
Spieghiamo con parole semplici perché l’operazione dei dazi di Trump è una catastrofe di proporzioni gigantesche
di Gabriele Bonafede
Trump aveva annunciato i dazi sulle importazioni ripetutamente e per molti mesi, già durante la campagna elettorale. Ha reiterato l’annuncio più volte da quando si è insediato alla Casa Bianca lo scorso gennaio. A giudicare dai movimenti del mercato finanziario non era stato preso sul serio, nemmeno dopo aver annunciato altre stranezze come la volontà di annettere il Canada o la Groenlandia.
Una catastrofe annunciata
L’annuncio ufficiale di mercoledì 2 aprile è infine arrivato con modalità ancora più sconcertanti del previsto.

Non solo si tratta di dazi più elevati del previsto, ma per giunta sono maggiori per i paesi che forniscono gli Stati Uniti di beni intermedi essenziali per l’economia americana, come la Cina o il Vietnam. Sono più alti anche per l’industria automobilistica e alcune materie prime legate a tutta l’industria americana, e quindi maggiormente nocivi all’economia degli Stati Uniti.
Va anche detto che nel 2024 l’economia americana andava a tutto gas, tanto da produrre i primi segni sintomatici di overheating, come l’aumento sia pure moderato dell’inflazione.
A inizio 2025 l’economia americana era insomma come un’automobile lanciata in autostrada a 120 kmh. L’amministrazione-Trump ha dichiarato di imporre dazi per “favorire l’economia americana”.
I dazi di Trump sono come innestare la retromarcia ad alta velocità
Cercare di favorire un’economia sviluppata, per giunta che corre a pieno regime, imponendo o alzando pesantemente i dazi sulle importazioni, è come cercare di accelerare un’automobile da 120 a 150kmh innestando la marcia indietro. Se ti va bene, riesci solo a rompere il motore.
I primi segni di rottura del motore dell’economia americana li abbiamo visti da subito. Nei due giorni che hanno seguito l’annuncio le borse americane hanno bruciato qualcosa come diecimila miliardi di dollari in termini di valore azionario. I maggiori indici di borsa americani hanno perso dall’8 al 10% in soli due giorni. Si tratta solo dell’inizio di una catastrofe annunciata.
Come andranno le borse la prossima settimana?
Molti si chiedono se l’andamento al ribasso si fermerà o continuerà. Per rispondere a questa domanda ci sono due elementi da considerare, uno nel brevissimo termine e uno nel breve-medio termine.
Nel brevissimo termine è fondamentale controllare gli indici Future. Un andamento fortemente negativo dei Future sulle borse americane, e d’altronde anche su quelle europee, indica che alla prossima apertura di lunedì 7 aprile il Dow Jones dovrebbe cedere altri 2000 punti, o un valore intorno al 6% come indicano i Future (al momento chiusi tra il -5% e il -6%). L’unico Future che appare con un ribasso modesto è quello delle Small Cap, che però hanno pagato dazio – è il caso di dirlo – in maniera ancora più grave degli altri anche prima delle catastrofiche giornate di giovedì 3 e venerdì 4 aprile.
Difficilmente un ulteriore ribasso di grosse proporzioni come il 5 o 6% non scatenerà ulteriore paura se non panico. Tuttavia, questo dato da solo può ancora far sperare che nell’arco della prossima settimana ci possa essere se non una ripresa delle borse, per lo meno una stabilizzazione. Ma, purtroppo, il recente crollo delle borse non riguarda solo lo shock iniziale all’annuncio di una politica commerciale autolesionista. La struttura stessa e la policy che sta dietro ai dazi di Trump è infatti molto più pervasiva e implica ben maggiori assestamenti e impatti.
Il crollo delle borse fino ad oggi è solo un primo assestamento
Il crollo delle borse nella seconda parte della scorsa settimana è dovuto in buona parte a un’iniziale rivalutazione al ribasso del valore implicito di ogni impresa americana. Le imprese americane dovranno infatti affrontare maggiori costi a causa delle tariffe e dovranno aumentare i prezzi per avere ricavo, ma a costo di ridurre vendite e profitti. Il valore delle azioni è essenzialmente basato sulla capacità delle imprese a generare profitti.
