di Gianluca Navarrini
Come definire Nicola Zingaretti? Indeciso? Indefinibile? Una vittima sacrificale? L’ineffabile Zingaretti?
Una cosa pare oramai certa: la sua scelta come segretario del PD si è rivelata infelice. I cambi continui di marcia e le antinomie della sua frastagliata linea politica sono là a documentarlo.
E ciò dimostra che le primarie – almeno in Italia – costituiscono un problema e non una soluzione. Veltroni, acclamatissimo alle prime primarie del PD, fu disarcionato dai veleni interni nonostante il 33% dei consensi raccolti alle politiche del 2008.
Renzi prese vagonate di consensi alle primarie e fu rovesciato forse da sé stesso e sicuramente dai maggiorenti del PD. Il cui martellamento costante convinse gli elettori che Renzi era un “nemico del popolo”, un infiltrato della destra, un complice di Berlusconi, un aspirante autocrate, un uomo solo al comando.
L’ineffabile Zingaretti: un segretario “cartonato”
Zingaretti è sempre stato palesemente inadeguato. Ma ha sempre avuto il sostegno dei notabili del PD. Ai quali un segretario “cartonato” faceva comodo: il PD oggi ha un “segretario ombra” nella persona di Goffredo Bettini e una segreteria costituita dai capi corrente. Tra cui, in prima fila, il perenne ministro Dario Franceschini.
E, per farlo risultare gradito ai militanti che lo hanno incoronato alle primarie del marzo 2019, lo si è dipinto come un vincente. Perché alle precedenti elezioni regionali aveva battuto la concorrenza, diventando il primo presidente del Lazio a conquistare due mandati consecutivi.
Ma la sua vittoria nel Lazio è stata, in realtà, determinata dalle divisioni del centro-destra presentatosi con due distinti candidati: Stefano Parisi e Sergio Pirozzi. Un centro-destra diviso che, se avesse concorso unitariamente (magari con un ticket Parisi-Pirozzi), avrebbe stravinto a mani basse.
E così, in questa condizione di “vincente-ostaggio-dei-perdenti”, l’ineffabile Zingaretti si è barcamenato fino ad oggi, invocando “unità” a ogni passo e, su tutto il resto, improvvisando alla giornata. Ma è probabile che a breve anche lui sia destinato ad essere risucchiato dalla centrifuga stermina-segretari del PD.
Della centrifuga, e delle malattie centrifughe nel PD, se ne iniziano a vedere i sintomi sui media e la stampa. Ad esempio in questo articolo di De Angelis su l’Huffington Post.
Probabilmente non sentiremo la mancanza dell’ennesimo segretario PD. Anch’egli rottamato dall’egemone potere dei rottamati. E di rottamazione in rottamazione, anche l’esperienza del PD sta lentamente evaporando in una nuvola di niente.