La nuova creazione firmata da Omer Meir Wellber e Marco Gandini inaugura la stagione 2022-2023 del Teatro Massimo di Palermo. Il debutto martedì 8 novembre alle 20:30
di Gabriele Bonafede
«Devo sottolineare che Theresienstadt è servito a stimolare, non a impedire, le mie attività musicali; che in nessun modo ci siamo seduti sulle sponde dei fiumi di Babilonia a piangere; che il nostro rispetto per l’Arte era commensurato alla nostra voglia di vivere. Ed io sono convinto che tutti coloro, nella vita come nell’arte, che lottano per imporre un ordine al Caos, saranno d’accordo con me». Viktor Ullmann (*)
Se il Palazzo Pretorio rappresenta la contraddittoria mente alla guida del corpo di Palermo, il Teatro Massimo ne rappresenta certamente il cuore, per lo meno dal punto di vista culturale. È l’organo centrale che riesce a pompare, anch’esso tra tante contraddizioni, una linfa che si dirama attraverso vene persino insospettabili: fino alla periferia materiale che dal cuore è molto lontana.
Il Teatro Massimo è infatti presente nell’immaginario culturale di ogni palermitano, di nascita o d’adozione, anche se questi non abbia mai varcato quella colonnata soglia in cima alla scalinata di Giovan Battista Basile.
Se le balate della Vucciria sono perennemente umide, le balate di piazza Verdi antistanti al Teatro Massimo sono perennemente arieggiate dagli innumerevoli sguardi che corteggiano un tempio musicale più volte risorto attraverso l’arte.
In tempi di guerre e pandemie questo tempio della cultura sembra dare il meglio di sé, ricucendo un percorso musicale che affonda le proprie radici nell’opera più rappresentativa di morte, amore e resurrezione: Der Kaiser von Atlantis di Viktor Ullmann.
Morte, amore e resurrezione
Composta da Viktor Ullmann nel lager di Theresienstadt (chiamato anche ghetto di Terezin) Der Kaiser von Atlantis fu accantonata dopo un periodo di prove perché i contenuti furono – ovviamente – considerati sospetti e pericolosi dai nazisti.
La vicenda dell’imperatore guerrafondaio al quale la Morte si ribella rifiutandosi di far morire i soldati in guerra e i malati in ospedale fu interpretata (correttamente) come una critica a Hitler. L’opera rimase non rappresentata, perché Ullmann e il librettista Peter Kien furono spostati nel lager di Auschwitz dove di lì a poco furono uccisi. Il manoscritto però non fu perduto perché i due autori riuscirono a consegnarlo ad altri internati sopravvissuti, i quali riuscirono a consegnarono ad altri sopravvissuti prima di morire a loro volta. Infine, la partitura, considerata perduta per decenni, fu ritrovata nel 1972 e la prima rappresentazione mondiale fu eseguita Il 16 dicembre 1975, presso il Bellevue Centre di Amsterdam.
“Quello che mi colpisce in Kaiser – dice il regista Marco Gandini – è l’infinita bellezza ed elevazione di alcuni momenti musicali, penso alle parti di Harlekin, ma soprattutto al duetto Soldat-Bubikopf, cioè i due amanti, e alla meravigliosa aria della Morte e a quella finale dell’Imperatore. Per me la partitura di Ullmann è la rappresentazione di come anche nel punto più estremo di annientamento, nel contesto dei lager nazisti, lo spirito umano possa comunque trovare uno spunto di elevazione nella bellezza della musica, così come evidentemente fece Ullmann scrivendo questa opera nel retro delle pagine rubate all’amministrazione del lager, poi sopravvissute loro stesse all’Olocausto. Questo è un messaggio grandissimo, che ci deve aiutare a capire come la musica possa essere uno strumento di umanizzazione. Lo stesso vale per il Requiem, l’ultima composizione di Mozart, che descrive l’apocalisse, giudizio e risurrezione con le più belle pagine mai immaginate”.
Kaiserrequiem di Omer Meir Wellber e Marco Gandini: una creazione tra Ullmann e Mozart
L’opera firmata dal direttore musicale del Teatro Massimo Omer Meir Wellber (foto nel testo) e dal regista Marco Gandini, è stata intitolata Kaiserrequiem. E non è una semplice rappresentazione del Der Kaiser von Atlantis ma una nuova creazione basata sull’intreccio dell’opera di Viktor Ullmann con la Messa da requiem K 626 di Wolfgang Amadeus Mozart.
È quindi un’opera originale, che già nel titolo intreccia per la prima volta due capolavori accomunati dal tema dell’incompiutezza e della morte: Der Kaiser von Atlantis di Viktor Ullmann, scritta dal compositore austriaco nell’inferno del campo di concentramento di Theresienstadt, e la Messa da requiem K 626 che Wolfgang Amadeus Mozart compose in punto di morte.
Wellber e Gandini fanno dialogare le due opere creando uno spettacolo nuovo che fa leva sulle affinità musicali e drammaturgiche che le legano e le rendono vive e che indagano le questioni più profonde dell’umanità: morte, amore e risurrezione.
Interpreti e personaggi
A dare corpo e voce ai personaggi di Kaiserrequiem: il baritono Markus Werba nei panni di Kaiser Overall, l’imperatore di Atlantide; Karl Huml è Der Lautsprecher “l’altoparlante che non è possibile vedere ma solo ascoltare”. Cameron Becker è insieme il tenore del Requiem e Harlekin “che sa ridere sotto le lacrime”; Antonio Garés è Ein Soldat (un soldato).
Lavinia Bini è Bubikopf “la ragazza con i capelli a caschetto” e anche il soprano del Requiem; Grigory Shkarupa è il basso del Requiem e Der Tod, il personaggio della Morte, che “insultata dalla vita moderna, non permetterà più a nessuno di morire”.