Una volta che i profitti scendono, o ci si accorge che scenderanno, il valore delle azioni diminuisce. Questo primo assestamento è dunque una correzione sulle valutazioni reali delle imprese dei listini americani e di tutto il mondo che inevitabilmente affronteranno un periodo in cui avranno minori profitti o maggiori perdite.
Probabili effetti a catena
Ma gli effetti sul valore intrinseco delle azioni non finiscono qui. Minori profitti e prezzi più alti causeranno un effetto a catena. Le imprese licenzieranno grandi quantità di impiegati e operai o dovranno pagarli di meno. I prezzi più alti e più persone disoccupate porteranno a una contrazione dei consumi che produrrà ulteriori riduzioni dei profitti e nuovi licenziamenti.
Lo shock delle tariffe sarà tanto più grande quanto più intenso ed esteso. E il piano di Trump è mostruosamente esteso a tutto il mondo con una intensità e una gravità semplicemente senza precedenti nella storia economica degli Stati Uniti degli ultimi ottant’anni e oltre.
Catastrofe annunciata: dall’economia reale a quella finanziaria, e ritorno
Tutta questa catastrofe annunciata riguarda solo l’economia reale. Per quanto riguarda l’economia finanziaria gli effetti saranno quelli di mettere il sistema finanziario in grande difficoltà perché finanzia l’economia reale. Molte più banche avranno bilanci meno positivi o negativi perché dovranno affrontare una situazione nella quale le imprese sono meno produttive e possono concedere meno prestiti.
Anche nell’improbabile caso che i mercati finanziari non entrino in una fase di panico, la contrazione del settore finanziario avrà ulteriori effetti recessivi. In caso di panico nei mercati finanziari, cosa ormai probabile, non si tratterà solo di catastrofe ma di un quadro apocalittico simile a quello della grande depressione degli anni ’30 del secolo scorso. Che fu generata proprio dai dazi decisi dal governo americano nel 1930 quale sbagliato tentativo di ristabilizzare l’economia degli Stati Uniti dopo il crash di Wall Street del 1929.
Spieghiamo in termini più semplici
Spieghiamo in termini ancora più semplici cosa è successo la scorsa settimana in borsa e cosa succederà nel prossimo futuro. Così da rendere chiaro lo stato delle cose per chi conosce poco la macroeconomia.
Una persona decide di comprare una Ferrari. Si informa su internet sul prezzo, poi chiama il concessionario, che gli dice che la sua Ferrari è disponibile. Il prezzo è un milione di euro.
Il compratore va in concessionaria e il venditore dice che le Ferrari non ci sono più. A causa delle nuove tariffe si è potuto rifornire di buone macchine, ma non Ferrari. Può dargli solo una bellissima ammiraglia della Mercedes. Il compratore la compra. Ma al prezzo giusto ossia di 160 mila euro.
Perché l’operazione dei dazi di Trump è una catastrofe di proporzioni gigantesche
Spiego ulteriormente per chi non abbia ancora capito. Con i dazi, le imprese quotate in borsa valgono al momento (e per molti mesi a venire, se non anni) molto meno di quanto valevano prima dell’introduzione dei dazi. Sic et simpliciter. In termini più adatti al linguaggio da economisti: l’operazione dei dazi ha bruciato valore non per speculazione ma nella realtà dei fatti.
Ciò implica una rivalutazione al ribasso non solo dell’economia reale degli Stati Uniti, ma anche dell’economia mondiale e delle prospettive economiche per tutto il periodo della presidenza-Trump. Per questo è una catastrofe di proporzioni gigantesche.
Ci sono delle azioni di politica economica che possono mitigare la catastrofe. Ma di questo ne parlerò in un altro articolo.
Credits foto di copertina: foto di Jon Tyson su Unsplash.