di Gabriele Bonafede
Sento spesso dire l’incredibile idiozia che Trump in quattro anni non abbia “fatto” nessuna guerra.
Ricordo umilmente che anche Hitler nei suoi primi quattro anni di mandato non ha “fatto” nessuna guerra. Evidentemente la preparava, la guerra.
O abbiamo dimenticato anche che Hitler ha preparato la sua guerra totale con una campagna di odio instillandolo nella più popolosa e tecnicamente più avanzata nazione europea di allora? Che ha ripetuto bugie su bugie avvelenando la società tedesca ed europea? Che ha propagandato il “bene solo per la Germania” (Germany first) per fanatizzare e lanciare i tedeschi alla morte in guerra? Non ha Hitler favorito la corsa ai dazi e all’autarchia, insieme a Mussolini, portando all’inevitabile scontro?
L’emulazione di efferati dittatori da parte di Trump, non è riferibile solo al comportamento di Hitler. Ma persino di Stalin. Stalin che ha basato gran parte del suo potere su menzogne, violenza e propaganda contro “i nemici del popolo”: lo stesso stesso slogan ripetuto centinaia di volte da Trump nei confronti della stampa. Non è qualcosa che dico io. Che si tratti di uno slogan utilizzato dalle dittature comuniste non lo dico io. Lo ha detto il presidente eletto Biden in un recente discorso alla nazione. Lo hanno rilevato in tanti, negli Usa. Lo dice la storia, questa sconosciuta. Lo si dice molto meno in un paese che non ha mai realmente fatto i conti con gli orrori del proprio fascismo, con le proprie colpe storiche di paese fascista: l’Italia.
A fronte di tutto ciò, sento dire che, a parte l’ignominioso finale, la presidenza Trump fosse “andata bene”. Bene… Avrebbe “fatto anche cose buone” dunque. Mi ricorda i ragionamenti dei revisionisti di casa nostra: “Mussolini ha fatto anche cose buone”. Dimenticando così il peggio che ha pervaso tutta la sua azione politica, dall’inizio alla fine. Ragionamenti simili agli odierni sostenitori di diversi dittatori, di qualsiasi “colore” politico. Ce ne sono ancora molti, purtroppo. Avrebbero fatto “cose buone”…
La memoria corta: uno sport molto di moda in Italia (e altrove)
Molti italiani dimenticano un fatto fondamentale. Ed è che Trump ha cavalcato il peggio degli Usa nel suo stesso paese, alimentando odio e divisione per quattro lunghi anni. Cercando di cementare gli americani sotto le sue bugie di sovranismo e nazionalismo. Alimentando sentimenti suprematisti, razzisti, neonazisti, estremisti. Ha alimentato l’estremismo persino nella parte avversa, così da favorire lo scontro anziché la composizione politica delle differenze. Ha utilizzato anche lui slogan stalinisti come “i nemici del popolo” ed estremizzato lo scontro.
Forse ci si è dimenticati che Trump ha fatto entrare nella sua amministrazione numerosi personaggi dello stampo di Bannon. Persone dichiaratamente estremiste, neonaziste e razziste hanno avuto accesso alle più alte cariche dello Stato. Attaccando così dall’interno la democrazia americana, e tutte le democrazie mondiali, compresa quella italiana.
Molti repubblicani americani, compreso Schwarzenegger (che ha paragonato Trump a Hitler), hanno preso le distanze in maniera netta e inequivocabile nei confronti di Trump. E hanno detto chiaramente perché Trump è il peggiore presidente della storia.
A guardare la tv, leggere i giornali e i “social” italiani, invece, sembra che molti ambienti della classe dirigente vogliano far passare il vergognoso assalto al Capitol fomentato da Trump come un incidente di percorso. L’assalto violento al Capitol è invece la logica e inevitabile conclusione di una presidenza a dir poco vergognosa.
Le scene che abbiamo visto sono la logica e inevitabile conclusione del suo modo di governare e delle sue parole. Come la guerra fu la logica e inevitabile conclusione della politica e delle parole di Hitler e Mussolini. Come il terrore stalinista fu la logica e perversa conseguenza del suo psicopatico totalitarismo ideologico violentemente contrapposto a chi la pensasse diversamente da lui.
Se non si capisce questo, siamo a mare: le parole sono pietre.