Julia Rutigliano è il mezzosoprano del Requiem e Der Trommler / Il tamburino. Insieme a loro, l’Orchestra, il Coro e il Corpo di ballo del Teatro Massimo. Maestro al pianoforte e al cembalo Tohar Gill. Maestro del Coro Salvatore Punturo. Direttore del Corpo di ballo del Teatro Massimo è Jean–Sébastien Colau.
Kaiserrequiem: la messa in scena
La messa in scena ideata da Wellber e Gandini conta su un team creativo composto da Gabriele Moreschi per le scenografie, Johann Stegmeir per i costumi, dai coreografi Marco Berriel e Jean–Sébastien Colau (per il Tuba Mirum), dal light designer Francesco Vignati, dal video maker Virginio Levrio, e da Filippo Scortichini per gli effetti speciali. Assistente alle scene e ai video è Ludovico Gandellini, assistente alla regia Jesús Noguera.
“Il Teatro Massimo è sempre più protagonista della vita culturale della città e punto di riferimento siciliano per una proposta teatrale ricca e all’avanguardia – dice Roberto Lagalla, Presidente della Fondazione Teatro Massimo e Sindaco di Palermo -. L’opera che inaugura la nuova stagione dà spazio alla sperimentazione e alla forza comunicativa dell’arte, nella sua grande capacità di raccontare le emozioni”
“È stato fatto un grande lavoro – continua il sindaco di Palermo – e per questo ringrazio il sovrintendente Marco Betta e tutti i soggetti che ogni giorno spendono le proprie energie per il bene del teatro, e la nuova stagione teatrale è motivo di grande orgoglio per questa amministrazione e sono certo lo sarà anche per i palermitani”.
Marco Betta: opere composte sul crinale dell’abisso che ancora oggi ci interrogano sul nostro tempo
“Ci sono opere che racchiudono nella loro creazione il senso più profondo dell’arte con la sua capacità di elevare l’umanità oltre i suoi limiti – aggiunge Marco Betta, sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Teatro Massimo -. È il caso del Requiem di Mozart e del Kaiser von Atlantis di Ullman, opere composte sul crinale dell’abisso che ancora oggi ci interrogano sul nostro tempo. È un progetto ideato da Omer Meir Wellber e Marco Gandini e grazie alla loro intuizione lo proponiamo in un nuovo allestimento di integrazione e combinazione che inaugura la stagione del Teatro Massimo”.
“Io credo che oggi il teatro – aggiunge Omer Meir Wellber – per assolvere al proprio ruolo abbia bisogno di questo tipo di progetti che implicano creatività e libertà. Dopo il Covid sono cambiati i codici della comunicazione e della creatività, è cambiato il medium del teatro, alcune cose sono più facili da fare e sono accettate con più apertura dal pubblico, anche da quello più conservatore. In questo modo di far teatro io vedo il futuro. Questo è un progetto di apertura che al tempo stesso ci porta a recuperare la storia, valori molti importanti in alcune situazioni che rischiano di essere dimenticati”.
La danza in Kaiserrequiem
Un ruolo fondamentale in Kaiserrequiem ha la danza: partendo dall’indicazione che alla rappresentazione di Der Kaiser von Atlantis a Theresienstadt dovessero esserci anche due ballerini, il regista Marco Gandini ha coinvolto nello spettacolo anche il Corpo di ballo del Teatro diretto da Jean-Sébastien Colau (che firma anche il passo a due sul Tuba Mirum mozartiano) per le coreografie di Marco Berriel.
Difficile, sottolineano regista e coreografo, immaginare come sarebbe stata la danza in un campo di concentramento: ma sicuramente sarebbe stata una forma di resistenza contro l’oppressione, un grido di libertà di corpi e anime, come sottolinea Marco Berriel: “Ballare come salvagente dell’essere umano, ballare per preservare quello che siamo, ballare per rimanere in piedi davanti all’abisso della barbarie e all’orrore”.
In scena accanto a un’orchestra dalle sonorità a volte insolite – nel campo di concentramento, come ricorda Omer Meir Wellber, essere scelti per partecipare a uno di questi progetti equivaleva spesso a conquistare qualche giorno di vita in più: e quindi l’orchestrazione non era una semplice scelta artistica, ma letteralmente una questione di vita o di morte – vi sono quindi il Coro, il Corpo di ballo, ma anche video ed effetti speciali.
Gli appuntamenti
Lo spettacolo sarà preceduto alle 18:30 in Sala Onu da un incontro aperto al pubblico a cura dell’Associazione Amici del Teatro Massimo condotto dal musicologo Dario Oliveri a cui prenderanno parte il direttore musicale Omer Meir Wellber, il regista Marco Gandini e il sovrintendente e direttore artistico Marco Betta.
La prima di martedì 8 novembre sarà trasmessa in diretta streaming sulla WebTV del Teatro Massimo, sull’home page di Repubblica.it, di Repubblica Palermo e in diretta radiofonica su Radio3 RAI.
Lo spettacolo sarà replicato mercoledì 9 novembre alle 20.30 per l’inaugurazione della stagione concertistica.
In occasione dell’inaugurazione, nel foyer del Teatro, saranno esposti, il disegno originale e le sculture di Elisabeth Scherffig, l’artista che firma l’immagine di Kaiserrequiem e della stagione 2022-2023 del Teatro Massimo.
(*) Fonte: Note da Theresienstadt: Viktor Ullman, articolo di Gianni M. Gualberto, Fucinemute, 1 novembre 1999, https://www.fucinemute.it/1999/11/note-da-theresienstadt-viktor-ullmann/