“Incastrati”, la serie su Netflix da non perdere
di Giovanni Burgio
I sei episodi della serie Netflix “Incastrati” scivolano via velocemente tra risate e grandiosi paradossi. Ficarra e Picone, ma anche gli altri tre sceneggiatori Fabrizio Testini, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, hanno creato un prodotto leggero, veloce, divertentissimo. Chi vuole svagarsi, evadere, sospendere per qualche ora la pesantezza e il buio pandemico, deve assolutamente vedere questa serie su Netflix.
Brevità degli episodi
Innanzitutto bisogna mettere in luce l’elemento chiave che determina la riuscita dell’opera: la brevità degli episodi, cioè la durata di 30 minuti.
In appena tre ore, quindi, il duo comico palermitano riesce a far ridere a crepapelle, incalzando con battute, smorfie, mimica e giravolte rocambolesche. Buonumore e leggerezza invadono immediatamente l’animo dello spettatore.
L’intensa e sospinta continuità comica dei dialoghi è il miglior pregio di questa creazione artistica. Un’abilità nella scrittura dei testi geniale e rara nel cinema di oggi.
L’intreccio indovinato
L’altro aspetto essenziale dell’efficacia del prodotto cinematografico è l’intreccio incessante e inestricabile fra l’aspetto pubblico e la vita privata, fra il sociale e il personale. La mafia e le corna matrimoniali si mischiano e s’intersecano continuamente. Un indovinato rimando dall’uno all’altro mondo in cui talvolta è financo difficile districarsi. Un’abile capacità di movimento che ravviva ripetutamente il racconto. Una dote di originalità degna di attenzione e lode.
L’autoironia di “Incastrati”
L’altro pregio che sin dall’inizio si apprezza negli autori è l’autoironia. In ogni momento si prendono in giro proprio “Le serie TV”, si ripetono i soliti luoghi comuni e gli stereotipi siciliani (rapporti madre-figli, marito-moglie, attenzione spasmodica al cibo), si sbeffeggia la mafia rappresentandola sarcasticamente. E in parecchie scene gli attori sembrano divertirsi nell’esasperare i loro ruoli (grandioso Sasà Salvaggio nell’impersonare il “bello”).
Linguaggio e recitazione
Interpreti e linguaggio sono siciliani, soprattutto palermitani. Espressioni e gergo vengono quindi particolarmente colti dal pubblico isolano. Ma teniamo presente che questa popolazione è ormai abbastanza diffusa nel pianeta. E quindi la facile obiezione sulla scelta “dialettale” in una fiction destinata a un vasto pubblico è tranquillamente superabile.
Sulla recitazione delle due protagoniste avremmo qualcosa da ridire. Troppo “televisiva” e poca spontanea. Nulla a che fare con quella degli altri attori, sia principali che secondari, che si destreggiano con grande mestiere nell’interpretare i vari personaggi.
I luoghi delle riprese
Splendida la scelta dei luoghi delle riprese. Per la prima volta riusciamo a vedere l’interno del gioiello razionalista della Caserma dei Vigili del Fuoco di Palermo. E poi la poco conosciuta abbazia di S. Maria del Bosco di Contessa Entellina.
L’opzione di qualità e di ottimo gusto nel girare gli interni in un appartamento di primo novecento ci restituisce i colori e i disegni tipici del liberty palermitano e siciliano.
E infine la ciliegia sulla torta: le fugaci immagini del crocifisso barocco in cima a una delle tante scale all’interno dell’Albergo delle Povere di Palermo. Insomma, una particolare attenzione degli autori al bello artistico e alle linee architettoniche che ci ricorda quanta bellezza e splendore ci sono in tutta la Sicilia.
Il futuro
In conclusione, una grande soddisfazione per i siciliani che d’ora in poi potranno vantarsi di avere una così ricca e abile compagine artistica. Un enorme patrimonio di idee e fantasia che deve far superare la perdurante propensione all’autodenigrazione e alla demolizione dei talenti di casa propria.
Un consiglio ai due “giovani” autori. Se in futuro non avrete l’ispirazione, non fate il sequel, non producete altri episodi della stessa serie. Non cedete, insomma, all’insidiosa trappola commercial-popolare. Troppo spesso, infatti, si vedono interminabili serie e prosecuzioni di film che non hanno il medesimo valore dei primi girati. Meglio un non-fatto che tanti seguiti mal riusciti e noiosi.
Qui, una nostra recensione sulla serie TV Netflix “Vendetta”.