di Maria Teresa de Sanctis
Che l’essere umano non sia perfetto è cosa ben nota, ne danno continua conferma tanto i libri di storia quanto le cronache quotidiane. Quel che invece non è purtroppo dato sempre certo, è la possibilità che l’uomo possa crescere e migliorarsi, imparando dai propri sbagli. E invece, la speranza che ciò accada è l’ottimistico messaggio del film “It ends with us – Siamo noi a dire basta”, titolo originale “It ends with us”, del regista Justin Baldoni, che è anche uno degli attori protagonisti.
È tratto dall’omonimo romanzo bestseller dell’americana Colleen Hoover, che si sarebbe ispirata alla storia vera della sua famiglia, nella quale la madre subiva violenza domestica da parte del padre. E questo è il tema centrale del film: quella violenza che si nasconde, insinuandosi nelle trame di un affetto sicuro come quello in ambito familiare, prescindendo dal ceto sociale, per poi trasformarsi in un continuo succedersi di accadimenti dolorosi, in più sensi.
It ends with us, il plot
Il film, che ha come protagonista femminile l’ottima Blake Lively, attrice statunitense spesso interprete sullo schermo di commedie, pur riportando tutti i cliché del genere sentimentale non è solo questo, ma molto di più. La storia racconta di un incontro casuale, che diventa poi grande incontro d’amore, fra una sensibile fioraia (interpretata da Blake Lively) e un affascinante e affermato neurochirurgo (Justin Baldoni).
Gli ingredienti ci sono tutti perché ne venga fuori una relazione sentimentale seria sì, ma non tranquilla, nonostante gli agi e l’apparente serenità. E infatti l’elemento che mina ogni cosa è la violenza. Un’aggressività latente pronta a manifestarsi senza controllo non appena qualcosa ne possa scatenare l’esplosione.
Bravissimi tutti gli attori nel raccontare il variegato insieme di emozioni e sentimenti attraverso intensi primi piani. Molto ben descritti tutti i personaggi. Dalla libera e dolce fioraia Lily che colpisce per il suo abbigliamento caratterizzato da audaci e stravaganti abbinamenti eppure mai volgari, all’affascinante medico, capace di esprimere sentimenti assai controversi. Così come dall’amica aiutante, bizzarra ma amica fidata (Jenni Slate), al tenero interprete del primo amore (Brandon Sklenar).
Bellezza e speranza
Un plauso va a chi ha curato i costumi. E non si può non menzionare la bellezza del negozio di fiori che l’affascinante Lily apre a Boston, città dove tutto si volge. In un ambiente dove è la serenità ad essere messa in mostra, con grande armonia e misura e dolcezza attraverso piante e varie installazioni floreali. Un plauso meritano dunque anche gli scenografi.
Nonostante sia la violenza la vera protagonista del film, sempre presente e non solo nei ricordi adolescenziali della dolce fioraia, il messaggio che alla fine resta è di speranza. Confida in quella capacità di miglioramento e di crescita, in effetti anch’essa insita nella natura umana, come dicevamo assai imperfetta.
È la vita che, con i suoi alti e bassi, con il suo manifestarsi di alterni e ora complessi ora facili accadimenti, ci offre delle opportunità di cambiamento e di evoluzione. Che però non sempre siamo in grado di cogliere. Senza alcuna distinzione di genere, è bene dirlo.
E quindi non ci resta che soffrire: “questa la sorte delle umane genti”, come qualcun altro ebbe già a dire.
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