I retroscena politici di una vicenda poco edificante che mostra tutta l’incoerenza e la pericolosità del Movimento 5 Stelle
di Gianluca Navarrini
I simpatizzanti del Movimento 5 Stelle provano a passare al contrattacco, sostenendo che le indagini sul figlio di Beppe Grillo siano ripartite ad orologeria, dopo il varo del Governo Draghi, per indebolire il Movimento, il cui peso parlamentare in questo momento non è determinante. In altre parole, ci sarebbe stato un patto segreto – non si sa bene tra chi – che avrebbe portato al congelamento dell’indagine su Ciro Grillo.
In Italia, purtroppo, il malcostume di una parte della magistratura permette di pensare anche questo. E non si può negare che l’illazione possa avere elementi di verosimiglianza. Ma se la circostanza fosse vera, contrariamente a quanto pensano i sostenitori di questa tesi, la posizione di Grillo non ne trarrebbe giovamento. E lo stesso Movimento 5 Stelle ne sarebbe travolto.
Se, infatti, Grillo avesse girato il delirante video-messaggio a difesa del figlio come reazione a questa manovra della magistratura, egli solo sarebbe responsabile della violenza e dell’inciviltà dei contenuti del messaggio. Contenuti che non gli sono stati certamente dettati dai magistrati, ma che lui stesso ha immaginato.
Ne è, dunque, venuto fuori in modo limpido e desolante quel che davvero pensa Grillo sulle donne e sulla magistratura. Se questo sudicio e inaccettabile pensiero, se questo ammasso di idiozie viene giustificato dai suoi ammiratori, costoro credo dovrebbero trarne solo ragioni di vergogna.
Il video di Grillo e le ricadute politiche sul Movimento 5 Stelle
Senza soffermarsi ancora sul miserevole panorama intellettuale, degno del peggior fascismo, rivelato dalle ispirate parole del guru, occorre invece riflettere sulla portata politica della vicenda.
Perché, se la magistratura fosse implicata in opache manovre di potere e se Grillo ne fosse consapevole, crollerebbe fragorosamente tutto l’impianto ideologico – basato sull’onestà certificata dall’assenza di imputazioni o di condanne penali – su cui si basa il Movimento: nel clima avvelenato della disputa politica, con la complicità di una magistratura compiacente chiunque potrebbe essere indagato ad orologeria e tenuto sulla graticola a tempo indeterminato. E l’intero sistema democratico ne risulterebbe destabilizzato. Con la consapevole ed eversiva complicità del Movimento e del suo garante. E in barba alla proclamata onestà. Può essere considerato onesto chi intesse accordi segreti per pilotare i processi penali?
E quando Grillo si lamenta che le indagini sul figlio sarebbero durate fin troppo – quasi due anni! – conferma le doglianze dei tanto vituperati garantisti. Era proprio per evitare questi abusi del processo penale che si era criticata – e si critica tuttora – la riforma della prescrizione fortemente voluta da Alfonso Bonafede e da tutto il mondo grillino.
Non perché fosse avversata quella riforma in quanto tale, ma in quanto la stessa era completamente svincolata da misure che consentissero davvero l’accelerazione e l’esaurimento in tempi ragionevolmente brevi del procedimento penale. Ma se il processo penale – grazie ad un patto segreto – si arenasse alla fase delle indagini, la prescrizione maturerebbe prima della sentenza di primo grado. Con buona pace delle vittime del delitto.
La responsabilità penale è personale
Da ultimo, ma non certo per importanza, occorre evidenziare un altro aspetto, totalmente trascurato dai raffinati intellettuali che con le unghie e con i denti – ma con poco cervello – difendono l’indifendibile e ignobile comportamento di un garante ignorante, logoro e screditato: la responsabilità penale è strettamente personale (art. 27 Cost.).
Il timore che eventuali responsabilità (tutte da accertare, sia chiaro) di Ciro Grillo si riversino sul padre e, di conseguenza, sul Movimento 5 Stelle è un timore che può coltivare solo chi ha una concezione magica e primordiale del diritto penale.
Tanto più che Ciro Grillo non ha alcun ruolo politico. Ma se anche ne avesse avuto uno, in ogni caso le colpe dei figli non ricadono sui padri, né quelle dei padri ricadono sui figli. Ma, certo, la cosa deve apparire ben strana a una setta di invasati che ha sempre confuso – per crassa ignoranza e per becera convenienza – le responsabilità personali con quelle collettive, all’insegna di uno squallido moralismo a corrente alternata: rigidamente esigenti con gli avversari, largamente indulgenti con gli amici.
Foto in copertina tratta dalla pagina Facebook di Beppe Grillo (qui).