di Pasquale Hamel
La lettura di un bell’articolo di Gabriele Bonafede sulla memoria storica degli italiani (qui il link), mi sollecita ad aggiungere qualcosa che riguarda la storia della guerra di liberazione nazionale. Una rilettura che non è affatto operazione subdola di revisionismo storico, ma solo una corretta puntualizzazione al di là della retorica e delle narrazioni convenzionali.
Il tema che pongo è quello della partecipazione, che ricordiamo fu maggioritaria, dei Comunisti alla guerra di liberazione, in poche parole, della Resistenza dei comunisti.
Ricordiamo, come premessa, che la narrazione storica, accreditata nell’opinione pubblica su quel difficile periodo che va dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, vede i comunisti, come le altre forze politiche azionisti in testa, protagonisti della lotta partigiana antifascista per ridare, ad un Paese piagato da vent’anni di dittatura fascista – in quegli anni sotto il tallone dei nazisti – libertà e democrazia.
Ebbene, se andiamo a vedere come stanno realmente le cose, questa narrazione riguardo agli obiettivi reali che si prefiggevano i gruppi partigiani comunisti, giustamente carica di enfasi, va ridimensionata e, ad un tempo, riconsiderata.
Onestà intellettuale ci porta infatti a dire che gli obiettivi, almeno fino al febbraio del 1944, che motivavano i comunisti non coincidevano del tutto con quelli delle altre forze politiche impegnate nella lotta di liberazione.
La Resistenza: obiettivi comuni e obiettivi specifici
Se infatti la liberazione del Paese e la sconfitta del fascismo le accomunava ciò che li distingueva era l’obiettivo reale che i comunisti si prefiggevano e per il quale non si fecero scrupolo di usare atteggiamenti tutt’altro che collaborativi con le altre formazioni partigiane. L’obiettivo vero, peraltro esternato in più occasioni, era sì la liberazione del Paese ma in funzione rivoluzionaria per l’instaurazione di una repubblica di tipo sovietico. In poche parole, la cosiddetta dittatura del proletariato.
Questi obiettivi ci fanno comprendere i numerosi episodi di intolleranza di quelle comuniste nei confronti delle altre formazioni partigiane, nel corso della lotta di liberazione. Parlavo di una data, il 1944, ed è quella che corrisponde al ritorno in Italia, dopo un lungo, esilio di Palmiro Togliatti. Togliatti, rientrando in Italia, si faceva infatti latore dei desiderata di Mosca sull’Italia del dopoguerra.
Infatti Stalin, che aveva chiaro il quadro che si disegnava a guerra finita ben sapeva che l’Italia non sarebbe ricaduta nella sfera d’influenza sovietica e per questo motivo desiderava che i comunisti dovessero rinunciare all’obiettivo rivoluzionario ed accettare il sistema occidentale. Il compito di Togliatti si appalesava, però, particolarmente difficile, incontrò infatti molte resistenze in coloro che immaginavano di essere vicini all’obiettivo rivoluzionario.
Il ruolo di Togliatti nella costruzione del “partito nuovo”
Ma l’intelligenza politica dell’uomo, Palmiro Togliatti, e l’autorevole legittimazione che gli veniva da Mosca gli consentirono, alla fine, di fa passare la linea del rinvio dell’obiettivo rivoluzionario ad un futuro imprecisato.
Dunque, da quel febbraio del ’44, fra risentimenti e mugugni, anche i più irriducibili, e ce ne erano tanti che sognavano la conquista armata del potere, furono costretti ad accettare la linea di quel “partito nuovo” che, come ha scritto Luigi Pintor, doveva essere un partito di massa “capace di organizzare nelle proprie file il più alto numero di lavoratori, e poi capace di non restare «chiuso in se stesso, com’era il carattere che avevamo una volta», ma di essere «il più vicino al popolo», di «portare» la propria politica tra le grandi masse esterne all’organizzazione. In poche parole, un partito che pur con molte riserve, accettava le regole della democrazia occidentale.
In copertina, partigiani che combatterono nella Resistenza fotografati nel giorno della Liberazione. Foto tratta da Wikipedia. Di ignoto – scan da AA.VV., Storia d'Italia, vol. 8, DeAgostini 1979, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=3646644
Nel testo: Riunione del primo governo De Gasperi con il presidente Alcide De Gasperi (DC), Pietro Nenni (PSIUP), Palmiro Togliatti (PCI), Leone Cattani (PLI) ed Emilio Lussu (PdA). Foto tratta da Wikipedia. Di sconosciuto – JOYCE LUSSU, Portrait, Transeuropa, Ancona, 1988, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=6194221