di Gabriele Bonafede
È evidente da un pezzo. Per debellare o per lo meno ridurre e mettere sotto controllo l’epidemia di Covid-19 è necessario, ma non sufficiente, fare quanti più tamponi possibile.
Lo dice da almeno due mesi anche l’OMS, che pure inizialmente si era sbagliata su questo punto. Le autorità italiane, presidente del consiglio in testa, negano questo fatto. Non affrontano il tema realmente cruciale dei tamponi.
Nelle conferenze stampa da incubo, per mesi si è continuato a dire che l’Italia fa molti tamponi.
Non è vero. In rapporto alla popolazione in Italia si sono iniziati a fare più tamponi solo dopo quattro settimane dall’inizio dell’epidemia. E comunque in maniera assolutamente insufficiente, soprattutto nell’epicentro della Lombardia.
In Italia si continua a non capire che il rapporto da considerare non è solo quello tra tamponi e popolazione, ma quello tra tamponi e casi accertati. I paesi che hanno superato 20 tamponi per casi sono quelli che hanno avuto chiaramente risultati migliori nel contenere e debellare l’epidemia, ovviamente insieme ad altre misure.
Italia senza tamponi e senza messa
Questa è una breve lista, non esaustiva di paesi virtuosi: Germania, Austria, Svizzera, Taiwan, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Repubblica Ceca, Corea del Sud. Ma ce ne sono molti altri. Basta consultare il Worldometer e si trova il numero dei tamponi per ogni paese. E poi cliccare il focus per ogni paese per vedere come sta andando l’epidemia, facendo attenzione al grafico “active cases”, cioè i pazienti attivi, quelli che sono al momento malati di Covid-19.
l’Australia ha 25 milioni di abitanti. La Germania 83 milioni. La Corea del Sud ha una popolazione di 51 milioni di abitanti. Quindi la grandezza del paese e del numero di persone da testare non è rilevante. Il punto fondamentale rimane lo stesso: fare abbastanza tamponi in rapporto al numero di contagiati. In Germania, ad esempio, questo rapporto è ormai di oltre 20.
Conte e il governo italiano continuano a non fare una massiccia campagna di tamponi. Forse mal consigliate da CTS, ISS e PC? Non lo sappiamo.
Ma sappiamo che tutti questi paesi, piccoli o grandi, che hanno una curva epidemica ormai in fase fortemente discendente da un pezzo, hanno una cosa in comune. Molti più tamponi, non solo in rapporto alla popolazione, ma anche in rapporto al numero dei contagiati.
Poi ognuno ha fatto anche altro, ma la diagnosi di massa è fondamentale. Altrimenti non si può riaprire un bel niente. Anzi. Si dovrà richiudere dopo due settimane con una situazione ancora più complicata di oggi. Senza tamponi non si canta messa. Non si può aprire il Paese alla produzione come alla vita culturale, religione compresa.
Tamponi e contagiati, alcuni esempi virtuosi
L’Australia, oltre al resto, ha fatto più di mezzo milione di tamponi con soli 6711 casi. Quanti tamponi aveva fatto l’Italia con 7000 casi circa? Meno di 40 mila. Al momento l’Australia è arrivata a 75 per ogni caso. L’Italia è solamente a meno di 9 tamponi per caso.
Per non parlare della Lombardia, il vero epicentro italiano, dove i tamponi per caso sono solo 3-4. Praticamente, non hanno idea di quale sia l’estensione del contagio in Lombardia. E anche in Sicilia e altre regioni come il Piemonte non è che vada benissimo…
In pratica, per arrivare al livello dell’Australia, l’Italia deve ormai fare circa 15 milioni di tamponi. E più andiamo avanti, più questo rapporto va aumentato per tenere sotto controllo l’epidemia.
Ora, il fatto che si rimpallino le responsabilità tra stato e regioni non serve a nulla se non a peggiorare la situazione. Se Conte fosse una persona con gli attributi avrebbe costretto tutte le regioni a fare tamponi di massa. Fin dall’inizio.
