La ripresa delle attività economiche dopo la fase più acuta della pandemia si è accompagnata ad un aumento degli incidenti mortali sul lavoro
di Stefania Billante
I numeri, così come rilevati dall’Inail e dall’Osservatorio Nazionale indipendente sui morti sul lavoro, fotografano un’epidemia nella pandemia. Nei primi quindici giorni del 2022 sono morti già 42 lavoratori. In Sicilia negli ultimi due giorni sono morti altri due lavoratori, un forestale ed un operaio. E i dati che si riferiscono al 2021 non sono affatto confortanti.
Nei primi dieci mesi del 2021 si è osservato un aumento complessivo del 20,6% dei casi mortali, secondo l’Inail, senza considerare i decessi da Covid 19 contratto in ambito lavorativo. L’Osservatorio nazionale indipendente sui morti del lavoro riporta una cifra davvero allarmante: 1404 morti nel 2021.
Nella lista nera dei caduti sul lavoro, l’Osservatorio include anche i lavoratori non assicurati con l’Inail e i casi dei lavoratori in nero. La categoria con più decessi è l’agricoltura: 30,22% del totale dei casi, seguita dall’edilizia che registra il 15% dei morti sul totale. Settori, questi, dove si registra anche il più alto numero dei lavoratori in nero.
Misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili
Con il D.L.146 del 21/10/2021, il governo ha apportato modifiche sostanziali al Dlgs. 81/2008, Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (TUSSL), riformando i sistemi di controllo e vigilanza ed incrementando, nelle funzioni e nel numero, l’Ispettorato del lavoro.
Il decreto ha attribuito all’Ispettorato un nuovo ruolo: quello della prevenzione, fornendo agli ispettori del lavoro gli stessi strumenti forniti alle ASL, oggi ASP. Cpn l’art. 20 del D.lgs. 758/94 , si attribuisce all’Ispettorato il potere di “imporre specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza o per la salute dei lavoratori durante il lavoro”.
Inasprimento delle sanzioni verso le imprese e potenziamento dell’attività di prevenzione e di ispezione sono gli elementi fondamentali al fine di creare le condizioni volte ad impedire gli infortuni sul lavoro e di contrastare il lavoro nero.
Contrastare il lavoro nero
L’art. 14 del TUSSL, così come modificato dal Decreto Fiscale, prevede, ai fini della sospensione dell’attività d’impresa, un abbassamento della soglia dei lavoratori in nero al 10%, rispetto al precedente 20%. Nonché l’accertamento di gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, a prescindere dal settore di intervento,
La sospensione potrà essere revocata solo ad alcune condizioni. Sarà necessaria la stipula di un regolare contratto di lavoro per i lavoratori in nero con ripristino di tutte le condizioni regolari di lavoro. Sarà necessaria l’eliminazione di conseguenze pericolose delle gravi violazioni di sicurezza. Per poter riprendere l’attività produttiva è necessario, inoltre, il pagamento di una somma aggiuntiva di importo variabile a seconda delle fattispecie di violazione. L’importo è raddoppiato se, nei cinque anni precedenti, la stessa impresa ha già avuto un provvedimento di sospensione.
È stato, inoltre, pubblicato da poco in gazzetta ufficiale il bando ISI INAIL 2022, con il quale vengono stanziati 274 milioni di euro a fondo perduto per sostenere, fra l’altro, progetti finalizzati al miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Si va, quindi, verso una ripresa in sicurezza che unisca previsioni repressive ed interventi volti alla riqualificazione delle imprese, attraverso incentivi e sostegni economici che aiutino le aziende ad investire in prevenzione.
La prevenzione come strumento di una cultura della sicurezza
Maggiori controlli, messa in sicurezza e, soprattutto, prevenzione sono le azioni necessarie a ridurre il rischio di incidenti mortali nel lavoro.
Spesso, però, questi interventi determinanti vengono relegati al dopo, in quanto i relativi costi mal si conciliano con le esigenze economiche, Così, la sicurezza del lavoratore e, in buona sostanza, la tutela della vita umana viene considerata un onere oltremodo gravoso da sacrificare sull’altare del profitto.
Occorre una decisa inversione di rotta che conduca ad una cultura della sicurezza, sia da parte dei datori di lavoro che dei lavoratori stessi. Affinché possano vigilare sulle norme adottate a tutela della vita. Pervenendo, cosi, alla piena attuazione del dettato normativo dell’art. 9 dello Statuto dei Lavoratori che, sebbene emanato nel 1970, conserva ancora la sua piena attualità.
Irregolarità della posizione lavorativa e incidenti mortali sul lavoro
È, però, un cane che si morde la coda. Spesso, il lavoratore, soprattutto nelle piccole imprese, pur di lavorare, è costretto a farlo senza un regolare contratto e, quindi, senza alcuna tutela in caso di infortunio o di “licenziamento”, nonché ad accettare condizioni di lavoro ben diverse da quelle indicate nel contratto, sia nelle mansioni che nella retribuzione.
L’irregolarità della posizione lavorativa impedisce e preclude, così, al lavoratore ogni possibile intervento sulla sicurezza del luogo di lavoro che, anche per il lavoratore, finisce per diventare una questione secondaria, questa volta sacrificata in cambio di un posto di lavoro.
La tutela del lavoro e del lavoratore rientrano fra i principi fondamentali della nostra Costituzione che, all’art. 4, testualmente recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale spirituale della società”.
Il lavoro, quindi, è un diritto-dovere. È un dovere perché ciascun cittadino italiano è chiamato a contribuire al progresso della società secondo lo spirito solidaristico che permea l’intera Carta Costituzionale; ma, è, anche un diritto che conferisce dignità alla persona.
Per una più compiuta cultura della sicurezza, lo studio dei diritti e doveri dei lavoratori e le cognizioni basilari sulla sicurezza nei posti di lavoro dovrebbero essere diffusi nelle scuole al fine di ingenerare nei giovani principi e mentalità che ne facciano lavoratori consapevoli.
In copertina, photo by Christopher Burns on Unsplash