Dopo il disastro dei Cinque Stelle, ambiente, servizi pubblici e povertà vanno messe al centro dell’attenzione
di Giovanni Burgio
Al di là dell’attuale fase politica legata agli equilibri del governo giallo-rosso, ricordiamoci che in Calabria e in Emilia Romagna il grillismo ha subito un clamoroso tracollo.
Adesso che il Movimento Cinque Stelle sembra avviato verso un mesto tramonto, è opportuno chiedersi quale schieramento di forze può contrastare il sempre minaccioso fronte sovran-razzista-populista di destra.
E, soprattutto, quali idee, quali valori, quali programmi, opporre al rigurgito dell’“Uomo solo al comando”, del “Prima gli italiani”, della “Caccia al drogato, allo straniero, all’emarginato”, del “Diritto alla difesa privata”.
In sostanza “Quali punti programmatici devono essere al centro di un’alleanza esplicitamente di sinistra ma che può includere anche forze moderate?”.
Gli errori della Sinistra
Negli ultimi vent’anni i governi e le forze di centrosinistra hanno abbandonato le loro tradizionali battaglie sociali ed egalitarie, e hanno rincorso invece le tendenze liberiste, mercatiste, elitarie. Aziendalizzazione della scuola e della sanità; privatizzazione dei trasporti e dei più importanti beni comuni come acqua ed energia; deregulation sfrenata e flessibilità dei rapporti di lavoro; centralità del sistema bancario; federalismo; sono state alcune tra le più importanti riforme fatte da uomini e partiti di sinistra che mai nel passato avevano avuto queste idee e questi progetti.
Se si aggiunge che anche i sindacati hanno tutelato solo i diritti e i privilegi del lavoro pubblico e delle grandi aziende, e non si sono accorti che nel restante e sconfinato mondo del lavoro privato si stava tornando ad una condizione inaccettabile di precarietà, sfruttamento e annichilimento della persona, allora è comprensibile come intere fasce di popolazione, trascurate e abbandonate, si sono rivolte a chi ha prestato loro attenzione è a chi gli ha promesso soluzioni immediate.
Questa è, infatti, la lettura del successo elettorale, prima alle politiche del 2018 del Movimento Cinque Stelle, poi alle europee del 2019 della Lega. E non è un caso che i partiti di sinistra e di centrosinistra siano scomparsi dalle periferie e dai quartieri popolari e abbiano raccolto consensi quasi esclusivamente nei ceti medio-alto-borghesi.
Adesso, ambiente, povertà e servizi pubblici al centro dell’attenzione
Ora che milioni di voti sono in libera uscita dai Cinque Stelle, bisogna interrogarsi su come recuperarli e farli andare a sinistra. La via da seguire sta nel valorizzare quel che di valido e di giusto c’era in quel Movimento, e inserirlo senz’altro tra gli obiettivi di una sinistra rinnovata.
Tra le idee fondanti dei Cinque Stelle, tre sono sembrate lungimiranti, utili ed essenziali: l’ambientalismo, l’attenzione alle fasce deboli della società, il ritorno allo statalismo.
La natura, sempre più antropizzata, in questi ultimi decenni ha subito una distruzione irreparabile. Ora bisogna metterla al centro di uno sviluppo riparatore e compatibile.
Il “Reddito di cittadinanza” ha consentito a chi era veramente in difficoltà di sopravvivere con un minimo di decoro e dignità. Occorre rivederlo e aggiustarlo. Visti i disastri seguiti alle privatizzazioni selvagge di alcuni settori essenziali, quali acqua, energia e trasporti, è necessario riportare questi servizi nelle mani di uno Stato efficiente.
Queste sono cose che certamente connotano un programma di sinistra. Infatti, se si vuole sconfiggere il populismo imperante, si devono soddisfare le esigenze e i bisogni primari di classi sociali sempre più numerose e impoverite. Se si vuole togliere il respiro all’odio del razzismo crescente, occorre riprendere il contatto con la vita quotidiana delle persone.
Nel M5S non c’era nulla di buono, solo livore alimentato dall’invidia sociale e non solo. La sinistra italiana non ha alcun bisogno di attingere alla piattaforma di un M5S che di sinistra non è mai stato, essendo, piuttosto, vicino alla destra sociale, come dimostra, in maniera lampante, il travaso dei voti in direzione Lega successivamente al voto del 2018. Sullo statalismo condivido che bisogna riconsiderarlo per alcuni settori statali per natura, ma bisogna anche chiedersi perché ed in che misura fallì la precedente gestione pubblica. Sull’ambiente bisogna ammettere che oggi il nostro Paese dispone di una legislazione di tutela ambientale sterminata ed applicata fiscalmente che, di fatto, si presta a veti impropri, da chiunque attivabili, nei confronti di una qualunque iniziativa. E, naturalmente, occorre chiedersi in che misura abbia giovato realmente all’ambiente. Sul RDC non occorre dimenticare che la sua filosofia, come denuncia lo stesso nome, non è il supporto agli incapienti, scopo, invece, del REI ( quello sì di sinistra) ma del diritto, ovviamente utopistico, di campare a sbafo a spese delle maggiori corporation. Come si vede, argomenti su cui dibattere non ne mancano. Ma non con chi confonde il latino con l’inglese