E perché non fanno tamponi? Lo hanno ammesso più volte, candidamente, come Paperino, in conferenza stampa quelli dell’ISS e della PC: perché se si fanno più tamponi si scoprono altri casi… Non so se mi spiego.
Andiamo alla Nuova Zelanda. Fino al 26 aprile hanno fatto qualcosa come 120981 tamponi con soli 1470 casi. Ancora di più che in Australia: 82 per ogni caso. Quanti ne aveva fatti l’Italia con 1400 casi? Era l’1 marzo. Ed erano stati fatti 7-8 mila tamponi. Se avessimo agito come la Nuova Zelanda, saremmo già a correre nei parchi, ci sarebbe tutto aperto, e i morti sarebbero stati alcune decine al massimo.
E gli italiani vanno ancora appresso a Conte e ai suoi comitati di consiglieri ormai privi di credibilità? Ma allora gli italiani sono proprio masochisti. Né dalle parti dell’opposizione va meglio. Immaginiamoci cosa avrebbe fatto un governo Salvini, visti i disastri ancora più pronunciati in Lombardia e moltiplicati per tutto il resto del paese.
Mancano i tamponi? Balle
Non si potevano fare tamponi perché mancavano? Balle.
Infatti… l’Italia, a marzo, quando i tamponi servivano come l’aria, ne aveva venduta una partita di un milione, compresi di reagenti, agli Usa. Lo ha fatto un’azienda di Brescia: uno dei più drammatici epicentri. E perché? Perché il Consip non gli ha comprato i tamponi. Come biasimare l’azienda che li ha venduti agli Usa?
La storia è uscita sui giornali e poi è stata messa a tacere… I tamponi non mancano. Manca il volerli fare. Si continua a sbagliare. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
In Veneto sono stati fatti tamponi a tappeto. Risultato? Va molto meglio che nella vicina Lombardia. Stesso dicasi per altre regioni italiane più virtuose per un verso o per l’altro, indipendentemente dalle condizioni locali.
Non si possono fare tutti questi controlli, milioni di tamponi? Altre balle. Perché se si fosse iniziato prima, ne sarebbero bastati molto meno. Ad esempio in Repubblica Ceca dove sono stati fatti oltre 218 mila tamponi a fronte di soli 7408 casi. Guarda caso, anche in Repubblica Ceca l’epidemia è sotto controllo da una settimana.
Adesso, per recuperare, siamo costretti a fare almeno 10 milioni di tamponi. Si può ancora fare, via via che molti paesi escono dal tunnel e renderanno disponibili loro stock, ammesso e non concesso che in Italia non si riesca a produrli. Ma in Italia si preferisce andare all’“urbigna”: alla cieca. Si preferisce curare una malattia senza fare la diagnosi. Una cosa che non sta né in cielo né in terra. Considerando anche che un tampone costa 20-30 euro e un posto in terapia intensiva decine di migliaia di euro.
Altri casi, nazionali e locali. Serve una strategia
Il Regno Unito è nei guai seri, persino più seri di quelli italiani, per mancanza di una strategia. Anche lì pochissimi tamponi e una gestione sciagurata della crisi. Per quanto riguarda la Francia, è messa anche lei peggio dell’Italia. Pochissimi tamponi sia in rapporto alla popolazione, sia in rapporto al numero dei contagiati. Tranne che nella zona di Marsiglia. A Marsiglia città (che è grande quanto Palermo) sono stati fatti già 100 mila tamponi.
Per giunta in un periodo molto più breve. I pazienti curati immediatamente con terapie efficaci. Risultato? A Marsiglia la mortalità è del 2,1%. E all’IHU Marsiglia, che cura meglio e fornisce tamponi gratis a tutti, è dello 0,04%. Sono fatti. Non parole. Invece, nel resto della Francia, come in Italia, la mortalità è del 13-14%.
Per rendersi conto, in tutta la Sicilia, che ha oltre cinque volte gli abitanti di Marsiglia, sono stati fatti circa 70 mila tamponi. In due mesi, anziché un mese e mezzo come a Marsiglia, per giunta.
