Si fa luce su ciò che appare come vero e proprio putsch: sarebbero implicati diversi membri del Congresso e parlamentari negli Stati federati appartenenti al partito repubblicano. Fioccano richieste di espulsione immediata per i principali sospettati: Josh Hawley, Ted Cruz, Ron Johnson, Andy Biggs, Paul Gosar, Madison Cawthorn e Lauren Boebert
di Gabriele Bonafede
In pochi giorni, l’FBI ha ricevuto più di 40 mila indizi dai media e dai social, tra foto, video, post, dichiarazioni, etc., che fanno supporre (e in molti casi provano) il coinvolgimento di intere schiere di alti rappresentati del partito repubblicano, o più esattamente trumpisti, nell’assalto terrorista che ha sconvolto gli Usa e il mondo lo scorso 6 gennaio.
Ulteriori dettagli, inoltre, dimostrano quanto violento sia stato l’assalto terrorista al Congresso. Immagini e testimonianze provano che l’obiettivo dei terroristi, incitati da Trump e dai suoi associati, era quello di trovare i membri del Congresso del partito opposto (siano essi democratici o repubblicani “pentiti”) e ucciderli sul posto o prenderli in ostaggio.
Fuori e dentro il Capitol, le bande estremiste incitate da Trump e i suoi associati lanciavano cori con minacce di morte a Nancy Pelosi, ma anche al vicepresidente Mike Pence e altri. Se li avessero trovati, il fallito putsch avrebbe fatto molte più vittime trasformandosi in un lago di sangue.
I terroristi erano armati. Hanno deliberatamente assalito la polizia, uccidendo almeno due poliziotti a colpi di armi improvvisate, ma avevano anche esplosivi, armi e munizioni.
Immagini raccapriccianti mostrano ad esempio un poliziotto travolto dalla furia terrorista e ripetutamente colpito da aste di bandiere trumpiste e altre armi occasionali fino ad ucciderlo. La morte sarebbe avvenuta in ospedale a seguito di un colpo di idrante sulla testa, tra le varie ferite subite. Molti video mostrano la violenza dei terroristi che mette a repentaglio la vita delle forze dell’ordine.
Un assalto terrorista con diversi parlamentari implicati
Ma ciò che più colpisce, oltre alla estrema violenza che abbiamo visto tutti nelle immagini, è la quantità di prove che sono visibili su internet sul coinvolgimento di alti rappresentanti repubblicani fanatizzati e impegnati a fanatizzare la folla. Tutto ciò per mesi e soprattutto nelle ore precedenti e ad assalto terrorista iniziato.
Un deputato repubblicano al Parlamento del West Virginia ha persino postato in diretta facebook un video con la sua partecipazione violenta al putsch di Trump. Si tratta di Derrick Evans che è stato arrestato l’8 gennaio per flagranza di reato. Sarebbero almeno altri sei i rappresentanti repubblicani di diversi parlamenti al livello di Stati dell’Unione che sono al momento sotto inchiesta o già in custodia.
Le cose non vanno meglio per un nutrito numero di rappresentanti repubblicani al Congresso, tra Camera e Senato. Molte le prove del loro incitamento alla folla di terroristi per assalire il Congresso e sovvertire con la violenza il risultato elettorale.
Il più emblematico è quello di Josh Hawley che, dopo una intensa campagna per delegittimare il voto e incoraggiare l’insurrezione, ha alzato il pugno in senso di incitamento verso la folla. E questo, poco prima di entrare nel Capitol poi assalito. Josh Hawley, ultra-conservatore eletto nel Missouri, è anche il relatore dell’infame richiesta di obiezione al fine di non riconoscere le regolari elezioni. A questo punto, molti osservatori presumono che l’intento fosse quello di dare il tempo alla folla di terroristi armati per prendere completo controllo del Congresso e così completare un vero e proprio colpo di stato.
La rappresentante del Colorado: sospetta collaborazione attiva con i terroristi
Il caso della rappresentante alla Camera Lauren Boebert, 34 anni eletta in Colorado nelle file repubblicane e alla prima esperienza di legislatura, è ancora più raccapricciante. La Boebert, oltre ad attuare una miserabile campagna per portare liberamente armi negli edifici del Congresso, ha ripetutamente incitato alla violenza per settimane nascondendosi dietro il secondo emendamento.
Ma non si è fermata qui. Quando i parlamentari, compresa lei stessa, sono stati trasferiti in una zona sicura e non ancora invasa dai terroristi, la Boebert ha twittato pubblicamente informazioni sul luogo in cui erano nascosti i membri del Congresso. Informando i terroristi che Nancy Pelosi non era più nell’aula del Senato ma appunto rifugiata in un’altra aula.
