Il fascismo fu un evento storico molto serio e duro da digerire e come tale va trattato. Giocare al fascismo facile non aiuta l’antifascismo
di Franco Lo Piparo
Pur trovandomi a una distanza siderale dal fascismo e da una qualsiasi cultura politica che possa ricordare il fascismo, scandalizzerò molti dei lettori dicendo di capire le ragioni della difficoltà di Giorgia Meloni di dirsi antifascista. Provo a spiegarmi.
I comportamenti politici e gli atti del governo Meloni non hanno nulla di fascista. Legittimamente possono non essere condivisi ma il fascismo è ben altra cosa. Vado al caso Scurati. Fascismo non è annullare (credo stupidamente e masochisticamente) la lettura di un testo antigovernativo in una trasmissione di un canale della Rai. Fascismo è vietare con misure repressive a tutti i mass-media (giornali e altri canali televisivi) di parlarne. E invece giornali e televisioni, Rai compresa, non fanno altro che discutere di questo episodio nato, lo ripeto, più per imperizia e eccesso di servilismo dei dirigenti Rai che perché parte di una politica autoritaria e/o repressiva.
Un dettaglio importante. Giorgia Meloni ha pubblicato prontamente il testo integrale di Scurati nel suo profilo social. Ve lo immaginate Mussolini che pubblica su “Il Popolo d’Italia” i testi degli antifascisti? Il fascismo fu un evento storico molto serio e duro da digerire e come tale va trattato. Giocare al fascismo facile non aiuta l’antifascismo.
Il fatto storico a cui stiamo assistendo e che va seguito con la dovuta attenzione è altro. Meloni indubbiamente proviene da una cultura fascista o filofascista e però – mi sembra indubbio – è impegnata a costruire o rafforzare una destra costituzionale e quindi antifascista. Un evento non da poco che dovrebbe essere nell’interesse di tutti gli antifascisti assecondare.
Antifascismo, comunismo e percorsi politici
Un percorso simile si trova nella storia dei post-comunisti italiani. Nonostante alcune cadute vistose come la difesa, nel 1956, della repressione comunista della rivolta ungherese da parte dell’armata sovietica, i comunisti italiani del dopoguerra si comportarono politicamente come socialdemocratici, partecipando attivamente anche alla scrittura della Costituzione repubblicana di chiaro impianto non comunista ma liberal-democratico. E però mai si dichiararono anticomunisti. Non erano nella prassi politica quotidiana comunisti, ma mai si dissero anticomunisti. E ancora adesso, a trentacinque anni dal crollo del Muro, molti ex comunisti hanno difficoltà a professarsi anticomunisti. I comunisti italiani furono non comunisti ma non anticomunisti. Esattamente come accade in questo momento storico a molti italiani di destra: anche se non fascisti hanno difficoltà a dichiararsi antifascisti.
Io spero che nel prossimo futuro, ancora meglio se oggi (25 aprile 2024), finalmente Giorgia Meloni trovi il modo di dichiararsi esplicitamente antifascista. Questo aiuterebbe anche la sinistra a crescere.
In copertina, Di Menzies (Sgt), No 2 Army Film & Photographic Unit – http://media.iwm.org.uk/iwm/mediaLib//47/media-47649/large.jpgThis photograph NA 17848 comes from the collections of the Imperial War Museums., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25295932. La foto mostra un ponte Bailey costruito dalle forze armate degli Alleati sulle macerie del Ponte Santa Trinita di Firenze nel 1944, precedentemente distrutto dai nazifascisti in ritirata come gran parte del Paese e dell’Europa.