di Gabriele Bonafede
In occasione della “Giornata della memoria”, mercoledì 27 gennaio alle ore 18.00, il Teatro Biondo di Palermo proporrà in diretta streaming sul proprio canale YouTube il recital Conversione alla pace.
Con questo titolo, preso in prestito da un verso di Mario Luzi, il Biondo vuole invitare a riflettere sulla necessità, oggi più che mai urgente, di far leva sulla memoria delle violenze, delle persecuzioni e dei soprusi della nostra storia recente per ritrovare i valori universali della pace e della convivenza.
Pamela Villoresi, direttrice del Teatro Biondo, e gli attori Stefania Blandeburgo e Antonio Silvia interpreteranno brani tratti da opere di Edith Bruck, Joyce Lussu, Valeria Moretti, Pavel Friedman, Primo Levi, Anna Frank, Curzio Malaparte, Antonio Santin, Mario Luzi, Madre Teresa di Calcutta e le testimonianze di Antonio Ferlito e Cesira Pardini – sopravvissuti agli eccidi dei nazifascisti – tratte da Io ho visto di Pier Vittorio Buffa (ed. Nutrimenti).
Il recital comprende anche un intervento musicale di Evelina Meghnagi, considerata una delle interpreti più importanti nel panorama musicale internazionale sefardita, e una testimonianza della scrittrice Edith Bruck, ungherese naturalizzata italiana, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti.
La regia del recital è di Antonio Silvia, la regia video di Alessandro Vancardo.
Giornata della Memoria 2021 al Biondo: riflessioni con Pamela Villoresi
Pamela Villoresi, direttrice del Teatro Biondo, approfondisce temi e intenti della giornata della Memoria 2021 al Teatro Biondo rispondendo a quattro domande.
Cosa è per te la giornata della memoria oggi? Perché è importante ricordare?
Il giorno della memoria è un’occasione sociale di riflessione, di lutto e di crescita; ricordare le atrocità e le ingiustizie commesse da esseri umani su altri esseri umani è un impegno affinché non si ripetano mai più. Soprattutto per scongiurare ogni istinto di vendetta e di odio, che è sempre superficiale e inadeguato. La storia ci impone una presa di coscienza. Ecco perché come artisti non possiamo mancare.
Sei mai stata ad Auschwitz?
Sono stata varie volte a visitare i campi di concentramento, non solo: per alcuni anni mi ero immersa in libri e testimonianze, musiche, immagini, musei della Shoah di tutto il mondo… finché non persi il sonno. Dovetti staccarmi da tutto quel dolore, e cominciai a cercare di trasformarlo in testimonianza artistica; così nacquero spettacoli come “Teibele e il suo demone”, tratto da un racconto di Isaac Bashevis Singer, o “La matassa e la rosa” su Edith Stein e Etty Hillesum, “Io ho visto”, “Canterò per te” e poi recital… come questo.
Cosa conosci, personalmente, dell’eccidio degli ebrei in Italia e in particolare a Palermo?
Approfondii, in quel “viaggio” culturale ed emozionale durato più di due anni, molti temi soprattutto culturali, tante storie, tanti meccanismi irripetibili. Erano anni in cui viaggiavo molto col Teatro d’Europa, ascoltavo concerti, incontravo testimoni, mi immersi in mondi ed avvenimenti che mi divennero familiari: francesi, tedeschi, polacchi, russi, e italiani, di Ferrara, Roma e Venezia in particolare. Stragi e violenze non solo della Shoah: di tutti gli orrori del ’900.
Quali significati all’idea di interpretare testi così importanti e dedicati a tragedie così grandi?
Interpretare testi così dolorosi non è facile, chiedono compartecipazione e abbandono. Non è semplice. Ma rappresentarli è un dovere e un impegno.