voglio ringraziare i nostri volontari che, con enorme fatica, accoglieranno i fiumi di visitatori, coadiuvati dagli oltre 600 ragazzi delle scuole siciliane, formati in percorsi di alternanza scuola-lavoro”. A supporto dell’accoglienza, quest’anno, ci saranno anche trenta “minori stranieri non accompagnati”, giovani migranti arrivati in Italia sui barconi, oggi ospiti delle comunità, che hanno imparato l’italiano e hanno accettato con entusiasmo di partecipare all’iniziativa».
Il Festival collega cinquanta tra istituzioni e associazioni siciliane, tra cui i Comuni, le Soprintendenze, le Diocesi, le Università, la Fondazione Unesco Sicilia. Tutti mettono a disposizione i loro beni (in gran parte di solito chiusi) per aprirli alle visite guidate e agli eventi.
Per accedere si può acquistare un coupon da 10 euro che “vale” 10 visite, uno da 5 euro che consente di farne 4 oppure un coupon da 2 euro per la visita singola. Non sono personali e possono essere utilizzati da gruppi e familiari. Questa unicesima edizone, poi, introduce una card che consente di visitare tutti i luoghi in Sicilia e che sarà promossa sui treni siciliani, grazie a un accordo con Trenitalia che riserva uno sconto a chi decide di viaggiare tra il 12 settembre e il 29 ottobre alla volta di Palermo, Messina e Siracusa. Per qualunque altra informazione, visitare il sito www.leviedeitesori.com.
I luoghi da visitare sono molti. Ecco un programma di ventotto siti particolari da scoprire (a Palermo, Agrigento, Siracusa, Caltanissetta e Messina) suggerito dagli organizzatori per Le Vie Dei Tesori 2017. Questa è solo una selezione tra i numerosissimi luoghi da visitare.
A PALERMO
ARCHIVIO DI STATO – CATENA Qui si conserva il documento cartaceo più antico d’Europa, una lettera in greco e arabo, scritta nel 1109 da Adelasia del Vasto, terza moglie del re normanno Ruggero I.
ARCHIVIO STORICO COMUNALE Settemila metri di scaffalature lignee cariche di carte e volumi manoscritti: e sette secoli di memoria della città. Dal registro di gabelle regie di epoca angioina al Fondo Ricordi patrii, raccolta di cimeli risorgimentali tra i quali lettere autografe di Garibaldi, Umberto I e Crispi.
CATACOMBE DI SAN MICHELE ARCANGELO Nel complesso della biblioteca comunale di Casa Professa un complesso sotterraneo la cui funzione originaria era di luogo di sepoltura, con cappelle, nicchie e tombe ancora visibili.
CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ Un piccolo edificio accanto al Castello della Zisa, a navata unica, una cupola simile a quella di San Giovanni degli Eremiti. Potrebbe essere la parte più antica dello splendido complesso regio arabo-normanno della Zisa.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL PILIERE La sua fama è legata alla presenza di un pozzo scoperto nel 1539 in cui venne trovata una statua lignea della Madonna col bambino in braccio. Divenuta oggetto di devozione, la statuina venne posta sopra a una piccola colonna di marmo (piliere, cioè pilastro).
CHIESA INFERIORE DELLA CAPPELLA PALATINA Non sono in tanti a conoscere l’esistenza della chiesa di Santa Maria delle Grazie, che più che una cripta, è proprio una chiesa inferiore che vive al di sotto della maestosa e straordinaria Cappella Palatina.
CRIPTA DELLE REPENTITE Nel convento di cui faceva parte la cripta vivevano le ex prostitute convertite alla vita monastica e mantenute dalle cortigiane in servizio attraverso un’imposta pagata al Senato palermitano, una sorta di “porno-tax” ante litteram.
CRIPTA LANZA A SAN MAMILIANO Avvolta nel mistero, forse nasconde la cripta preziosa dei nobili Lanza, con la tomba di Laura Lanza, la baronessa di Carini. La cripta, scomparsa per secoli, è stata ritrovata per caso vent’anni fa durante lavori di pulizia. Ci sono quattro tombe: in una è sepolto Blasco Lanza, il nonno di Laura; nell’altra la seconda moglie del padre, Castellana Centelles; nella terza probabilmente il padre Cesare Lanza, l’uomo che la uccise. Sul quarto sarcofago, anonimo, giace la scultura di una giovane donna….
