di Giovanni Rosciglione
Da qualche giorno è terminato il montaggio delle cabine sulla spiaggia di Mondello. Ancora una volta riparte la stagione balneare dei palermitani. Anche per me il primo mare fu Mondello. La spiaggia. Il Lido.
Ricordo – piccolissimo – anni 45/46 nell’immediato dopoguerra che da Piazza Politeama partivano dei camion militari, attrezzati con panche di legno e usati come primi mezzi di trasporto pubblico per la spiaggia.
Ho ancora scolpito nella memoria il giovane in canottiera che, da dentro il camion, mi sollevò dai polsi e, volando, mi fece atterrare all’interno.
Scomodi, ma – ne ho la certezza – con allegria e ottimismo. Ricordo pure la perdita di una ruota posteriore della vecchia Balilla di mio padre mentre attraversavamo la Favorita. Non doveva essere, la ruota, l’unica parte sfasciata di quell’auto, perché non sentii più parlare di automobile in famiglia.
Ancora, alla fine della salita di Pallavicino, scendere da un tram con tutti i passeggeri: la cremagliera si era rotta per lo sforzo della salita. La cremagliera. Altro che Bombardier.
Poi – sarà il 1949/50 – affittammo la prima (e unica) cabina insieme a cugini e amici intimi.
Unica: era il numero 66 e non la cambiammo mai. Credo fosse la zona “lusso” esattamente all’altezza dello splendido villino Liberty che allora come ora ospita il Commissariato di Mondello.
Restò la nostra “capanna” – come sono chiamate le cabine balneari dai noi palermitani – sino all’inizio degli anni ‘80. Il mare era cristallino, pulito: vedevi le sogliole, le aiole, le trigliette. Da giugno sino a quegli ottobri tropicali, che solo la scuola ti obbligava ad abbandonare, si viveva lì.
Si giocava, la pista. Vi ricordate la pista sulla sabbia fatta con le natiche di uno di noi e le palline da lanciare a “zicchetttoni”? Si mangiava, si faceva il bagno. Più grandi, il bagno di notte, le stelle di San Lorenzo, gli strusci alla “Sirenetta” dove giravano i primi bikini.
E poi c’era lo sport. Lo sport sulla sabbia dei già citati tamburelli, delle partite di calcio in cui la sabbia ti stroncava i polpacci e, se cadevi, la ingoiavi senza pietà o ti accecava prima di raggiungere la “fontanella”. E lo sport dei campetti che costeggiavano il viale: piccoli lotti di prezioso terreno non ancora edificabilizzati, che ospitavano tornei epici e defatiganti, consolati solo dal profumo di mentastro calpestato dagli atleti. E alla fine il tuffo, la doccia e, se possibile, quattro chiacchere.
Un pensiero poi al leggendario campo di Pallavolo dove regnava Nino Santamarina. Fabio Rocca ed Elena Cicero colsero allori nazionali dalle loro partecipazioni. Un grido ancora ancora alle nostre orecchie: “Alé alé Montpellier!” per quella squadra francese fedele a quei tornei, ma soprattutto per quelle ragazze francesi in calzoncini corti.
C’erano i parenti, i compagni di scuola, i conoscenti.
E lì sono nate amicizie che ancora mantengo. Il primi flirt, troppo spesso casti e stagionali. Anche matrimoni, ho visto e che hanno durato!
Ma come terminare senza dire nulla della Capanna: la Reggia della stagione balneare.
Si assisteva al montaggio della casetta e del terrazzino. Ci si assicurava che fossero assegnate le tende. Nuove e con una stoffa elegante. Si prendeva pure in consegna dal “bagnino” l’arredamento base: uno specchio, due sedie a sdraio e uno sgabellino pieghevole di tela.
Il “terrazzino” doveva sempre essere pulito. Poi si completava con gli appendi panni, due o tre armadietti con chiave, altre sedie e poltroncine. E, immancabili, i due ombrelloni nuovi che si compravano rigorosamente da Bolaffi a Piazzetta Marchese d’Arezzo, al Cassero.
Chi ha frequentato Mondello in quegli anni, probabilmente si ritroverà in queste mie semplici parole di ricordo, accompagnate da qualche piccola foto di famiglia in bianco e nero
Nessuna nostalgia: quella che è irripetibile è la forza della gioventù e il piacere di scoprire il mondo e suoi abitanti. Ma il mito di Mondello non è tramontato.
Hanno fatto abusi edilizi giganteschi e impuniti (basta leggere – come a me è capitato di fare – i nomi dei vari passaggi di proprietà per capire), i nuovi “villini” fanno sfregio alle villette liberty sopravvissute. Spiaggia e capanne sono un’altra cosa. Dalla folla brulicante si levano afrori soffocanti e il ridotto abbigliamento degli utenti rivela la nuova letteratura del tatuaggio. E si capisce perché la nostra squadra di calcio sia finita nelle mani di Baccaglini.
Ma Mondello è sempre lì: basta una giornata di sole, un mare piatto, una barca che solca le acque, da un lato il Pellegrino e dall’altro Capo Gallo: tu passi e resti incantato.
E pensare che c’è chi rimpiange Capalbio.