«L’italiano non è l’italiano: è ragionare» (Sciascia, “Una storia semplice”)
di Franco Lo Piparo
“Il Piccolo Principe”, il protagonista dell’omonimo romanzo di Antoine De Saint-Exupéry, nel suo viaggio immaginario ha un dialogo col re che governa in modo incontrastato l’asteroide 325. È un re saggio che enuncia una regola di grande saggezza politica:
«Se ordinassi a un generale di trasformarsi in un uccello marino, e se il generale non ubbidisse, non sarebbe colpa del generale. Sarebbe colpa mia».
Il piccolo Principe nel congedarsi prende in parola la regola del re:
«Se Vostra Maestà desidera essere ubbidito puntualmente, può darmi un ordine ragionevole».
I nostri governanti non la pensano allo stesso modo. Si ostinano a dare ordini non eseguibili perché irragionevoli. È il caso del pasticcio dei «congiunti» che a partire dalla mezzanotte di oggi è consentito visitare.
Tutti gli italiani ci siamo chiesti come distinguere un congiunto da chi congiunto non è. Anche perché il Presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, ha fatto notare che “congiunto” non è termine giuridico. Sono arrivate prontamente le delucidazioni del governo.
Sono da considerare congiunti: «Coniugi, partner conviventi, partner delle unioni civili, persone legate da uno stabile legame affettivo, parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge)».
Il povero cittadino italiano pensa di avere capito. Allora posso andare a trovare il mio carissimo amico d’infanzia o l’amica con cui da tempo condivido affetti e lavoro? No, Sua Maestà Governo precisa immediatamente: gli amici «non possono rientrare negli affetti stabili».
E qui lo studioso dei processi comunicativi deve lasciare la parola allo psicologo e all’antropologo. Ma che razza di amici praticano i nostri governanti? Solo amici politici per i quali vale la regola aurea “meglio non fidarsi”? Effettivamente nessuna amicizia politica «può rientrare negli affetti stabili». Ne deduco che il governo stia vietando ai politici di frequentarsi tra loro. Il divieto, essendo erga omnes, è naturalmente rivolto anche ai membri del governo. Le forze dell’ordine eseguiranno il DPCM? Interverranno con le sanzioni del caso tutte le volte che vedono due politici che si scambiano visite?
Per fortuna il governo ha pensato a una scappatoia geniale: per motivi di privacy non bisogna dichiarare i nomi dei congiunti che si vanno a visitare.
Non vorrei essere nei panni del carabiniere che deve eseguire l’ordine di Sua Maestà il Governo.
«Se Vostra Maestà desidera essere ubbidito puntualmente, può darmi un ordine ragionevole» – faceva notare il piccolo Principe a Sua Maestà. Evidentemente al nostro governo non interessa essere ubbidito.