La Boebert ha poi cancellato il tweet che però era stato già scaricato quale screenshot (nell’immagine) e circola adesso sui social. Fornendo così all’FBI una ulteriore prova prova da valutare circa il suo attivo coinvolgimento nel fallito putsch di Trump del 6 gennaio 2021.
Il tweet è quanto meno inopportuno, dal momento che, essendo pubblico, finisce per informare la folla di terroristi sulla posizione della presidente della Camera. Una folla incitata alla ferocia, si badi bene, che urlava di voler uccidere la presidente ed era equipaggiata con armi e specifiche attrezzature atte a sequestrare e prendere in ostaggio.
Un assalto terrorista con sospetti di sostegno da parte di altri rappresentanti eletti al Congresso
Come riporta un quotidiano dell’Arizona, (qui il link) Andy Biggs e Paul Gosar, ambedue eletti in Arizona per il partito repubblicano, sono stati accusati da un sedicente organizzatore della rivolta di avere attivamente partecipato alla organizzazione della stessa.
Su questo, Biggs si è dichiarato estraneo ai fatti mentre Gosar non avrebbe rilasciato dichiarazioni. Il video di accusa è stato rimosso dal web, il che indicherebbe una indagine in corso. I democratici premono per l’espulsione o le dimissioni dal Congresso, così come per Josh Hawley, Ted Cruz e Ron Johnson.
L’incitamento alla rivolta è evidente in diversi comizi e infiammanti discorsi anche da parte dei più alti vertici della fronda trumpista, come è facilmente visibile in tanti video. Questi sono stati raggruppati in un documentario di Don Winslow dal titolo “Anatomia dell’attacco al Capitol”, con un estratto già visibile su twitter (qui il link)
Parole che incitano come: “Non la daremo vinta con calma” (Ted Cruz), “Dobbiamo marciare sul Capitol”, “Ci riprenderemo il nostro paese”. E ancora, “stiamo venendo a prendervi e ci divertiremo”, oppure “proviamoci con il combattimento” (Rudi Giuliani).
Tutto ciò, infine, corroborato dall’aperto incitamento di Trump alla stessa folla che, in pratica, manda ad assaltare il Capitol pochi minuti prima dell’assalto effettivo con lo slogan “Marcia per salvare l’America” (nella foto tratta dal NYT). Logica conclusione di mesi di bugie e incitamenti basati su bufale circa il legale risultato delle elezioni.
Da assalto terrorista a vero e proprio putsch
L’insurrezione antiparlamentare assume dunque i contorni di un putsch: una sommossa, un colpo di mano di un partito armato per impadronirsi del potere. Ciò comporta, e sta comportando, la decadenza da parlamentari di alcuni repubblicani, per lo meno quelli dei parlamenti degli Stati federati. Ovviamente l’FBI sta indagando sugli esecutori materiali, molti dei quali sono stati arrestati o ne sono stati limitati i movimenti inserendoli nelle liste No-Fly. Gli investigatori stanno moltiplicando gli arresti e le indagini.
D’altronde, oltre all’impeachment che verrà discusso alla camera entro un paio di giorni, dalle fila dello stesso partito repubblicano arrivano richieste di dimissioni per i rappresentanti al Congresso con evidenti implicazioni nei fatti del 6 gennaio. Queste si aggiungono alle richieste di impeachment e di dimissioni formulate da un partito democratico praticamente compatto. Ad esempio, la senatrice repubblicana Lisa Murkowski, eletta in Alaska, vuole le immediate dimissioni dei responsabili dell’incitamento all’assalto terrorista del Capitol.
Si conosce bene, oltre alla posizione di Schwarzenegger che ha diffuso un video ormai noto, la posizione anti-Trump di Mitt Romney, unico senatore repubblicano che ha già votato a favore del primo impeachment lo scorso anno. Continuano a fioccare aperte critiche a Trump anche da chi lo ha sostenuto in passato.
Dichiarazioni contro l’operato di Trump piovono da tutte le parti. Note le critiche da parte di George Bush, della figlia di McCain, del deputato repubblicano al Congresso Adam Kinzinger, di Cheney e tanti altri repubblicani che non sono d’accordo con le follie di Trump. Ma il solco si allarga sempre più con un muro contro muro. I trumpisti continuano a fare ricorso alla minaccia della rivolta per ribaltare il risultato delle elezioni, mettendosi sempre più nella palese illegalità.
Tutto ciò non sembra essere seguito da vicino nei media italiani. Eppure, avrà un effetto anche in Italia, che lo si voglia o no. Al momento le possibili direzioni sono infatti due. Una, è che il partito di Trump riesca a fare sprofondare gli Usa in una guerra civile. Ciò avrebbe un impatto semplicemente devastante in tutto il mondo e anche in Italia. Due, la rivolta trumpista sarà debellata e ciò avrebbe pure un impatto sull’Italia, probabilmente benefico.