di Gabriele Bonafede
Usa 2020, presidenziali storiche. Perché segneranno la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra oppure la continuazione nello smantellamento della società sviluppata e l’impantanamento nelle incertezze della pandemia.
Insomma, la scelta è tra la speranza di un nuovo corso e la continuità nelle scelleratezze e le sciagure che ci hanno colpito negli ultimi anni. E questo, si badi bene, non solo per tutto l’occidente, compresa l’Italia, ma per il mondo intero.
Usa 2020, il vantaggio di Biden rimane sostanzioso
Cosa è cambiato nelle ultime quattro settimane? Quale è la mappa dei sondaggi Stato per Stato a poche ore dal voto effettivo?
I sondaggi dicono che Trump ha poche chance, ma può ancora vincere. Il presidente in carica ha mostrato di saper sferrare il colpo di coda che ci si aspettava. Il recupero rispetto al largo vantaggio di Biden c’è, ed è evidente. Tuttavia potrebbe non bastare a Trump per essere riconfermato.
Il quadro rimane quello di un largo vantaggio per Biden, ma che non è riuscito ad ampliarsi all’indomani del secondo dibattito Tv. Il primo dibattito era stato semplicemente catastrofico per Trump, con ben 3 punti percentuali guadagnati da Biden nell’arco di alcuni giorni: dal 7 al 10% circa.
Poi, per una settimana c’è stato uno stallo e, dal secondo dibattito Tv in poi, una lenta erosione del vantaggio di Biden. Il che ha riportato Trump a un 8,5% circa di ritardo anziché il 10,5%. L’8,5% rimane tuttavia un vantaggio sostanzioso per Biden, più ampio di quello che aveva la Clinton quattro anni fa alla vigilia del voto. Ma sempre di sondaggi si parla.
Inoltre, le elezioni americane non si giocano sul voto popolare, bensì su quello dei delegati al collegio elettorale, Stato per Stato. Alle elezioni del 2016 la Hillary Clinton raccolse la maggioranza del voto popolare, ma non quella del collegio elettorale degli USA. Ancora una volta, il conteggio va fatto con la mappa e, a poche ore del voto, la mappa rimane decisamente favore di Biden. Ma una forte erosione dell’ultimo giorno potrebbe cambiare le cose.
Usa 2020, un’analogia calcistica
Per fare un’analogia calcistica, è come se, in una finale, il primo tempo sia finito con il risultato di 2-0 per Biden e al momento si è sempre sul 2-0 a pochi minuti dalla fine. Più scorre il tempo, più si avvicina il fischio finale e quindi la vittoria per Biden. La squadra di Trump può ancora pareggiare 2-2 con un arrembaggio finale, e persino ribaltare a 3-2. Dall’altro lato, con la squadra di Trump sbilanciata in avanti, quella di Biden potrebbe dilagare sul 3-0 e persino sul 4-0.
Qui la mappa dei sondaggi per il 10 ottobre (circa quattro settimane fa), da confrontare con quella più recente, di oggi 2 novembre, postata più avanti nell’articolo.
La mappa che abbiamo preparato per il 2 novembre (più avanti nell’articolo) tiene conto della media dei sondaggi Stato per Stato con lo stesso metodo utilizzato alcune settimane fa (in questo articolo). In blu scuro gli stati solidi per Biden (vantaggio superiore al 10%, a volte persino del 30-40%, o del 70-80% come nella capitale), in azzurro quelli dove la sua vittoria è probabile (dal 5% al 10%), in azzurro chiaro dove è favorito (dal 3% al 5% di vantaggio), in grigio-azzurro dove è avanti tra l’1% e il 3%. Dall’altro lato, ma con le gradazioni di rosso, gli stessi parametri per Trump. L’Ohio (OH nella mappa) è segnalato in grigio perché lì il testa a testa è veramente serrato con vantaggi alternati, ed entro l’1% oggi.
Si noti che si parla della media ponderata di tutti i sondaggi, compresi quelli eseguiti da istituzioni in qualche modo “di parte” (come la Rasmussen che è chiaramente pro-Trump). Ponderati, nel senso che hanno un maggiore peso i sondaggi più recenti.