In Lombardia hanno fatto solo parole. I test li hanno fatti solo a quelli con oltre 37, 5 di febbre … E nemmeno. Decine, forse centinaia o migliaia, di pazienti a casa senza tamponi iniziali, intermedi o definitivi. Lasciamo perdere… Intere popolazioni di medici e cittadini mandate al massacro.
In Italia e altri cinque paesi europei (Regno Unito, Francia, Spagna, Belgio e Olanda) è mancata una reazione, una strategia basata sui tamponi di massa. È mancato persino il più elementare ragionamento. E la cosa grave è che continua a mancare. Guarda caso, oltre il 95% dei deceduti europei per Covid-19 è concentrato in questi dei paesi, di cui fa tristemente parte l’Italia.
L’assoluta mancanza di una strategia basata sui tamponi di massa, a marzo come oggi, rischia di far chiudere l’Italia per molti mesi ancora. O peggio, richiuderla dopo averla aperta.
E saranno guai ancora più seri. Perché nel frattempo Germania, Austria, e tanti altri paesi riapriranno. E forse anche la Spagna, che da qualche giorno ha capito la lezione, e altri paesi. E i paesi che usciranno prima, dovranno isolare l’Italia loro malgrado.
Un’Italia che, continuando così, avrà una crisi molto più lunga e atroce, oltre a molti più morti e disperati.
In copertina, Photo by CDC on Unsplash
Buon articolo. La faccenda dei tamponi è così eclatante da lasciare sbalorditi: o siamo fessi noi, o loro, o c’è qualcosa sotto. Io un sospetto ce l’ho. Comunque è da un pezzo che seguo due soli numeri, uno noto, l’altro che mi calcolo da me. Il primo è quello dei deceduti nella giornata. L’altro è il rapporto fra i deceduti e i guariti (gente che aveva preso il virus ed è stata dichiarata guarita. Il rapporto all’inizio era intorno a 1:1; ora siamo a 1:7. Il resto, in mancanza di una campagna seria (= estesissima) di tamponi, mi pare un po’ fuffa.
Importante da leggere per capire.
Si è sicuramente abusato delle metafore belliche, ma è indubbio che ci si senta esposti ad un attacco di un nemico, rispetto a quale singolarmente ci sentiamo impotenti.
Tuttavia le metafore, essendo semplificazioni, aiutano a comprendere il senso prevalente delle situazioni.
In guerra i feriti vengono portati negli ospedali per venire curati, perché la guerra si combatte fuori, dove occorre individuare le infiltrazioni nemiche, per poterle eliminare.
Se non s’individuano i nemici non si possono eliminare: a questo servono i tamponi, ed è demenziale parlare di costi economici per essi, come se intasamento dei reparti non rappresentasse un costo economico e umano.
Occorre contrastare i micro focolai di contagio, individuandoli dal loro nascere ed impedendo che si espandano, diventando un problema molto più grande da affrontare e da i maggiori costi, non è uno sperpero economico ma un risparmio economico, e di vite umane.
Un nemico insidioso come il covid-19, lo si batte tagliandone le linee d’infiltrazione, sparare alla cieca è solo spreco di munizioni.
Quella verso il corona virus è una guerra per cecchini che elimina gli infiltrati uno ad uno, non si svuotano le corsie degli ospedali se all’esterno continuano ad aumentare i colpiti dalla pandemia, il contenimento attraverso la separazione sociale, ottiene solo risultati parziali perché bastano anche pochi che lo violano per far rialzare i livelli del contagio in termini più rapidi di quanto si sia ridotti perché ogni guarito è un singolo mentre ogni infettato aumenta in termini esponenziali, il potenziale contagio.
Per questo non solo è stata una scelta sbagliata, non puntare sui tamponi di massa, ma anche la fase due che sta iniziando adesso si basa su una diagnostica precoce, che individui l’infezione prima che si possa diffondere.
stefano federici
https://www.maredolce.com/2020/04/27/senza-tamponi-di-massa-non-si-canta-messa/?fbclid=IwAR015uz1Fet1IUR3KTJsXP8UkziSaT325x1G2sY-XQHeUY7-NhaBpmShDcA