Memorabile bis di Marina Rebeka al Teatro Massimo per “Casta Diva” a chiusura di un ciclo dialogante tra la Sicilia e il Baltico, passando per la Sardegna
di Gabriele Bonafede
I registi, Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi, si sono dichiaratamente ispirati al panorama culturale sardo, piuttosto che una “dieviete”, una dea lettone: “… una Norma ispirata alla Sardegna profonda di Maria Lai…”.
Ma una “interpretazione lettone” aggiunge corpo ai loro intendimenti riportati nelle note di regia: “Norma, una donna che ha la sensazione di vivere la propria vita amplificata, come se venisse da un altrove. Costretta alle leggi di questo mondo, si è trovata ingabbiata nelle sue stesse reti ma alla fine capisce di aver compiuto un vero atto di libertà: aver generato dei figli e dato loro un futuro in una società rinnovata, mescolata, “impura”, senza confini e senza muri”.
Dieviete Norma, un memorabile bis di Marina Rebeka a Palermo
A ben vedere c’è un sottile filo che unisce la Norma anche alla mitologia del paganesimo lettone. Certo, la Norma fu scritta da Bellini tra l’estate e l’autunno del 1831, mentre il “primo risveglio” della cultura lettone è da ascrivere a venti anni dopo: verso la metà dell’Ottocento.
Ma per chi conosce cultura e le tradizioni lettoni, anche solo superficialmente, il pensiero non può che andare alla Lettonia nell’ascoltare l’aria più famosa di Bellini: Casta Diva. Tanto più se a cantarla è un’artista lettone come Marina Rebeka.
E tanto più se scenografia e costumi rimarcano magistralmente l’ambientazione nella foresta sacra del paganesimo descritto da Bellini, colorata dai forti contrasti tra natura e uomo, tra leggi naturali e “leggi” dell’umana vicenda sotto sole e luna. Ossia, con lo stesso immaginario storico-folkloristico, e musicale, che sta alla base delle culture baltiche in generale e di quella lettone in particolare.
In quel momento, nel cantare Casta Diva, più che alla dea della luna, Marina Rebeka è sembrata rivolgersi a Saule, Dea-Sole nella mitologia baltica. Una dieviete, che appunto vuol dire dea o diva in lettone, traslata e specchiata sulla Norma.
E che ha talmente ispirato artisti e pubblico da indurre Marina Rebeka a concedere un generoso e raro bis. Lei stessa ha poi affermato che si è trattato di una prima volta assoluta nel cimentarsi in un bis di Casta Diva dopo innumerevoli rappresentazioni, spinta dai lunghi e calorosi applausi a scena aperta ricevuti a Palermo.
Un dialogo di successo tra mondi lontani, ricucito attraverso il bel canto
La Norma di Bellini è infatti andata in scena ieri sera al Teatro Massimo per l’ultima rappresentazione di un ciclo in cui Marina Rebeka si è alternata con la palermitana Desirée Rancatore nel ruolo di Norma. Sei rappresentazioni che sono state accolte con entusiasta approvazione dal pubblico palermitano.
Un dialogo alternato, dunque, sottolineato quasi epistolarmente tra due artiste, l’una lettone e l’altra siciliana. Al bosco sacro e la Casta Diva dell’una, rispondeva l’altra la sera successiva. E per giunta rappresentando magistralmente l’opera più famosa del massimo compositore operistico e romantico siciliano, Bellini. E in un’ambientazione mitologico-naturalista che inevitabilmente rimanda alle tradizioni culturali lettoni come a quelle del Mediterraneo.
Anche qui, un ricucire di interpretazioni tra posti lontani e interpreti dalle radici lontane, esattamente come negli intendimenti della regia ispirati a Maria Lai. Di fatto si è riproposta, forse involontariamente, anche la ricucitura di un antico legame culturale tra Lettonia e Sicilia e segnatamente tra Palermo e Riga. Quello del “matrimonio epistolare” tra Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la moglie baltica Alexandra Wolff von Stomersee (o Stameriena in lettone).
Per colmo di coincidenza, in questi giorni è tornato in libreria un volume edito da Sellerio e scritto da Caterina Cardona proprio dal titolo “Un matrimonio epistolare”. Un saggio che narra esattamente di questo culturale quanto romantico dialogo a distanza, cucito negli anni tra lo scrittore siciliano e la moglie baltica con le loro lettere. Un volume già apparso nel 1986 sempre dai tipi della Sellerio, assolutamente da leggere o rileggere, soprattutto per chi ha apprezzato la Norma al Teatro Massimo di Palermo.
Una Norma attuale in tutto
Non è facile riportare in poche parole il fiume di emozioni e di rievocazioni simboliche e psicologiche della Norma al Teatro Massimo di Palermo in questi giorni. Anche qui, giova un rimando sottolineato nella presentazione di Angela Fodale che ci ricorda, nella preziosa pubblicazione del Teatro Massimo le implicazioni psicologiche e psicoanalitiche. “In quest’opera, così profondamente anticipatrice dei temi che saranno della psicologia, Adalgisa non è soltanto una proiezione di un aspetto di Norma?”. Freud ante-litteram: l’arte anticipa spesso i tempi della scienza e della storia.
Ma è utile, oltre che su queste letture, “lettone” o fortemente “psicologica”, soffermarsi sulla potenza del finale corroborato da regia e scenografia che mettono in risalto aspetti universali della Norma.
Pensati e realizzati quasi due secoli fa, eppure ancora attuali, si sono rivelati intrisi di innumerevoli rimandi e amplificazioni del genio di Bellini. Evidentemente capace di superare tempo e spazio. E suscitare letture individuali – la mia lo è certamente – e legami culturali apparentemente insospettabili. Grazie all’indovinata messa in scena e alle scelte appropriate, a partire dalle interpreti protagoniste.
Norma
Tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini.
Direttore Lorenzo Passerini
Regia Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi
Scene Federica Parolini
Costumi Daniela Cernigliaro
Luci Luigi Biondi
Assistente alla regia Alessia Donadio, Assistente ai costumi Pina Sorrentino, Assistente alle luci Francesco Traverso
Allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con Sferisterio di Macerata.
Personaggi e interpreti
Norma Marina Rebeka (16, 20, 23) / Desirée Rancatore (18, 19, 22)
Pollione Dmitry Korchak (16, 18, 20, 23) / Matteo Falcier (19, 22)
Adalgisa Maria Barakova (16, 18, 20, 23) / Lilly Jørstad (19, 22)
Oroveso Riccardo Fassi
Flavio Massimiliano Chiarolla
Clotilde Elisabetta Zizzo
Orchestra e Coro del Teatro Massimo
Altri articoli sul Teatro Massimo, qui.
Gli applausi alla fine della “Norma” al Teatro Massimo di Palermo il 23 aprile 2023.