La mappa alla vigilia del voto: cambiamenti rispetto a un mese fa
In quattro settimane circa il blu si è scolorito in un paio di Stati e qualche ombra di rosso si è materializzata, ma in sostanza è cambiato poco. Anzi, Trump ha recuperato in Stati che valgono poco (come l’Alaska, AK nella mappa), oppure dove era comunque probabile vincitore (la Carolina del Sud, SC) o già solido: Arkansas (AR), West Virginia (WV), Mississippi (MS), etc. Si mantiene in corsa in Ohio (OH) e a, a fasi alterne, sarebbe in testa in Iowa (IA). Ma sono due Stati molto incerti al momento e non così determinanti.
Per giunta, il vantaggio di Trump si è eroso in un paio di Stati che insieme valgono qualcosa in più dell’Alaska: Montana (MT), Missouri (MO) e Kansas, (KS). Infine, per quanto riguarda l’unico stato della rust-belt solido fino a un paio di settimane fa, l’Indiana (IA), il vantaggio di Trump adesso è tornato a circa il 9% (sotto il 10% dunque).
Biden ha perso qualcosa innanzitutto in Carolina del Nord (NC), dove era riuscito ad arrivare a poco più del 3% per un paio di settimane. Adesso il suo vantaggio è tornato a collocarsi tra l’1% e il 3%. In Pennsylvania (PA), Biden rimane decisamente in testa. Ma la media dei sondaggi lo dà al 5,1%: poco sopra la soglia di “probabile vincitore”. La cosa più importante è che si è consolidato in tre grandi Stati-chiave della rust-belt che decisero le elezioni del 2016: Wisconsin (WI), Michigan (MI) e Minnesota (MN), dove è in vantaggio tra l’8% e il 9%. Non li ho catalogati tra gli Stati solidi per i democratici, ma poco ci manca.
Inoltre, Biden rimane con un vantaggio di oltre il 3% in Arizona (AZ). Perde però il titolo di “favorito” in Florida (FL), che è uno Stato-chiave. Qui Trump ha guadagnato qualcosa, e chi ha conquistato la Florida ha sempre vinto le elezioni negli ultimi decenni.
Usa 2020, tra il recupero sul filo di lana e la valanga pro-Biden
La situazione, insomma, rimane molto favorevole a Biden, al quale basta confermare gli Stati solidi e quelli probabili per essere eletto. Se Biden dovesse vincere anche nei tre Stati “incerti” della East Coast dove si trova comunque in vantaggio, e l’Arizona, pur perdendo Ohio e Iowa, si tratterebbe di una umiliazione per Trump. Ancora più grade sarebbe l’umiliazione per Trump se i democratici vincessero il Texas (TX), che non vota un presidente democratico dal lontano 1976. E ciò porterebbe la vittoria di Biden a ben oltre 400 delegati su 538. In Texas è in vantaggio Trump, ma del solo 1.1%.
La sera delle elezioni sapremo prima i risultati della East Coast. Se la Pennsylvania (PA) voterà Biden, come è probabile al momento, Trump non avrà speranze di essere eletto anche se dovesse conquistare tutti e tre gli altri Stati in bilico della zona atlantica: Carolina del Nord (NC), Georgia (GE) e Florida. Se invece Biden dovesse conquistare Pennsylvania, Florida e Georgia, oltre alla Carolina del Nord, si profilerebbe una valanga di voti e una drammatica umiliazione per Trump.
Ma anche se Trump dovesse vincere nei quattro stati chiave della East Coast, compreso, a sorpresa, in Pennsylvania, Biden avrebbe ancora la carta Texas. Che diverrebbe determinante. E forse, perdere le elezioni proprio per aver perso il Texas, sarebbe ancora più cocente per Trump.
In tutto questo, il calcolo di probabilità del The Economist, che tiene conto degli indecisi, i quali si riducono di numero all’avvicinarsi del voto, dà Biden vincente 20 a 1. Cioè con il 95% di probabilità di vittoria per Biden e il 5% per Trump. Insomma, Trump ha le stesse chance dello Spezia di vincere contro la Juventus. Improbabile, ma possibile. Vedremo.
Foto di copertina
In copertina, una foto simbolo degli Usa nel 2020: il punto in cui è stato ucciso George Floyd con fiori e biglietti, nel momento della visita dei parenti della vittima. Una vicenda che fece esplodere le proteste e, insieme alla pandemia affrontata in maniera per lo meno balorda da Trump, ha fatto alzare di molto le quotazioni di Biden nel corso dei mesi a partire dal marzo-aprile 2020, con un’impennata nelle settimane delle proteste. La foto è circolata molto sul web.