di Franco Lo Piparo
Il testo di Gramsci che vi propongo di leggere farebbe la sua bella figura in una antologia di classici del liberalismo. È un articolo apparso sull’«Avanti!», edizione torinese, il 26 agosto 1918.
Siamo ancora durante la Grande Guerra, oggi conosciuta come Prima Guerra Mondiale, che sarebbe terminata nel novembre del 1918. Una guerra che aveva già sterminato milioni di soldati al fronte e sconvolto la vita d tutti con interminabili drammi e tragedie.
Sebbene l’esercito tedesco avesse subito uno scacco che si sarebbe rivelato decisivo sul fronte principale tra Francia e Belgio, non era ancora detta l’ultima parola. Gli imperi centrali erano allo stremo, ma non si era ancora arreso nessuno. Tuttavia, era evidente che il mondo fosse in continua fibrillazione da alcuni anni: la guerra sui fronti occidentali c’era ancora ma aveva già distrutto gli equilibri sociali, la rivoluzione bolscevica era già avvenuta, il futuro si indirizzava a nuovi modelli socio-politici, che lo si volesse o meno.
Quell’articolo di Gramsci è una curiosa contrapposizione tra due modelli antitetici di società studiati su due tipi di giochi, il football (il calcio) e lo scopone. «Anche in queste attività marginali degli uomini si riflette la struttura economico-politica degli Stati», sottolineava Gramsci (qui la voce di Wikipedia sul politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano).
Il calcio secondo Gramsci: metafora di un modello socio-politico
«Osservate una partita di football: essa è un modello della società individualistica: vi si esercita l’iniziativa, ma essa è definita dalla legge; le personalità vi si distinguono gerarchicamente, ma la distinzione avviene non per carriera, ma per capacità specifica; c’è il movimento, la gara, la lotta, ma esse sono regolate da una legge non scritta, che si chiama “lealtà”, e viene continuamente ricordata dalla presenza dell’arbitro. Paesaggio aperto, circolazione libera dell’aria, polmoni sani, muscoli forti, sempre tesi all’azione.
(…)
Anche in queste attività marginali degli uomini si riflette la struttura economico-politica degli Stati. Lo sport è attività diffusa delle società nelle quali l’individualismo economico del regime capitalistico ha trasformato il costume, ha suscitato accanto alla libertà economica e politica anche la libertà spirituale e la tolleranza dell’opposizione.
(…) Lo sport suscita anche in politica il concetto del “gioco leale”».
Lo scopone: metafora di un altro modello socio-politico
Vediamo cosa invece dice dello scopone.
«Gli italiani amano poco lo sport; gli italiani allo sport preferiscono lo scopone. All’aria aperta preferiscono la clausura in una bettola-caffè, al movimento la quiete intorno al tavolo.
(…)
Una partita allo scopone. Clausura, fumo, luce artificiale. Urla, pugni sul tavolo e spesso sulla faccia dell’avversario o … del complice. Lavorio perverso del cervello. Diffidenza reciproca. Diplomazia segreta. Carte segnate. Strategia delle gambe e della punta dei piedi. Una legge? Dov’è la legge che bisogna rispettare? Essa varia da luogo a luogo, ha diverse tradizioni, è occasione continua di contestazioni e di litigi.
(…)
Lo scopone è la forma di sport delle società arretrate economicamente, politicamente e spiritualmente, dove la forma di convivenza civile è caratterizzata dal confidente di polizia, dal questurino in borghese, dalla lettera anonima, dal culto dell’incompetenza, dal carrierismo (con relativi favori e grazie del deputato).
Lo sport suscita anche in politica il concetto del “gioco leale”.
Lo scopone produce i signori che fanno mettere alla porta dal principale l’operaio che nella libera discussione ha osato contraddire il loro pensiero».
Calcio e scopone secondo Gramsci: metafore di modelli sociopolitici
Sicuramente c’è della esagerazione nel primo e nel secondo caso.
Ma l’importanza dell’articolo sta altrove, nei modelli di Stato e società che Gramsci descrive attraverso l’immagine dei due giochi.
Liberal, individualista ma regolata, lealmente competitiva, «tollerante dell’opposizione», la società-Stato che si intravvede nel football (nel calcio).
Poliziesca, non trasparente, fondata sul «confidente di polizia» e sul «culto dell’incompetenza, del carrierismo», la società-Stato rappresentata nello scopone.
In copertina, collage con Gramsci e i migliori club e calciatori dell’epoca prima e dopo la Grande Guerra, tra le quali il Genoa, la Pro Vercelli, il Casale, il Livorno… Ognuno riconosca i suoi beniamini.