di Gianluca Navarrini
Nella competizione per conquistare il Campidoglio, oltre alla sindaca uscente Virginia Raggi, ci sono già altri tre candidati in campo: Vittorio Sgarbi, Carlo Calenda, Roberto Gualtieri. Quest’ultimo, dopo il ritiro “volontario” di Monica Cirinnà, sembra aver già di fatto vinto le primarie del centrosinistra del prossimo 20 giugno, dove si limiterà a sfidare se stesso.
Il centrodestra, invece, non ha designato ancora nessuno. Guido Bertolaso non sembra intenzionato a candidarsi, malgrado gli ultimi sondaggi rivelino che potrebbe battere gli altri sfidanti e vedersela con la Raggi al secondo turno.
Corsa per il Campidoglio, il noto outsider Vittorio Sgarbi
Il concorrente meno apprezzato, Vittorio Sgarbi, nei sondaggi (*) è dato a poco più del 5% e non sembra destinato a potercela fare: la sua presenza varrà solo a sottrarre voti agli altri. Sarebbe però un errore considerare Sgarbi solo come un provocatore.
Il ferrarese – laureato in filosofia e specializzato in storia dell’arte – ha trascorso quasi trent’anni nelle aule parlamentari e vanta una ragguardevole esperienza di amministratore locale: è stato sindaco di San Severino Marche e di Salemi. E attualmente è sindaco di Sutri.
Certo, queste cittadine non sono Roma, ma i meccanismi amministrativi – che lui ben conosce – sono concettualmente i medesimi. Ciò nonostante, è tra gli altri due candidati che la sfida si preannuncia serrata, feroce e lacerante.
Roberto Gualtieri, candidato del PD al Campidoglio
Gualtieri (che i sondaggi danno al 18%, contro il 14% di Calenda) – laureato in lettere, docente di storia contemporanea ed europarlamentare dal 2009 – non ha alcuna pregressa esperienza di amministrazione attiva. E lo scorso 11 maggio, nel corso della trasmissione “Otto e mezzo” su La7, non è apparso particolarmente preparato.
Ha premesso che, per Roma, Zingaretti sarebbe stato un candidato molto forte (lasciando intendere di non esserlo altrettanto) e poi ha affermato – sbalordendo perfino la Gruber – che il suo primo atto in caso di elezione sarà la convocazione di un tavolo per il Giubileo del 2025.
Roma non ha ancora implementato la raccolta differenziata e non possiede un sistema di smaltimento dei rifiuti. Il trasporto pubblico non funziona. Le periferie sono in abbandono e il centro storico è maltrattato. Le procedure burocratiche appaiono impastoiate, impigrite, letargiche. Anche per ottenere una carta d’identità ci sono tempi di attesa superiori al mese.
Ma la priorità di Gualtieri è solo quella di avviare il tavolo per il Giubileo, perché lega questo tema al PNRR (Recovery Fund), il cui apporto viene ritenuto essenziale per avere una città più verde, più inclusiva e più innovativa. Qui il candidato del PD è sembrato ignorare che i progetti della Raggi erano stati già bocciati. E non ha neppure illustrato un suo specifico progetto, limitandosi a generiche indicazioni (più asili nido, più tram, più metropolitane), senza spiegare, neppure sommariamente, cosa farà e come.
Carlo Calenda, il candidato “trasversale”
All’opposto di Gualtieri, Calenda – laureato in giurisprudenza e forte di un profilo professionale dalla solida connotazione manageriale – punta tutto sulla chiarezza e sul pragmatismo. Ad oggi ha già illustrato due progetti piuttosto dettagliati: uno per l’integrale rinnovamento della gestione dei rifiuti e l’altro per il rilancio e il potenziamento del trasporto pubblico.
Ma ci sono molte idee anche su verde pubblico, turismo e cultura. Si tratta di progetti indubbiamente ambiziosi che presuppongono una visione di lungo periodo e una determinazione. Ciò che il leader di Azione ha già mostrato di possedere durante la sua permanenza alla guida del Ministero di Via Veneto.
Calenda, d’altra parte, è l’unico tra i candidati che stia lavorando al suo progetto per Roma già da oltre sei mesi. Inoltre è affiancato da un Centro studi costituito all’interno di Azione che riceve, vaglia ed elabora proposte e progetti che giungono direttamente dai gruppi territoriali del partito.
Calenda, inoltre, ha già percorso in lungo e in largo l’intera Città, affiancato da due profondi conoscitori della Capitale e delle sue periferie, come Flavia De Gregorio e Dario Nanni. Per trovare soluzioni occorre prima conoscere – direttamente e non per sentito dire – i problemi a cui si deve dare risposta una volta eletti al Campidoglio.
Davide e Golia
Certamente dal punto di vista dimensionale e organizzativo, il PD ha un apparato gigantesco se confrontato a quello che sostiene Calenda. Ma il rischio che corre il PD a Roma è di fare la fine di Golia contro Davide. Mentre Calenda – che sarà sostenuto da un progetto totalmente civico – rischia solo di non diventare sindaco. Agguantando, però, un risultato notevole per sé e per Azione, in termini di visibilità e consenso.
Inoltre la candidatura di Gualtieri al Campidoglio – schiacciata tra Cinque Stelle, centrodestra e progetto civico di Calenda – potrebbe non agglutinare neppure il consenso di tutti gli abituali simpatizzanti del PD.
La circostanza sta emergendo sui social, dove un seguitissimo commentatore che si nasconde sotto il nickname di Yoda – iscritto al PD – ha già annunciato, con un tweet, che voterà per Calenda perché, a suo dire, ha «l’energia, la determinazione e la competenza per affrontare i mille mali di Roma». Come lui, altri simpatizzanti del PD si stanno orientando su Calenda. Proprio perché gli riconoscono le capacità necessarie per poter affrontare la sfida del governo della Capitale. Capacità che, invece, non rinvengono nel pur rispettabile, ma scialbo e inadatto, Gualtieri.
(*) I sondaggi qui citati sono quelli realizzati da IZI per Repubblica e pubblicati anche da FanPage qui il 13 maggio 2021. Nel sondaggio è indicato Bertolaso quale possibile candidato del centrodestra. Bertolaso però non ha ancora dato la sua disponibilità alla candidatura.
In copertina, il Campidoglio a Roma. Foto di Gianluca Navarrini.
Otto e mezzo dell’11 maggio 2021: https://www.youtube.com/watch?v=X7v-VRjFYGU.