
di Serena Corsale
Dopo “Lo chiamavano Jeeg Robot“, Mainetti torna a ricordarci che il nostro cinema può essere fantastico, avere i superpoteri e gli effetti speciali pur restando italiano, italianissimo.
Una fiaba in cui si incrociano tante storie. Un po’ “Il mago di Oz”: il racconto dell’avventura di quattro “freaks” romani, protagonisti di un circo di borgata. Portano con sé il disagio del diverso, che è senza luogo e senza tempo. Il film, però, un luogo e un tempo definiti li ha: la Roma del 1943, nuda e cruda, con bombardamenti e rastrellamenti. Allo stuolo di soldati tedeschi si contrappone un affascinante ritratto fiabesco della Resistenza in stile Robin Hood – versione meridione d’Italia.
Freaks Out, dietro i superpoteri
Abituati ad una narrazione quotidiana che tende ad educarci semplificando e dividendo il mondo in “giusto e buono” e “sbagliato e cattivo”, il confine tra le due categorie, nei personaggi dipinti da Mainetti, sfuma fino a farsi invisibile. Ci sono i (quasi) supereroi, gli aiutanti e il villain, come nelle migliori fiabe, ma la vita di ognuno di loro è segnata da qualcosa che rimescola le carte e cancella i margini.
Ciò fa sì che ci sia tutto ma anche il suo contrario: nel rapporto tra i freaks, in particolare Matilde, la ragazza elettrica, e Israel, il titolare del circo “Mezza Piotta”, c’è la famiglia anche quando questa è venuta a mancare; c’è amore senza convenzioni; ci sono dubbi e pentimenti, perdita di controllo e volontà di riprenderlo; c’è consapevolezza della propria condizione ma anche incoscienza, errori di valutazione e compromessi. C’è la vita ordinaria di persone straordinarie in un mondo fiabesco che ha i contorni reali della storia italiana. Questa volta non è il verosimile ad essere più vero del vero, ma il fantastico.
Gli artigiani del cinema
Il plot è valorizzato da un lavoro eccellente di tutte le maestranze del fantastico mondo del cinema: dai costumi al trucco, dagli effetti speciali alla post-produzione, con un cast (in)credibile che arricchisce ogni figura. Poetici Cencio (Pietro Castellitto) e Matilde (Aurora Giovinazzo), ma una lode particolare va a Max Mazzotta e al suo cocciuto partigiano.
Mainetti mette anche la ciliegina sulla torta: la colonna sonora curata dal regista stesso e da Michele Braga è cucita addosso alla storia e ai personaggi e diventa co-protagonista.
Freaks Out: casting
Il regista ha raccontato sui suoi profili social i provini fatti agli attori che sono diventati i protagonisti del suo film e le motivazioni che lo hanno portato alla loro scelta. Il suo racconto ha un gusto un po’ magico da cui emerge la passione per il suo mestiere. La caratterizzazione dei personaggi porta a fantasticare su un ritorno in grande stile dei romanzi d’appendice, in versione contemporanea.
Il film Freaks Out ha rifiutato le onnipresenti e redditizie piattaforme. È nato e cresciuto per il grande schermo e la visione condivisa in sala. Tutto trasuda amore per il cinema.
Qui il trailer ufficiale dal canale ufficiale della 01Distribution:
Le immagini in questo articolo sono tratte dal sito ufficiale della 01Distriution, pagina dedicata al film Freaks Out (qui).