
di Giovanni Burgio
Risvegliarsi con il canto delle cicale, alle sei del mattino, in pieno viale Strasburgo, a Palermo, non è sensazione da poco. Non può che evocare lontanissimi suoni ascoltati da bambino, al centro della Sicilia, in un’aperta e isolata campagna. Assolata, accaldata, illuminatissima da un sole accecante. Non può che riecheggiare la quiete, la calma, la tranquillità, dell’infanzia trascorsa, con una punta di nostalgia infinita.

Ma questi maltrattati e malfamati insetti, chissà perché associati all’ozio, al dissipamento del tempo e delle energie, sinonimo di insistente e fastidioso chiacchiericcio, da qualche tempo si possono sentire frinire pure a piazza Politeama, sui primi platani di via Libertà.
Siamo dunque nel pieno centro di una metropoli mediterranea che conta oltre 700mila abitanti e si estende per chilometri prima di arrivare alla campagna,
È una bellissima novità di questi ultimi giorni. Mai prima d’ora, o per lo meno da decenni, il continuo e incessante suono emesso dai maschi di questa specie si era potuto ascoltare in un punto così centrale e antropizzato della città di Palermo.
Ci si è sentiti immersi in piena campagna, pur essendo circondati da macchine, rumori, fastidiosi elementi umani. Una meraviglia che ha colpito molti passanti e passeggianti.
Perché le cicale tornano a farsi sentire nel centro di Palermo
Si potrebbe ipotizzare che questo sia uno dei tanti effetti del surriscaldamento terrestre, e le altissime temperature registrate in questi giorni sarebbero un’ulteriore prova. E invece no. Naturalisti ed entomologi la pensano in modo diverso.
Giuseppe Ippolito, guida naturalistica, afferma “Non credo che c’entri qualcosa il cambiamento climatico. Piuttosto so che in questi ultimi anni è diminuito di molto l’uso di pesticidi e insetticidi. Ed ecco perché ci sono le cicale”.
In copertina, piazza Politeama a Palermo nel periodo di fioritura delle Jacarande, tra maggio e giugno.