Non si può sostenere la narrazione del Cremlino e al contempo dichiararsi a favore dell’arte: non è credibile. Né è credibile sostenere artisti putinisti e al contempo dichiararsi a favore della cultura
di Gabriele Bonafede
Al 23 gennaio 2023, l’UNESCO ha verificato danni in Ucraina a 236 siti dal 24 febbraio 2022. Finora, il regime di Mosca ha danneggiato o distrutto in Ucraina 105 siti religiosi, 18 musei, 83 edifici di interesse storico e/o artistico, 19 monumenti, 11 biblioteche. In questo conto mancano ancora molti teatri, scuole, università, istituti, fondazioni e altri edifici che producono cultura.
Anche nel solo ambito dei siti definiti quali culturali, si tratta di una stima minima, perché si tratta solamente di quelli verificati e dunque verificabili. E tutto questo solo in Ucraina, e solo dal 24 febbraio 2022. Escludendo dunque Siria, Russia (Cecenia ad esempio), Africa, Moldavia, Georgia…
Tutto ciò senza contare le distruzioni e le ruberie di innumerevoli manufatti d’arte compiute dalle forze armate che hanno occupato e occupano tutt’ora intere regioni ucraine.
Tutto questo senza contare il resto degli orrori, tra omicidi, stupri, torture, distruzione di intere città, uccisione di migliaia di civili, donne, bambini, e ovviamente tanti artisti.
Non si può sostenere la narrazione del Cremlino e al contempo dichiararsi a favore dell’arte
Chi parla di voler difendere la cultura e l’arte e poi rilancia la propaganda del Cremlino mente. Chi parla di voler difendere la cultura e l’arte e poi scrittura personaggi che si dichiarano putinisti mente: in realtà non ha per niente a cuore la cultura. Nemmeno quella russa, dal momento in cui Putin ha massacrato sistematicamente anche la cultura russa, riducendo gran parte di ciò che resta a schiavetti al servizio delle sue malefatte. Per fortuna, la cultura russa esiste ed è quella dissidente.
In Russia, se vuoi fare “cultura”, virgolettato necessario, ed emergere, devi schierarti per il regime. Anche quando questo regime distrugge sistematicamente la cultura di interi paesi, oltre quella russa.
La censura, in Russia, è infatti molto attiva persino nel mondo dell’informazione. Figuriamoci nel mondo della cultura e dell’arte che ha spesso bisogno del sostegno pubblico. Chi non si piega al regime non ha certamente diritto a esibirsi o a pubblicare ed emergere in Russia.
Se va male, può anche finire in prigione o ucciso direttamente, come è accaduto alla grande scrittrice e giornalista Anna Politkovskaya. Né la fama o le abilità, le capacità culturali aiutano. Anzi: più un personaggio culturale è in vista, più il regime di Mosca cerca di controllarlo e ridurlo in schiavitù morale, prima ancora che materiale. Oppure lo elimina, esattamente come nel Terzo Reich di Hitler e in altre dittature.
La Netrebko e il concerto alla Fondazione Guido d’Arezzo
In questo drammatico contesto, la Fondazione Guido d’Arezzo ha scritturato un recital della cantante Anna Netrebko per il 7 febbraio prossimo. Lo ha anche confermato dopo le proteste per un simile atto di sostegno a chi tutto rappresenta tranne la difesa della cultura.
L’artista Anna Netrebko, certamente di grandi capacità, in passato ha infatti palesato più volte e in vari modi il proprio sostegno a Putin. Se non altro, lo ha fatto dimostrando di temere le rappresaglie del regime del suo paese in quanto a esibizioni artistiche.
In realtà, la Netrebko è anche cittadina austriaca e vive a Vienna. Avrebbe dunque molto meno da temere di un qualsiasi artista russo. Considerata la sua fama e le sue capacità, non avrebbe alcun problema a continuare a lavorare in Occidente se si dichiarasse contraria al regime odierno di Mosca. Anzi, probabilmente avrebbe molte più esibizioni e molte meno cancellazioni.
Diventerebbe una rifugiata, senza avere la possibilità di andare nel proprio paese, per lo meno finché rimane al potere la cricca di Putin. Ma certamente la sua carriera e vita artistica non avrebbero alcun problema, anche nel minuto in cui critica liberamente il governo austriaco o di qualsiasi altro paese democratico occidentale. Tanto è vero che la stessa Netrebko preferisce risiedere in Austria.
Difendere la cultura è schierarsi decisamente contro chi distrugge la cultura, ma la Netrebko finora non lo ha fatto
Eppure, la Netrebko, contrariamente a molti artisti russi che rischiano ogni giorno in Russia e altrove, non si è mai dichiarata apertamente contro il regime di Putin. Sulla guerra in Ucraina ha sempre fatto dichiarazioni ambigue. Un motivo ci sarà.
Fatto sta che, così facendo, non può certamente essere considerata una persona che difende l’arte e la cultura. Tutt’altro, dal momento che non contrasta la distruzione sistematica di arte e cultura operata dal regime di Mosca.
Il concerto della Fondazione Guido d’Arezzo rimane un mistero
La conferma del concerto da parte della Fondazione Guido d’Arezzo rimane dunque un fatto misterioso nelle motivazioni e negli intendimenti. Certamente non è un evento a difesa della cultura, casomai potrebbe essere il contrario: un sostegno, pagato profumatamente, a chi sostiene coloro i quali distruggono la cultura.
Certamente non ha valore culturale in sé, dal momento in cui al posto della Netrebko la Fondazione Guido d’Arezzo può scritturare decine di altri artisti di alta qualità, magari scoprendo nuovi talenti. Altrettanto certo è che il recital della Netrebko non giova all’immagine della Fondazione Guido d’Arezzo, alla città di Arezzo, e all’Italia in generale.
Il mistero di questo concerto rimane dunque un mistero. Perché? Perché proprio la Netrebko, proprio adesso, e non altri? E non si risponda che è per “difendere la cultura” perché così non è.
In copertina, distruzioni nella città di Mariupol bombardata sistematicamente dal regime di Mosca e dove il teatro municipale è stato distrutto uccidendo centinaia di bambini che si erano visibilmente rifugiati al suo interno.