di Gabriele Bonafede
In Italia le notizie sul secondo impeachment a Trump arrivano con il contagocce. Eppure, oggi è un giorno cruciale per il destino della democrazia americana e, di rimando, per tutte le democrazie compresa quella italiana.
Il disinteresse italiano non stupisce. Siamo un paese che, al netto di Draghi e qualche altro, appare ripiegato su sé stesso. Anche da noi si sta attraversando una fase cruciale, ma lo è, in qualche modo, perché legata a un cambiamento di rotta che parte dagli Usa, che piaccia o no. Con l’elezione di Biden il vento è cambiato ed è evidente.
Ciò che arriva dal processo in corso al Senato sul secondo impeachment è inoltre di particolare interesse, nonostante non sia stato ben compreso in Italia. Si è parlato di “certezza dell’assoluzione” in base ai numeri e c’è persino chi si è spinto a dire che questo secondo impeachment a Trump imbarazzi Biden, oppure che sia un esercizio fine a se stesso. Nulla di più sbagliato.
Il secondo impeachment a Trump invece è innanzitutto doveroso. Perché si tratta di un processo a un presidente che, sconfitto alle elezioni, non solo non ne ha riconosciuto il risultato ma ha anche tentato un vero e proprio colpo di stato.
Vero, la maggioranza dei senatori repubblicani è ancora fedele a Trump e probabilmente voterà per la sua assoluzione. Probabilmente non basteranno i senatori che saranno convinti a votare per la condanna.
Tuttavia, le cose non sono iniziate bene per Trump e i repubblicani trumpisti. Già ieri, la stessa esistenza della procedura al Senato è stata votata a favore da tutti i democratici e anche da sei senatori repubblicani. Tutto ciò prima ancora che si arrivasse al materiale d’accusa.
Ed è proprio il materiale di accusa che inchioda Trump. Ma ciò che è più importante, inchioda soprattutto il partito repubblicano. Lo inchioda alle proprie responsabilità e alla direzione nel suo futuro. Rimarrà fedele a Trump facendosi trascinare nell’estremismo e nello sconfessare l’essenza stessa della democrazia e dei propri valori? Oppure una parte consistente dei repubblicani, sia pure una minoranza dei senatori, sceglierà di votare con l’accusa salvando così per lo meno l’onore di un partito alla deriva?
Questo è il vero motivo del secondo impeachment: mettere alla prova i valori repubblicani di un partito che è ormai in balia dell’estremismo anti-democratico della deriva autoritaria e violenta. Basata, per giunta, su innumerevoli bugie e fake.
Tutto ciò è chiarito dalla estrema eloquenza degli interventi dell’accusa, in modo particolare del senatore Jamie Raskin. Il quale, nella sua arringa ha fatto visionare un filmato che inchioda senza possibilità di scampo Trump. E inchioda i repubblicani alle loro responsabilità.
Nel video (alla fine di questo articolo), si vede chiaramente come Trump inciti la folla raccolta al proprio comizio per mandarla inequivocabilmente ad assaltare il Congresso. Le sue parole incitano alla rivolta violenta e sono espressamente ripetute dai terroristi durante l’assalto. A un certo punto, Trump manda un tweet dove accusa Pence. Qui i terroristi si scatenano in cori “Impiccare Pence”, con tanto di cappio esposto davanti al Capitol Hill.
Gli slogan di Trump sono chiaramente ripetuti dai terroristi, che agiscono con estrema violenza, seguendo le stesse istruzioni e le stesse parole dell’ex-presidente. Poi dicono chiaramente ai poliziotti: “Il vostro stesso capo [Trump] vi dice di farci passare”. Anche senza conoscere l’inglese, le immagini si commentano da sole.
A fronte di tutto ciò, la difesa, rappresentata da due avvocati, ha ammesso di avere cambiato i propri piani. E lo si è visto chiaramente, con l’avvocato principale di Trump a balbettare discorsi privi di logica per un tempo infinito. Chiacchiere di aria fritta, o più precisamente deliri, che altri esperti legali hanno giudicato come una vera e propria debacle.
D’altronde, di fronte a tanta evidenza i senatori repubblicani sospettati di avere partecipato al colpo di stato non hanno nemmeno seguito il dibattito, avendo già deciso di difendere Trump a oltranza a costo di far scivolare per questa china l’intero partito repubblicano.