di Michele Iacono
Un paio di giorni fa, un giornalista ha chiesto al presidente Musumeci perché volesse dare l’assessorato ai beni culturali e all’identità siciliana a un leghista. Il presidente (qui il video) ha dichiarato che avrebbe risposto solo dopo che il giornalista avesse dato un significato a questa ipotetica identità. Il giornalista, perplesso, non ha voluto rispondere. Musumeci ha dunque incalzato: “Bravo, se non lo sa nemmeno lei è facile capire perché si tratti di una fesseria… neanche lei si sa dare una risposta come non so darla io”.
Tutto ciò merita una risposta ponderata. Innanzitutto, alla fine di questo articolo troverete un link che porta a una esauriente definizione di identità regionale sia culturale che politica pubblicata su Treccani. Compresi riferimenti bibliografici per intellettuali o meno.
L’affermazione “identità culturale di un popolo”, o di una regione autonoma, si può affermare o negare. Se la nego in effetti si può nominare chicchessia poiché non esiste differenza. E cominciano i guai. Se l’affermo, ad esempio trovando e confermando un assessorato chiamato così, che succede? Cos’è un’identità di un popolo?
La prima cosa che viene in mente è la lingua materna con cui si cresce, in secondo luogo gli ambiti culturali che discendono dalla tradizione propria di quel popolo.
In un colpo, il presidente nega di fatto di avere una lingua madre e materna. Annulla millenni di conoscenze, miti, racconti, epopee che raccontano la bellezza e la bruttezza di ogni comunità: la sua storia. Perché lo fa?
Con profonda e disturbante capziosità deve difendere una contraddizione palese sulla sua posizione istituzionale. Cosa fa in realtà Musumeci? Rende in un attimo i siciliani (ma questo vale per ogni comunità, soprattutto se a statuto speciale) orfani di storia patria, elimina le sue memorie. Distrugge, infine, ogni rapporto tra l’uomo e il suo luogo natio, i suoi affetti, le sue credenze e la sua lingua come fondamento della sua identità.
Mi dicono che Musumeci sia un grande oratore e mi chiedo da dove nasce questa illusione. Forse dal fatto che quando arringa pronuncia le parole: Patria, Famiglia e Stato? Ma come Presidente della Regione Siciliana? Questi concetti non si rifanno all’identità di un popolo che or ora lei ha negato? Prende in giro se stesso e tutti quanti?
Andiamo avanti. Incalza il presidente: “Sono un uomo onesto”. E lo ripete più volte. Che strano. Scambia la causa con l’effetto. Crede che lo abbiano votato perché fosse disonesto? È mal posta, mi creda, questa esternazione. Chi lo ha votato lo ha scelto, certamente, anche per la sua onestà. Ci mancherebbe altro.
Lei, Presidente, dovrebbe dire: “sono inamovibile, nel senso che non mi muovo, non faccio nulla, sto fermo”. Cosa che lei, Presidente, ha fatto spesso in questi due anni. E arriviamo al punto.
Chi è inamovibile in effetti è statico e non ha nessuna identità culturale, proprio quella che lei citava. Lei, dicendo che non esiste una identità siciliana, dichiara di non avere lingua materna, di non avere storia. Non ha assolutamente nulla da dichiarare. Perché allora è Presidente della Regione Siciliana?
Ma se è senza identità culturale, offra direttamente il suo posto a una persona qualsiasi. In quanto, a detta sua, la posizione di Presidente della Regione Siciliana con Autonomia speciale e apposito Statuto, non costituisce differenza identitaria tra lei e chiunque altro.
Sulla identità regionale è utile rileggere l’articolo pubblicato online da Treccani, qui.