di Gabriele Bonafede
Si è più volte paragonata la crisi del coronavirus a una guerra. E il paragone in effetti regge. La differenza è che non è una guerra, per fortuna, tra nazioni, tra popoli, di uomo contro uomo. È una guerra di tutte le nazioni insieme contro un nemico comune: un virus nuovo che, per quanto non uccida tutti, è particolarmente contagioso e pericoloso.
Di una contagiosità tale che, anche con tassi di letalità minori di altre, terribili malattie, produrrebbe una enorme quantità di decessi se lasciato circolare liberamente. Per lo meno fino alla scoperta di un vaccino e di cure efficaci e non sperimentali.
Durante una epidemia comandano i medici
In una guerra, per così dire, “tradizionale”, comandano i militari. Quando, ed è sempre da evitare, c’è una guerra, sono i militari a decidere le sorti del conflitto, o per lo meno delle singole battaglie. Durante un’epidemia questo ruolo passa ai medici, o più precisamente a tutto il personale sanitario, paramedici compresi. Anche loro con una sorta di gerarchia e ruoli che influenza scelte e risultati.
Così, gli infermieri e tutto il personale paramedico possono essere paragonati ai fanti, ai soldati. I medici di base agli ufficiali di base, come tenenti e capitani. I primari degli ospedali possono essere paragonati a colonnelli e generali, i responsabili delle strategie ai generali d’alto rango. L’Istituto Superiore della Sanità è paragonabile al comando generale, allo Stato Maggiore. E la Protezione Civile al braccio logistico di intervento, anch’esso con tutta la sua organizzazione di ruoli e competenze.
Grandi generali nella storia
Ci sono stati grandi generali nel passato. Al di là delle loro convinzioni politiche, ogni Paese ha avuto grandi generali, compresa l’Italia. Ci sono stati grandi generali tedeschi come Rommel o inglesi come il Duca di Marlborough.
Oppure, francesi, come Napoleone o il Luigi II di Borbone-Condé , russi come Zukov, americani come Eisenhower. Anche noi italiani abbiamo avuto grandi generali, primo tra tutti Giuseppe Garibaldi.
Dobbiamo dunque sperare che i nostri grandi medici, i nostri scienziati, siano all’altezza del compito di oggi. Ci sono le premesse, come abbiamo visto. Non enunciandoli per nome, sappiamo che le qualità umane e le competenze di molti dei nostri “generali sanitari”, possono decidere di battaglie decisive come quella che stiamo combattendo.
Grandi medici nella storia, un esempio italiano
Ma è utile ricordare qui il grande medico italiano, e i particolare siciliano, Gianfilippo Ingrassia. Un vero generale della medicina e tra i primi grandi epidemiologi. Fu lui, nominato a capo dei medici in Sicilia, che arginò di moltissimo la peste a Palermo nel 1575-1576. Riducendo il numero di morti in città, probabilmente, a meno di duemila. Laddove la stessa ondata di peste fece strage ad esempio a Venezia, registrando probabilmente circa 30mila decessi.
Come agì Ingrassia? Proprio con il sistema dell’isolamento e della quarantena, oltre alle grandi doti organizzative nel disporre e gestire svariati, e nuovi, ospedali di allora. Oltre al controllo dei contagiati e alle pratiche di disinfezione. Insieme alla sufficiente alimentazione al fine di rafforzare le capacità del sistema immunitario. E soprattutto con la sua opera di informazione, raccolta in vari volumi e dal titolo “Informatione del pestifero et contagioso morbo”.
Non a caso, un ospedale odierno di Palermo è intestato a suo nome.
Dunque, è importante che, come un esercito alla prova, i soldati e gli ufficiali al fronte siano ben equipaggiati, ben motivati, saldi, uniti, capaci, determinati. Il personale medico e paramedico rappresenta l’esercito e gli ospedali il fronte. È fondamentale aiutarli praticamente e moralmente. È necessario rifornire di adeguato equipaggiamento e strumenti di lotta tutto il personale medico al fronte.
E altresì necessario sostenerli in tutti i modi. E con l’isolamento li sosteniamo nel modo migliore, perché riduciamo il numero degli effettivi del nemico da fronteggiare. Isolandosi, ognuno di noi riduce di miliardi di miliardi di unità le forze di quel piccolissimo nemico che ha assalito i nostri.
In copertina, photo by JC Gellidon on Unsplash (ritagliata).