Perché Trump è stato una sciagura anche in politica internazionale
Se si è per la pace, si è per la pace in ogni caso. Non con i distinguo delle preferenze. Altrimenti è solo ipocrisia o salto sul carro del, momentaneo, vincitore. Il punto è: cosa guida la politica internazionale, l’opportunismo e le cosiddette “sfere d’influenza”? Oppure la ricerca di una pace che passa inevitabilmente dal sostegno al sistema democratico e le sue idee? Nel rispondere a queste due domande le parole non sono tutto, ma sono fondamentali. Anche qui le parole sono pietre: che possono costruire ponti oppure muri. Soprattutto se proferite, via social o in diretta, dal pulpito di un presidente della nazione più potente al mondo.
Se si vuole servire la prima logica, quella dei sovranismi e delle sfere d’influenza, la storia ha già parlato: con i nazionalismi del XX secolo poi sfociati in prima guerra mondiale, quindi in dittature e in ulteriori tragedie con la seconda guerra mondiale.
Se si vuole seguire la seconda logica, la storia ha parimenti parlato: con decenni di prosperità laddove sono cadute le dittature e si sono affermate le democrazie. Così in Spagna come in Grecia, in Italia come in Portogallo e per altre decine di paesi in Europa e nel mondo. Paesi che, con aiuto esterno o meno, si sono liberati delle dittature e hanno aperto un percorso foriero di libertà e benessere mai visto prima.
Si badi bene. Paesi come l’Italia o la Spagna che per lungo tempo sono stati considerati “governabili solo con la dittatura”. Altro ritornello che si sente dire oggi… Una delle più grandi bugie ripetutamente sconfessate dalla storia, dal momento che la totalità dei paesi del mondo è stata governata da dittature e assolutismi più o meno pervasivi per millenni e fino a un paio di secoli fa.
Trump voleva portare l’orologio del tempo all’indietro. In una battaglia perversa e per giunta destinata a due soli possibili risultati: la guerra e la sciagura mondiale, oppure la sconfitta del suo sciagurato disegno. Ambedue sarebbero state seguite con lo stesso delirio di onnipotenza che abbiamo visto una volta realizzato il secondo risultato. Con i rantoli sconnessi, la negazione della realtà, di un uomo sconfitto da se stesso e dalle sua violenza verbale prima che materiale.
Perché Trump è un fallimento anche nella politica economica
A fronte di tutto ciò le “cose buone” che avrebbe eventualmente fatto in termini “economici”, ammesso e non concesso che ci siano, non hanno alcuna importanza. Oltre ad essere opinabili con l’evidenza dei dati, sarebbero state temporanee. Sono state temporanee: con la pandemia si sono squagliate come neve al sole. E il ruolo di Trump nella pandemia è stato a dir poco devastante, aumentando la quantità di infezioni in modo esponenziale. Perché ha prima negato la pandemia e poi ha combattuto e boicottato i provvedimenti per limitarla. Ne pagano le conseguenze gli americani, ma ne paghiamo le conseguenze anche noi italiani, noi europei, tutti.
Ricordo infatti, che anche Hitler e Mussolini iniziarono a far crescere l’economia tedesca e italiana. Ma che questa crescita era tarata fin dall’inizio dall’inevitabile e tragica conclusione: la distruzione attraverso la guerra.
Vero, la pandemia ha influito sulle elezioni presidenziali. Ha inceppato la propaganda sovranista, lo spargimento di odio, i meccanismi del neonazismo. Evidentemente non tutti i mali vengono per nuocere. Al netto della terribile esperienza di chi ha pagato con la morte o la morte dei propri cari, e ancora con la distruzione della propria attività economica, a volte le tragedie possono essere utili per mettere a fuoco la situazione e capire meglio cosa succede.
Dopo la gigantesca tragedia della seconda guerra mondiale, il mondo ha intrapreso un percorso ancora incompleto ma diametralmente opposto al percorso sovranista della prima metà del XX secolo. Forse l’immane tragedia della pandemia potrà riportare il mondo su quel percorso. L’abbandono, cioè, delle follie nazionaliste e sovraniste che sono purtroppo tornate di moda, e la ripresa della collaborazione, la concertazione delle decisioni, la condivisione di mezzi e idee per il bene comune a tutte le nazioni. Tutte cose che si possono realizzare con l’abbandono degli estremismi totalitari e la riaffermazione delle idee democratiche e di libertà.