di Gabriele Bonafede
Abbrutiti da questa pandemia che tra le tante rovine ci ha tolto gli abbracci e il teatro, abbiamo anche dimenticato il piacere di presentare i libri e di ricordarci di quelli distribuiti nella primavera del 2020. E rimasti lì, a guardarci, a guardare su una realtà che sembra ormai tramontata. Ma che non lo è.
Non è finito il mondo ma, certo, è finto un mondo. Eppure quel mondo esiste, c’è, e tornerà. Cambiato, sicuramente, ma tornerà ad appartenerci. Così ho finalmente letto un libro che volevo leggere: “Il tempo dell’elefante”, di Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo.
Un libro diverso da quelli ai quali ci aveva abituati. Dove c’è la politica, certo, ma c’è in effetti il cuore di Palermo. C’è, soprattutto, il cuore di Orlando, che parla di sé stesso e della sua città, appunto, con il cuore in mano. Non fa sconti a sé stesso, Orlando, diversamente da altri politici: non si nasconde dietro una maschera.
In questi veri e propri “Appunti da Sindaco”, con brevi storie sempre condite tra le righe del “non detto”, dice tuttavia tutto con la massima franchezza possibile. Rendendo così evidenti i propri pregi e i propri difetti. E in questo sta il pregio: non nascondere un modo di essere che potrebbe essere inteso quale “difetto” per un politico o per chiunque.
Orlando parla con il coraggio di essere autentici, anche laddove il cuore può aprirsi rivelando debolezze insieme a grande forza. E in questo modo ci restituisce una esperienza autentica e una città, un mondo, autentico. È il mondo di Palermo, è ciò che vorremmo sapere, di Orlando e di Palermo. Sia esso approvato o meno.
Di tutti i brevi racconti, quello che mi ha colpito di più, credo il più “bello”, è relativo a Santa Rosalia. Forse perché esalta ogni palermitano più di ogni altra cosa, laico o religioso che sia, agnostico o devoto. E ammetto di non essere io stesso da meno in questo “difetto-virtù” nel considerare Santa Rosalia, per me e alcuni insieme a San Benedetto il Moro, un riferimento quanto meno di confronto.
Orlando ce ne restituisce un’autenticità assoluta. Assoluta, proprio perché personale e personalizzata, individuale, come è nell’assolutismo individuale di ogni palermitano.
E racconta: «Santa Rosalia era ciò che i palermitani decidono ogni anno in occasione del “festino “. E ancora oggi ogni palermitano ha la “sua” Santa Rosalia, tanto ambigua, tanto multiforme, un vero e proprio specchio del popolo di Palermo». Aggiunge poi: «I santi non sono marziani. I santi sono persone normali. Straordinarie ma normali […]. I santi sono per fortuna molti di più di quelli riconosciuti dalla Chiesa».
In Il tempo dell’elefante, Orlando confessa la straordinaria normalità dell’avventura da Sindaco, per decenni, di una delle città più difficili da sindacare in Italia, forse la più difficile.
Questa avventura è soprattutto un viaggio, come sempre è viaggio la vicenda umana. E lo è, attraverso le pagine, anche per il lettore: portato in giro per diversi luoghi del mondo che Orlando ricorda e appunta nel suo testo. Sono i luoghi dove Orlando ha portato Palermo e la sua straordinaria normalità. Una normalità di Palermo negli onori e nei dolori, città di una contraddizione quasi salomonica nella sua ingiustizia sociale.
Di questo, Orlando, non ha paura perché non ha paura della sincerità, anche quando è nascosta dal cerimoniale di incontri ufficiali e per questo contaminati dalla retorica.
Il tempo dell’elefante è un libro irrinunciabile, direi doveroso da leggere, per chi vuole conoscere Orlando e dunque Palermo, e Palermo e dunque Orlando. E lo è sia per chi è stato sempre “devoto” a Orlando, sia per i suoi detrattori: se ne rimane in ogni caso stupefatti proprio per la trasparenza assoluta nel raccontarsi. Ancor più lo è per chi è rimasto sempre lucido nel considerare il suo operato quale Sindaco, senza essere né devoto né detrattore, ma “oggettivo”, per quanto l’oggettività non possa esistere nell’animo umano.
Non a caso, Orlando lo definisce egli stesso «la mia “lucida follia” …».
Una lucida follia che può non essere benvoluta da alcuni, ma necessariamente benvenuta nella sua testimonianza tanto trasparente quanto lucida.
Leoluca Orlando, Il tempo dell’elefante, New Digital Frontiers – L’Identità di Clio, Palermo 2020