EX OSPEDALE FATEBENEFRATELLI Lunga 43 metri e larga 8, con un suggestivo soffitto a cassettoni di legno policromo con motivi floreali, con dipinti di Pietro Novelli, un tempo ospitava i pazienti ricoverati. Oggi è l’aula magna del liceo Croce.
MIQVEH Piazza Ss. Quaranta Martiri al Casalotto. Nel cuore del vecchio quartiere ebraico ormai in gran parte scomparso è sopravvissuto il Miqveh, utilizzato dalle donne per i rituali di purificazione dopo le gravidanze e il ciclo mestruale.
MUSEO TUTONE L’uso di mescolare l’acqua con l’anice affonda le radici agli arabi, ma l’antica ricetta del distillato “anice unico” è un segreto custodito in cassaforte da sette generazioni della famiglia Tutone. Una visita al Museo, nel cuore di Palazzo Ajutamicristo, è un viaggio nella storia della bevanda.
MUSEO MORETTINO Teche che custodiscono macinini e tostacaffè, macchine per espresso e dipinti naif per raccontare la storia di una bevanda che è inscritta nel dna del siciliano doc. Il museo del Caffè Morettino è una vasta collezione privata di 1000 strumenti per la lavorazione del caffè provenienti da tutte le parti del mondo e risalenti a epoche diverse.
PALAZZO PETYX Oggi sede della Banca popolare Sant’Angelo, fu progettato dall’architetto torinese Nicolai nel 1906 per conto dei Dagnino, storica famiglia di pasticceri palermitani. Meravigliose vetrate piombate, pavimenti di pregiata ceramica, stucchi rococò, suggestioni veneziane.
SALA DEL CALENDARIO DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO Sembra di essere dentro le pagine de “Il nome della Rosa”. Un’intera parete è decorata con un Calendario liturgico realizzato da un frate nel Settecento: una sequenza di numeri, lettere e simboli da decifrare che consente di stabilire la data della Pasqua dal 1700 fino al 2192.
PALAZZO DELLE POSTE Un piccolo ma interessantissimo museo futurista. Nelle proprie sale, di solito chiuse al pubblico, accoglie cinque capolavori di Benedetta Cappa, moglie di Tommaso Marinetti, che pochi anni fa volarono al Guggenheim Museum di New York.
CHIESA DELLA PINTA Apre, dopo un lungo restauro, la chiesa di Santa Maria dell’Itria, detta La Pinta, tra San Giovanni degli Eremiti e Palazzo Reale. Prende il nome di una chiesetta preesistente di epoca bizantina dove nel 1562 fu recitata “La creazione del mondo” del monaco Teofilo Folengo, chiamato L’Atto della Pinta, prima rappresentazione sacra in Sicilia. La chiesetta nel 1648 fu abbattuta per fare posto a due bastioni a difesa del Palazzo Reale e l’Arciconfraternita della Pinta si spostò nel 1662 in questa nuova sede. L’interno è un trionfo di stucchi del Serpotta.
CASA MUSEO DEL COSTUME TEATRALE E’ la prima esposizione storica del costume teatrale nel sud Italia, che nasce da un’antica tradizione di famiglia, nella dependance del Castello della Favara. Tra stoffe e figurini, decori raffinati e foto di star dello spettacolo, è un viaggio nei back-stage teatrali, ma nel contempo l’esempio di un impegno concreto nel cuore del quartiere difficile di Brancaccio.
PALAZZINA DEI QUATTRO PIZZI ALL’ARENELLA (CASA FLORIO) Un’antica tonnara acquistata da Vincenzo Florio, e trasformata in vilal nella borgata dell’Arenella. Ai “Quattro Pizzi”, giunsero lo zar di Russia Nicola I e la zarina Alessandra: talmente affascinati da volere riprodurre una sala identica al salottino liberty delal torre dei Quattro Pizzi nella loro residenza imperiale di San Pietroburgo che chiamarono “Rinella”. E’ ancora lì.
VILLA LANTERNA GRAVINA Nel 1774 il monastero di San Martino delle Scale cedette la chiesa con i terreni circostanti al barone Mariano Lanterna, che edificò una graziosa casina di villeggiatura. Nel 1871 i fratelli sacerdoti Pandolfo, acquistati dagli eredi la chiesa, la sorgente e l’area circostante vi impiantarono uno stabilimento di bagni minerali.
