Il nuovo romanzo di Fabio Stassi “Notturno francese” è un affascinante viaggio sull’esistenza che si rinnova attraverso sé stessa
di Gabriele Bonafede
Cosa è il linguaggio? Un modo inventato dagli uomini per comunicare, sì. E la scrittura? È un modo, attraverso segni che combinati tra loro possono comunicare nel presente ma anche attraverso le generazioni, nel tempo e nello spazio.
Ma cosa è la letteratura? Secondo me è quel modo in cui i segni che compongono la scrittura comunicano emozioni, sensazioni, spazio, musica, mente, luoghi, idee, arte. E quando compongono tutto questo in maniera unica possono diventare poesia, che sia in prosa o in versi.
Certo, tutto ciò è anche il frutto di un rapporto personale che si crea tra un testo e la specifica persona che lo legge. Soprattutto quando si ascolta il testo di una canzone, o si legge una poesia, oppure un romanzo.
E quando un romanzo porta in quei percorsi geografici che per il lettore sono legati a emozioni forti, allora il lettore ne rimane inevitabilmente affascinato.
Per questo mi riesce difficile scrivere di “Notturno francese” in maniera oggettiva: sono personalmente troppo legato ai luoghi narrati per non essere affascinato dal viaggio raccontato dall’autore. Ne scrivo quindi in prima persona. Ma sono convinto che anche chi non sia legato a quei luoghi che sono la Costa Azzurra, Nizza e Marsiglia, considererà questo romanzo quale affascinante.
Sì, perché Il nuovo romanzo di Fabio Stassi “Notturno francese” è un meraviglioso viaggio della vita che si rinnova attraverso sé stessa. Raccontarne oltre, anche un piccolo pezzo della trama, potrebbe condurre a quello che oggi si chiama “spoiling”.
Il romanzo è infatti olistico, non solo nello spazio e nel tempo, così come nelle sensazioni, ma anche nel riunire la lettura di musica e pensieri, storie e storia, luoghi e architettura, in un unico, inestricabile, corpo di emozioni.
Posso dire, però, che si tratta di un viaggio. Fin dall’inizio lo è: quando il protagonista Vince Corso, che racconta in prima persona, si prepara e si reca alla stazione Termini di Roma per prendere un treno.
Ma si rivelerà ben più di un semplice viaggio da weekend o da vacanza, o per lavoro. E persino di più di un viaggio di ricerca sulla propria vita o sul proprio passato, attraverso versi, capoversi, incipit, paesaggi e cartoline…
Stassi ambienta musicalmente il percorso con le canzoni di Leo Ferré, e anche qui c’è molto, forse troppo di ricordi personali per quanto mi riguarda.
Ma non ho potuto fare a meno di sentire un Notturno tra i più conosciuti di Chopin mentre viaggiavo nella lettura. E la musica non proveniva da un apparecchio atto a farla sentire, ma direttamente dalle pagine.
Fabio Stassi, Notturno francese, Sellerio (2023), 160 pagine.
Immagini in copertina e nel testo tratte dalla pagina Facebook Fabio Stassi.