Anche nella Porto Empedocle del Ventennio c’era un irriducibile fascista che amava menare la gente … con risvolti pirandelliani, si capisce
di Pasquale Hamel
Rispetto al contesto circostante Porto Empedocle, grazie proprio al suo porto e per il ridotto territorio, si distingueva per il suo essere cittadina di commercio e per la quasi assenza di attività agricola. Questa condizione la rendeva più sensibile alla modernità. Una modernità di cui era alfiere una facoltosa borghesia che non disdegnava l’attenzione alla cultura.
In poche parole, in paese, c’era un numero di “allittrati” (*). Era questo il termine con cui li si bollava, che non aveva pari in altri comuni. Non può, dunque, meravigliare il fatto che anche la sensibilità politica fosse molto diffusa.
Come lo dimostrano le numerose adesioni al movimento socialista e, sul fronte opposto, l’accoglienza entusiasta che registrò il fascismo soprattutto nelle classi alte.
Adesioni, queste ultime, che al di là dei principi professati venivano a marcare soprattutto la differenza di classe. I borghesi non potevano infatti che essere fascisti mentre i proletari dovevano necessariamente essere socialisti o comunisti.
Un fascismo in acqua “rosé”, ma non troppo
Per i fascisti locali, il tutto, fra marce, fanfare, divise e gagliardetti, si risolveva in linea di massima in una sorta di gioco, perfino ridicolo, ma sostanzialmente innocuo salvo qualche non piacevole eccezione.
L’eccezione in questione riguardava il capo manipolo della milizia, Francesco Veronica. Un personaggio che, da quanto ci risulta, sembrava aver preso sul serio quella farsa paesana. Come ci ricorda Giovanni Gibilaro, il nostro provava particolare compiacimento a vessare la gente. Un irriducibile fascista, insomma.
Così, se per caso capitava che qualcuno, anche senza malizia, dimenticava di togliersi il cappello mentre risuonavano le note della Marcia Reale o della fascistissima canzone “Giovinezza”, ci pensava lui a mollare qualche scappellotto al malcapitato facendo volare in aria cappelli o pagliette.
Ma non si limitava a questo. Era uso accanirsi contro quelli che non amavano il regime. Procedeva infatti ad arbitrari arresti trascinando, in segno di spregio, le povere vittime per le strade cittadine. Insomma, il nostro “Ciccio”, così era familiarmente chiamato, era un vero castigo di Dio e l’eco delle sue imprese varcò ben presto i confini del paese.
L’irriducibile fascista si trovò infine nei guai, ben prima dello sbarco alleato
A fare traboccare il vaso ci si mise il comportamento tenuto nei confronti dei confinati a Lampedusa alla cui sorveglianza era stato preposto.
Ne abbiamo notizie attraverso una nota che il Seniore della Milizia fascista trasmise il 22 giugno 1927 al prefetto di Girgenti nella quale, pur riconoscendo la sua fede fascista, lo si definisce “di carattere impulsivo e violento per cui è stato punito più volte” ed ancora che a Porto Empedocle “non era benvoluto a causa del suo carattere irruento”.
Queste note negative nascevano anche dalla consapevolezza ormai diffusa che il comportamento del capo manipolo alla fin fine portava discredito e nuoceva all’immagine del regime.
Non meraviglia, dunque, che il 1° giugno del 1928, , il comando della 170a Legione della Milizia nel suo foglio notizie riportava la comunicazione tanto attesa dagli abitanti della cittadina marinara e cioè che “Il Capo manipolo F.Q. Veronica sig. Francesco di questa Legione, sotto la data 14/4/928, viene dimesso d’autorità dalla Milizia.”
Che è ancora quanto troviamo nel libro di Giovanni Gibilaro “Porto Empedocle al tempo dei Savoia (1860-1946)”, Aics, Comitato provinciale, 1993.
Una notizia che fece tirare un respiro di sollievo non solo agli antifascisti dichiarati o silenziosi, ma anche agli stessi fascisti in acqua rosé di Porto Empedocle.
(*) “Allittrati”, in siciliano, anche “allittirati”, oppure “studiati”, traducibile in “letterati”. Ma in effetti riferibile a persone con un minimo di cultura o anche solo “alfabetizzati”. Da non confondere con “allitrati”, con una sola t, che ha tutt’atro significato.
La nostra rubrica Pirandellate comincia una nuova serie
Con questo articolo parte la seconda serie di pubblicazioni della rubrica “Pirandellate” curata da Pasquale Hamel. Storie serie e meno serie sul passato di Porto Empedocle, terra di Pirandello, Camilleri e tanti altri scrittori all’insegna delle contraddizioni.
Qui in questo link tutti gli articoli della rubrica Pirandellate, pubblicata su Maredolce a partire dal dicembre 2015.
In copertina, Porto Empedocle negli anni ’30 del secolo XX. Immagine tratta dal volume di Giovanni Gibilaro “Porto Empedocle al tempo dei Savoia (1860-1946)”.
Gentile Pasquale Hamel, leggendo il suo gradevole articolo sul fascimo a Porto Empedocle ed essendo un’empedoclina “emigrata” ma di vivida memoria “marinisa”, ho ricordato alcuni episodi di cui parlava spesso mio padre e nella fattispecie proprio della militanza fascista di Ciccio Veronica, in particolare degli episodi delle purghe che somministrava ai dissidenti. Non sapevo però che alla fine lo avessero destituito da ogni incarico. Con stima
Anna Maria Bonfiglio