Si illudono coloro che pensano che lasciando fare alla Russia in Ucraina poi le cose si sistemeranno da sole. Le loro tesi provengono da un antiamerikanismo ideologico: con la k
di Massimimiliano Paleari
La maggioranza degli Italiani, ce lo dicono i sondaggi, è contraria o comunque molto tiepida nei confronti dell’invio di ulteriori aiuti militari all’Ucraina. In questo atteggiamento gioca un ruolo il timore di un Armageddon nucleare. Ma anche l’opinione, consolidata da 80 anni di sostanziale pace, che la guerra sia un argomento che non ci possa e non ci debba riguardare.
Opinione fallace, dal momento che per essere valida deve essere condivisa da tutti gli attori in gioco. Invece la Russia ha dimostrato di considerare la guerra come un mezzo per risolvere le controversie internazionali, con buona pace della nostra Costituzione.
A prescindere dal conflitto in Ucraina, la Russia di Putin ha ormai deciso di inaugurare un conflitto permanente con l’Occidente
Parliamoci chiaro, a prescindere dal conflitto in Ucraina, la Russia di Putin ha ormai deciso di inaugurare un conflitto permanente con l’Occidente. Un conflitto non episodico ma strutturale. La decisione di mobilitare entro il 2024 un esercito di un milione e mezzo di uomini e il consolidamento di un blocco di alleanze chiaramente anti occidentale (Iran, Cina, Corea del Nord, Venezuela, Cuba, Sudafrica, con il ruolo ambiguo di India e Turchia, quest’ultima pur formalmente membro Nato) vanno in questa direzione.
Attenzione, quando parlo di “conflitto” non intendo necessariamente uno scontro armato generalizzato, ma una situazione di tensione continua e, probabilmente, di conflitti locali in giro per il mondo.
Ecco perché, se non vogliamo che i prossimi decenni siano segnati da una nuova Guerra Fredda, è anche nostro primario interesse una sconfitta netta e possibilmente rapida della Russia in Ucraina, tale da produrre un forte ridimensionamento delle aspirazioni neo imperiali di Mosca. Si illudono coloro che pensano che lasciando fare alla Russia in Ucraina poi le cose si sistemeranno da sole.
Purtroppo tali ovvie constatazioni paiono non essere ben comprese dall’opinione pubblica e da una classe politica che non coglie la drammaticità del momento. Il risultato è il balbettio continuo a cui assistiamo, tra generiche aspirazioni alla pace (chi non la vorrebbe, ma su quali basi?) e aiuti militari più o meno centellinati. Forse inviati senza troppa convinzione, cercando di non dare troppo nell’occhio.
In Italia c’è un profondo e illogico antiamerikanismo esclusivamente ideologico
Nello specifico italiano vi è anche un’altra ragione che contribuisce a ridurre l’empatia per la causa ucraina. La retorica e la propaganda putiniane trovano terreno fertile nell’antiamerikanismo (lo scrivo volutamente con la k) ideologico, da non confondersi con la legittima critica nei confronti di singole decisioni sbagliate che certamente anche gli Usa hanno assunto negli ultimi decenni.
No, si tratta di un antiamerikanismo più profondo. Che affonda le proprie radici nelle correnti ideologiche dominanti nel nostro Paese nel XX secolo: il cattolicesimo politico (specie declinato nella sua accezione più antimodernista), il marxismo mediato dal Partito Comunista, il fascismo.
Malgrado le innegabili differenze esistenti, queste tre ideologie hanno condiviso rifiuto e disprezzo per il pragmatismo americano e per la “società liquida” e “antidogmatica” che ne è espressione.
La cosa paradossale è che tale modello di società è stato e viene accolto e praticato nei comportamenti concreti perfino dalla stragrande maggioranza di coloro che ideologicamente sostengono di rifiutarlo. Un corto circuito logico insomma.
In copertina, foto di Mikhail Volkov su Unsplash