La banda di Mazzarino ha imposto terrore e oppressione
di Giovanni Burgio
Nel cuore della Sicilia, tra Caltanissetta e Gela, si compiono gesti primitivi e torture indescrivibili. Sembra di essere rimasti indietro nel tempo. Stidda e Cosa Nostra s’impongono con violenza e forza bruta soffocando le popolazioni locali.
Con l’operazione “Chimera” a Mazzarino, venerdì 24 settembre, sono state arrestate 37 persone, 13 sono andate ai domiciliari, due agli obblighi di firma, e sono state emesse tre interdittive a svolgere attività professionali.
I Sanfilippo
È il clan stiddaro dei Sanfilippo a essere stato colpito duramente, soprattutto nella sua componente familiare. Infatti, ben 20 persone tra quelle fermate hanno tra loro legami di parentela: sono fratelli, sorelle, coniugi, cognati e nipoti.
Tutto il territorio dominato dai Sanfilippo viveva sotto una cappa di oppressione e paura. “Per loro era particolarmente importante mantenere un controllo del territorio – dice il Procuratore facente funzioni Roberto Condorelli – Era un modo per dire che sul territorio loro erano i padroni”.
Per esempio, il titolare di una pescheria non poteva rifiutarsi di dare gratis il pesce agli affiliati del clan. E un barbiere è stato selvaggiamente pestato perché non voleva fornire gratuitamente il proprio lavoro.
Ma sono due lupare bianche, del 1984 e del 1991, a rivelare la natura selvaggia degli stiddari. Quella dell’84 ha avuto per vittima un ragazzo di soli 22 anni. Bastonato e strangolato, viene seppellito una prima volta. Ma siccome il corpo emerge troppo in superfice, viene diseppellito e spostato altrove.
Orrore mafioso: le atrocità
Ed è soprattutto la descrizione della lupara bianca dell’agosto 1991 che ha quasi dell’incredibile, in tutti i suoi aspetti che mostrano fino a che punto può arrivare l’orrore mafioso in Sicilia. Accusato di custodire le armi di un clan rivale, Luigi La Bella di 28 anni viene orrendamente torturato e mutilato: prima delle orecchie, poi del naso, infine delle dita delle mani. Alla fine del lungo calvario si scopre che non sa nulla. Ma a quel punto non può che essere ucciso.
All’orribile scena avrebbe assistito un bambino di 11 anni. È il nipote del boss che ha tagliato il corpo del ragazzo di 28 anni e che orgogliosamente si vanta di avere la laurea in “Chirurgia senza anestesia”. E, conclusione senza speranza dell’accaduto, il bambino proclamerà poi che anche lui vuole avere quella laurea, “la laurea del rispetto”.
Truffe e droga
Le indagini sono partite nel 2016 dal Comando politiche agricole e alimentari dei carabinieri. I Sanfilippo, con false dichiarazioni, avrebbero intascato contributi statali e comunitari per l’agricoltura. E in alcuni casi si sarebbero impadroniti di appezzamenti di terreni con atti intimidatori verso piccoli proprietari agricoli.
Ma oltre alle estorsioni, agli omicidi e alle truffe agricole, il clan si arricchiva soprattutto con la droga. A Gela e Mazzarino arrivavano direttamente dalla Calabria e dalla Lombardia le partite di cocaina da vendere ai consumatori. Ed era in particolare con Vibo Valentia e con il clan Guerra di Cinisello Balsamo che gli stiddari avevano stretto lucrosi patti d’affari.
Coinvolti nell’indagine pure tre insospettabili appartenenti ai colletti bianchi: due medici e un avvocato. Sono stati sospesi per sei e nove mesi dall’esercizio della professione.
In copertina. photo by Piermanuele Sberni on Unsplash