Al Teatro Massimo una grande rappresentazione dell’opera che ha lanciato Rossini più di due secoli fa. Un successo incontestabile grazie a un cast spettacolare con il soprano georgiano Nino Machaidze
di Gabriele Bonafede
È il 4 ottobre del 1815. Al San Carlo di Napoli debutta il giovanissimo astro nascente della musica italiana: Gioachino Rossini con Elisabetta, regina d’Inghilterra. Napoleone è stato definitivamente sconfitto quattro mesi prima da un condottiero britannico: Sir Arthur Wellesley, primo duca di Wellington. A Napoli sono tornati i Borboni ancora prima della sconfitta di Napoleone a Waterloo, già da maggio, dopo la rotta di Gioacchino Murat a Tolentino di fronte agli austriaci guidati dal furbissimo e capace Federico Vincenzo Ferreri Bianchi.
Mentre la futura moglie di Rossini, il grande soprano spagnolo Isabella Colbran, si prepara ad entrare in scena, Murat vive gli ultimi giorni della sua vita vaneggiando di riconquistare il Regno di Napoli. Ma proprio in quei giorni avviene la consacrazione, esattamente a Napoli, di un altro Napoleone: il “Napoleone della Musica” Gioachino Rossini.
Rossini: il Napoleone della Musica
Come Napoleone Bonaparte, Gioachino Rossini è molto precoce ad arrivare al successo. Ha solo 23 anni e ha già sbancato a Venezia e a Milano. Ma il San Carlo di Napoli è il palcoscenico maggiore in Italia. Aveva ricevuto l’incarico proprio dal governo napoleonico di Gioacchino Murat, ancora in sella pochi mesi prima. L’incarico è confermato dal re borbonico Ferdinando restaurato a Napoli e senza dubbio la sua Elisabetta, regina d’Inghilterra è un’opera che celebra la restaurazione. Rossini lo deve fare, perché ha ricevuto una classica “offerta che non si può rifiutare”.
Ma attenzione, Rossini è un genio. A torto è stato considerato da alcuni contrario al Risorgimento. Tutt’altro, le note della terrificante polizia papalina lo dipingono come un sovversivo. Suo padre era giacobino e, secondo alcuni storici, il futuro Napoleone della Musica accoglie con speranza il proclama di Rimini di Murat che chiama all’unità d’Italia.
Ecco che Elisabetta, regina d’Inghilterra è sì un’opera adatta a quel preciso momento storico e personale nella carriera di Rossini, ma ha molti aspetti che fanno intuire un “gioco delle parti” che omaggia la figura di un condottiero ancora popolare a Napoli come Murat più di quanto sia un omaggio per una regina della Restaurazione.
Certo, il riferimento potrebbe essere a Wellington o Bianchi agli occhi delle teste coronate. Ma così è se vi pare: ognun in cuor suo ne vede il condottiero che preferisce e molti napoletani certamente preferiscono Murat.
Probabilmente anche l’autore, giacché l’opera stessa chiede clemenza per il condottiero caduto in disgrazia che è imparentato con il nemico. E Murat era certamente imparentato con Napoleone.
Elisabetta, regina d’Inghilterra: il successo in crescendo
È un capolavoro di equilibrio musicale e politico straordinariamente riuscito. È un successo per Rossini, la Colbran e tutta la compagnia, contrariamente alle prime andate storte per Rossini a Milano e Venezia, prima di ottenere il giusto riconoscimento. Rossini aspetta infatti la terza replica di trionfate tripudio prima di scrivere alla madre che sì, è un successo straordinario.
D’altronde, in Elisabetta, regina d’Inghilterra ci sono tutti i semi piantati per i futuri capolavori di Rossini, a cominciare dal più conosciuto, l’anno successivo: Il Barbiere di Siviglia. Per Elisabetta, regina d’Inghilterra Rossini riprende l’ouverture composta originariamente per l’opera seria Aureliano in Palmira.
Un’ouverture che diventerà ancora più famosa proprio con Il barbiere di Siviglia. In Elisabetta, regina d’Inghilterra, Rossini trova ispirazione ancora più chiara per il suo celeberrimo crescendo, per il recitato accompagnato dalla musica, per la cavatina che accende il virtuosismo vocale. Consacra il gusto rossiniano per i duetti con forti tenori e quelli da soprano coinvolgenti. Insomma, quest’opera è in nuce tutto il capolavoro futuro e il crescendo della carriera di Rossini.
Rossini conquista Roma e la scena del futuro
Nondimeno, quest’opera permette a Rossini di consolidare la sua recente nomina a direttore del Teatro San Carlo e persino di esportare la sua arte a Roma, dove è potenzialmente ricercato dalla polizia. E, come Napoleone, conquista ben presto Roma, da nemico.
