di Gianluca Navarrini
Sempre più spesso le cronache giornalistiche parlano di Azione come di un partito moderato, centrista, benché il suo attuale leader, Carlo Calenda, non gradisca molto tale definizione.
Forse perché in Italia, quando si parla di partiti moderati, si allude a forze politiche conservatrici, il cui centrismo è sinonimo di immobilismo e di conformismo. E, infatti, la loro funzione politica è sempre stata di tipo “rassicurante”.
Visto che i partiti di sinistra e quelli di destra, da soli, non hanno mai avuto i numeri per governare il Paese, le forze moderate hanno sempre costituito l’addendo necessario per formare una maggioranza.
La loro presenza – diventando ago della bilancia – rassicurava gli elettori delle forze in quel momento all’opposizione che una sinistra al governo non avrebbe fatto cose troppo di sinistra; e che, viceversa, una destra al governo non avrebbe fatto cose troppo di destra.
Ma, a forza di frenare sia la destra sia la sinistra, i partiti cosiddetti moderati (nelle loro varie incarnazioni) hanno frenato anche il Paese, trasformandosi in una insopportabile zavorra.
Azione e moderatismo: un chiarimento
Perciò il moderatismo politico, in Italia, non può essere identificato con la moderazione politica, che ha tutt’altro significato. Se moderatismo vale come conservatorismo, moderazione equivale a sobrietà, senso della misura, equilibrio e mitezza. La moderazione politica si contrappone all’estremismo, alla smodatezza, alla violenza, allo squilibrio, ma non al progressismo e al riformismo, di cui, anzi, dovrebbe essere la migliore interpretazione.
Azione, in quest’ottica, non corrisponde al ritratto del moderatismo politico, ma intende dar vita a una politica mite, misurata, pragmaticamente equilibrata e progressista. Anche perché, soprattutto nell’attuale situazione, l’Italia – immobile da oltre trent’anni e impantanata in una tremenda crisi economica, politica e sociale – non ha bisogno di un nuovo moderatismo conservatore: a conservare la miseria son tutti capaci.
Per guidare e governare il progresso, invece, occorrono determinazione, visione del futuro, competenza e tanto, tantissimo coraggio. Un coraggio che – non avendolo mai avuto – il pavido e mediocre moderatismo italiano oggi non può darsi.
In copertina, Carlo Calenda parla del suo libro “I Mostri”, (Feltrinelli 2020). Foto tratta dal suo profilo ufficiale Facebook.