VILLA POTTINO E‘ l’ultimo scampolo di Liberty, sfuggita al “sacco di Palermo” degli anni ‘60. Villa Baucina-Pottino nacque nel 1915 su disegno dell’architetto Armò come abitazione dei Principi di Baucina, poi acquistata dal Marchese Pottino di Irosa. La villa, dalla facciata neorinascimentale, si sviluppa su quattro piani, e un parco con esemplari di Ficus microcarpa e macrophylla. Nel ’73 esplose nei pressi un ordigno – si parlò della mafia dei costruttori – ma provocò soltanto la rottura di qualche vetro.
GROTTA DELL’ACQUASANTA Luogo sacro, da alcuni ritenuto miracoloso, contenitore naturale di una sorgiva dalle certificate qualità terapeutiche, diede i l nome all’intera borgata. La grotta della Madonna dell’Acquasanta custodiva un tempo un affresco della Vergine, ritrovato nell’anno 1022 e venerato anche al tempo dei Saraceni, come ricostruisce il Mongitore. Viene chiamata la “Lourdes della Sicilia”.
SETTE LUOGHI DA SCOPRIRE NELLE PROVINCE SICILIANE
AGRIGENTO. Giardino Botanico Settantamila metri quadrati di verde incastonati nel cuore della Valle dei Templi, a poche decine di metri dalla linea delle fortificazioni dell’antica Akragas e del Parco archeologico. Oltre ventimila piante riferibili a oltre trecento culture ed essenze diverse, espressione tipica della vegetazione mediterranea.
AGRIGENTO. IPOGEO TEATRO PIRANDELLO oppure Ipogeo dell’Acqua Amara Fa parte del complesso sistema di ipogei che corre sotto il centro storico di Agrigento, costruito per approvvigionare la città di acqua. Questo ipogeo, detto dell’ “acqua amara” dovuto al letto argilloso del cunicolo) consente di addentrarsi nelle viscere della città. Si dirama dal Teatro Pirandello fino alle pendici della Cattedrale di San Gerlando e di Santa Maria dei Greci. Un altro ipogeo, Vescovado, correva con continuità dalle alture verso l’area anticamente abitata.
SIRACUSA. CARCERE BORBONICO Riapre, dopo una chiusura di anni, il carcere ottocentesco voluto dai Borbone, con le celle, i corridoi, gli atri. Che fu anche una delle prime prigioni italiane a sperimentare una vera e propria rivoluzione nel sistema penitenziario, che partiva innanzi tutto dal concetto di rieducazione. Secondo questa teoria, i Borbone sarebbero stati fedeli agli insegnamenti del Vangelo e non avrebbero ignorato i venti dell’Illuminismo che soffiavano dalla Francia…
SIRACUSA. MIQVEH L’insediamento della comunità ebraica a Siracusa risale al III secolo e termina nel 1492, anno della sua espulsione. Nel quartiere ebraico erano anche i bagni rituali – miqveh – riservati alla purificazione. Per le donne, il bagno rituale era obbligatorio dopo il ciclo mestruale o dopo il parto, altrimenti non sarebbe stato possibile tornare a generare, ma anche per gli uomini esistevano delle prescrizioni che imponevano l’immersione. In acque di sorgente o di fiume, mai stagnanti…
CALTANISSETTA. Museo Aziendale Averna Nel 1868 un commerciante di tessuti riuscì ad entrare nelle grazie dei Cappuccini che officiavano nella vicina Abbazia di Santo Spirito. Furono loro a consegnargli la ricetta segreta di un infuso di erbe. L’elisir fu convertito in prodotto industriale su larga scala e ottenne da Vittorio Emanuele III, nel 1912, il “Brevetto della Real Casa”.
MESSINA. CHIESA DI S.MARIA DI GESÙ SUPERIORE –IL RITIRO È il luogo del mistero, il luogo su cui da secoli si affannano in tanti, tutti alla ricerca della tomba di Antonello da Messina. Secondo un autorevole filone di studi, il pittore quattrocentesco è sepolto nella cripta del convento interrata sotto il piano di calpestio dell’attuale chiesa-convento sorto nel 1166.
MESSINA. MUSEO REGIONALE INTERDISCIPLINARE Due Caravaggio e due Antonello: non sono in tanti i musei che possono vantarli nella loro collezione. Tra questi c’è il Museo Regionale di Messina che da pochi mesi ha restituito al pubblico un sito completo e all’avanguardia, inserito in un parco museale di oltre 17mila mq che ospita i reperti estratti dalle macerie del terremoto del 1908.
In copertina, la Casina Cinese di Palermo. Foto di Igor Petyx.