di Maria Teresa de Sanctis
Tradizionali scene di vita familiare, con bagni al lago e letture serali di fiabe per fare addormentare chi fra i bambini stenta a prendere sonno, consuetudini senza alcuna stranezza. Eppure su quel tutto in un’armonia traboccante di affetti, incombe una presenza malefica. Una presenza che, rivelata dopo poche scene da un’alternanza di campi e controcampi, ne dà un senso e un significato ben diversi.
Infatti, al di là del muro che delimita il giardino intorno la casa dove questa famiglia vive, si trova un campo di sterminio, precisamente il campo di sterminio più assoluto: Auschwitz. Stiamo parlando del film “La zona di interesse”, del 2023, già premiato al festival di Cannes con il Grand Prix e candidato a ben 5 premi oscar, del regista inglese Jonathan Glazer, tratto dall’omonimo romanzo di Martin Amis.
La famiglia di cui si narra è quella di Rudolf Höß (traslitterabile anche in Rudolf Hoess, interpretato da Christian Friedel), comandante del campo di sterminio di Auschwitz, della moglie Hedwig (una bravissima Sandra Hüller ) e i loro cinque figli. Costoro, insieme a personale di servizio, vivono in una casa con un lussureggiante giardino (motivo di orgoglio di Hedwig) nella cosiddetta “area di interesse (“interessengebiet” in tedesco) sita attorno al campo. Una famiglia che vive nell’agiatezza ignorando del tutto l’orrore che alberga in quei pressi. Anzi, la propria agiatezza deriva proprio dal “lavoro” di “produzione” dello sterminio operato sistematicamente oltre il proprio giardino… dal proprio capofamiglia.
La zona di interesse: un magistrale film sulla banalità del male
Basta poco perché il male si manifesti in tutta la sua immanenza. Scarni ma efficaci dialoghi che nella banalità di un quotidiano familiare rivelano una ben altra banalità, quella del male. Concetto introdotto dalla nota storica e filosofa tedesca, naturalizzata statunitense, Hannah Arendt. E un inarrestabile aleggiare di rumori sordi, lamenti e urla indistinte soffocate in lontananza, insieme con fumi continui dal camino e inquietanti bagliori notturni, fanno da sfondo alla routine familiare.
Fatta eccezione per la musica che si ascolta per qualche minuto di solo audio all’inizio e alla fine del film, nessun commento sonoro accompagna le immagini che, anche quando sono primi piani di splendidi fiori, bellezza sprecata, creano un profondo disagio nello spettatore.
È poco quel che accade ma è molto quel che si racconta. E l’abbondanza di cibo, le pellicce e i beni sottratti agli ebrei che arrivano lì, insieme con l’amore di Hedwig per quella casa in campagna, sogno della coppia sin da ragazzi, narrano di una normalità che sconvolge per tutto il male che essa stessa non vede. Solo un personaggio sembra avvertire che qualcosa di terribile sta accadendo vicino la casa, ma è poca cosa di fronte all’indifferenza generale.
Senza dubbio è un grande film. Che turba. Lasciandoci una sensazione di malessere, consapevoli che nelle nostre vite, di fronte a tutto quello che accade intorno a noi, sia l’indifferenza il male da estirpare.
Trailer ufficiale in italiano. Il film è al momento nelle sale italiane.