di Gabriele Bonafede
Se c’è una virtù degli italiani è quella di sapere uscire da situazioni impossibili. Nella storia, nella politica e persino nelle partite di calcio. Magari alla undicesima ora, magari dopo Caporetto, magari ai tempi di recupero, ma l’Italia si dimostra viva. Come è successo tante volte.
Grazie all’opera di Italia Viva, al genio politico di Renzi e alla sagace serietà di Mattarella, l’Italia si ritrova ad avere una speranza. Una speranza di grande peso che, va detto, esiste grazie a tutti gli italiani che non hanno perduto la bussola appresso al populismo. Una speranza che ha un nome: Mario Draghi.
La ritirata del populismo anche in Italia
Tanti italiani ed europei oggi riprendono ad avere speranza per un paese che, sotto le follie populiste, sembrava ormai spacciato. La crisi aperta da Italia Viva era necessaria per evitare la deriva del populismo e dell’incompetenza. Era necessaria per riprendere a sperare nelle risorse sane del paese.
Certo, la sconfitta del populismo terrorista di Trump negli Usa ha aiutato. Ha cambiato le carte: il vento soffia finalmente in una direzione diversa dall’autolesionismo, in tutto il mondo.
Ma non era per nulla detto che gli italiani non si facessero ancora una volta trascinare dalle sirene del populismo. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a uno spettacolo disgustoso. Proprio chi cercava di fare ragionare su temi cruciali per l’Italia diventava oggetto di una campagna di denigrazione tanto ottusa quanto spregevole. Interi settori dell’informazione, televisioni in testa, facevano a gara a chi bersagliasse nella maniera più becera l’architetto politico della speranza di una Italia viva: Matteo Renzi.
Al momento è Renzi a uscire vittorioso dal confronto parlamentare e politico che segna finalmente la fine di un governo nato nel settembre 2019 per evitare derive populiste ancora più minacciose. Cade, definitivamente, uno dei peggiori governi della storia d’Italia: il Conte-bis.
Il cosiddetto “avvocato del popolo” non accede al terzo mandato e con questo finisce un’esperienza sciagurata e debilitante, i cui unici pregi sono stati l’apporto di singoli ministri e l’evitare la deriva verso destre populiste e trumpiste.
Speranza di una Italia viva che è necessario sostenere
Certo, la partita non è ancora finita. Draghi deve ancora formare un governo e ottenere la maggioranza in uno dei peggiori parlamenti della storia d’Europa, quello scaturito dalle sventurate elezioni italiane del 4 marzo 2018.
Ma Draghi ha tutte le carte, tutta la competenza, tutto il rispetto, per formare un governo eccellente e capace di affrontare le sfide epocali al quale deve fare fronte. Così come ha tutti presupposti per trovare una maggioranza in parlamento. Draghi appare decisamente come l’uomo della speranza di una Italia viva.
Anche perché, le schiere di populisti tuttavia presenti in parlamento, altro non vogliono che rimanere attaccati alla poltrona ed evitare elezioni che li manderebbero via, come sono finiti Trump e Conte. Sarebbe inoltre incredibile se il PD e i Cinque Stelle tornassero sui loro passi dopo pochi giorni e si schierassero per le elezioni, dopo aver detto a destra e a manca che in piena pandemia e con il rischio di un governo di destra estrema era follia andare a elezioni.