Come Napoleone dirige un’”armata” musicale che appare prima con l’”avanguardia” del Torvaldo e Dorliska e due mesi dopo con il meglio: Il Barbiere di Siviglia. A soli ventitré anni è un generale della musica che dirige perfettamente movimenti e impulso, coordinamento, avanzate in crescendo per conquistare i cuori del pubblico.
Elisabetta, regina d’Inghilterra oggi
Torniamo all’oggi. Dopo due secoli l’opera che lo ha lanciato, appunto “Elisabetta, regina d’Inghilterra” torna in voga. In realtà rimane per lungo tempo messa in secondo piano dai suoi capolavori successivi. Si deve aspettare la metà del secolo XX perché torni in scena ed è poi un grande spolvero per un altro soprano spagnolo negli anni ’70, attraverso la regale voce di Montserrat Caballé. Da allora e sempre di più “Elisabetta regina d’Inghilterra” trova nuovo spazio, fino ai giorni nostri.
Vedere Elisabetta regina d’Inghilterra, gustarla, nell’ottobre 2024 al Teatro Massimo di Palermo, dove non era in scena da decenni, è un’esperienza coinvolgente. Soprattutto se cantata da interpreti che ne certificano un’ulteriore conferma e una regia di Davide Livermore che promette e mantiene effetti speciali.
Ma anche per capire come un’opera che deve gran parte del suo successo a un particolare momento storico e musicale sia valida ancora oggi, nei tempi contraddittori di oggi, dopo altre regine britanniche di grande fama come la regina Vittoria e la seconda Elisabetta, in una parabola epocale che suscita interesse. La regia e la scenografia hanno evidentemente lavorato molto su questo, esaltando l’attualizzazione dell’esperienza rossiniana.
Elisabetta, regina d’Inghilterra al Teatro Massimo di Palermo
La rappresentazione del Teatro Massimo di Palermo non delude. Tutt’altro: prima intriga, poi stupisce e infine trionfa. Innanzitutto c’è una regina che, se possibile, risulta ancora più regale della Caballé, e cioè la famosissima georgiana Nino Machaidze. La Machaidze unisce bellezza scenica e vocale portando ulteriore successo al grande Rossini.
Celebra tutte le sottigliezze e dettagli di uno dei personaggi più complessi dell’opera rossiniana e in simbiosi con l’allestimento. Il soprano che impersona Matilde, Salome Jicia pure lei georgiana, delizia con una stupenda performance. E ciò accade in un giorno importante per la Georgia: elezioni che ne decideranno il futuro si tengono infatti nelle stesse ore nel paese del Caucaso. Ambedue raccolgono applausi immediati.
Eccellenti i due tenori: Enea Scala (ragusano) e Ruzil Gatin (tataro). Enea Scala cavalca e stupisce come un Gioacchino Murat: arremba, traduce in vittoria le direttive del Napoleone della Musica. Gatin affronta di petto, cavalca da tataro anche lui e convince lanciando dal suo arco vocale: parimenti applausi a scena aperta.
Straordinari il mezzosoprano Rosa Bove (salernitana) e il tenore Francesco Lucii (toscano). Il pubblico palermitano applaude persuaso nel corso della rappresentazione e poi si lancia in un tripudio nel finale.
Il Napoleone della Musica vince ancora. E il merito va anche ai suoi marescialli di oggi, due secoli e più da quel 4 ottobre 1815.
Elisabetta, regina d’Inghilterra
Dal 22 al 29 ottobre 2024. Sala Grande, Teatro Massimo
Dramma per musica in due atti di Gioachino Rossini
Libretto di Giovanni Schmidt
Direttore Antonino Fogliani
Regia Davide Livermore
Assistente alla regia Sax Nicosia
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
Costumista collaboratrice Anna Verde
Luci Nicolas Bovey
Videodesign D-Wok
Assistente direttore musicale Nicola Pascoli
Coro e Orchestra del Teatro Massimo di Palermo
Maestro del Coro Salvatore Punturo
Allestimento del Rossini Opera Festival e del Teatro Massimo di Palermo
Personaggi e interpreti
Elisabetta Nino Machaidze (22, 25, 27, 29) / Aya Wakizono (24, 26)
Leicester Enea Scala (22, 25, 27, 29) / Mert Süngü (24, 26)
Norfolc Ruzil Gatin (22, 25, 27, 29) / Alasdair Kent (24, 26)
Matilde Salome Jicia (22, 25, 27, 29) / Veronica Marini (24, 26)
Enrico Rosa Bove
Guglielmo Francesco Lucii