di Geppo Ariafina
Sono 38 i miliardi di Euro dei fondi UE ancora da impegnare e spendere in Italia. Ben 38 miliardi, l’equivalente di una gigantesca manovra finanziaria, mancanti all’economia nazionale benché già da tempo disponibili.
E in Sicilia va anche peggio. Tutto questo mentre nell’Isola dei premi ai dirigenti regionali dobbiamo continuare a convivere con i fallimenti e l’emergenza.
I 38 miliardi mancanti a scala nazionale sono i finanziamenti dei Programmi Europei (Por) e nazionali (Pon), coperti in gran parte dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale europeo (Fse) per il periodo d’attività 2014-2020, che, come ormai prassi, sono stati prorogati al 2023.
Soldi mancanti ancor più drammaticamente in Sicilia, vista l’urgenza e la presunta autonomia amministrativa di cui i siciliani dovrebbero godere, anziché soffrirne da decenni le angherie e le conseguenze. Sono infatti oltre 3 miliardi e mezzo gli Euro disponibili e colpevolmente non impegnati dalla Regione Sicilia.
Spesa per Fondi UE in Sicilia, servirebbero eccome. Ma non si spendono
Tre miliardi e mezzo (sui 4,6 complessivamente a disposizione) che, necessari come l’aria e l’acqua, avrebbero dovuto essere già immessi nel moribondo tessuto economico regionale e a vario titolo impiegati.
Per alleviare l’abnorme arretratezza culturale, strutturale e infrastrutturale che ci contraddistingue e disonora, oltre che in Italia, anche a livello europeo. Soldi che, a fine giro di giostra, torneranno (giustamente) nelle casse della UE per essere poi ri-destinati ad aree regionali dell’est Europa, più ricettive, capaci, e meritevoli d’aiuti della nostra.
Doveroso il confronto con “altre” regioni d’Italia, in genere meno “malmesse” della Sicilia e anche meno inefficienti ad accedere ai fondi a loro disposizione.
Ma ancor più doverosi (e dolorosi) i paragoni con gli altri Paesi UE: Spagna, Francia, Polonia, Portogallo, Rep. Ceca, Slovacchia, Grecia, Romania, etc., etc.
Praticamente tutte le nostre “colleghe europee”, hanno già da tempo emesso i bandi per i fondi UE. Hanno concluso gli iter d’assegnazione, avviato i progetti e in gran parte già “erogato” le salvifiche risorse ai rispettivi soggetti beneficiari. Tutte, fuorché l’Italia, hanno già attivato impegnative e procedure d’accesso ai fondi, per oltre il 65% (ma anche 80%) del disponibile.
A ciò, aggiungiamo che, nel 2019, la Sicilia è risultata la regione, in assoluto, più “indietro” nella programmazione di spesa e nell’utilizzo dei fondi UE, dell’intera Eurozona.
Molti dei bandi “centellinati” come fossero favori e pubblicati sulla G.U. vengono poi annullati e/o bloccati in itinere, o dalla Corte dei Conti o dalla Commissione Europea, in genere perché redatti male e/o maldestramente gestiti contravvenendo a disciplinari e regolamenti europei. Tutto questo, mentre il reddito medio dei siciliani, già dal 2018, è diventato inferiore a quello dei rumeni.
Ad oggi, a 2020 iniziato, non è stato ancora erogato, se non a parole, decreti e futili documenti, un solo centesimo alle imprese beneficiarie e/o all’asfittico comparto agricolo o industrial-produttivo regionale. E, di conseguenza, le Banche, non riconoscono in nessun modo il credito, buttando sul lastrico e nell’impossibilità di proseguire e completare i progetti le tante imprese impegnate nel rispettare le tempistiche attuative.
La Regione premia la propria inefficienza
Eppure, sino a pochi giorni fa, le strombazzanti bocche di rosa dell’informazione locale e non, mettevano in titoloni a gran risalto gli sperticati complimenti profusi dalla presidenza ad assessori, burocrati e funzionari tutti. Per gli encomiabili risultati raggiunti? C’è da ridere per non piangere.
Complimenti ribaditi e concretamente confermati da generosi premi-produzione in denaro, bonus ed extra bonus economici copiosamente rilasciati “a pioggia” sull’esercito di volenterosi asserviti. In tal modo testé gratificati per il loro inconfutabile e fedele operato. Qui uno degli articoli apparsi sulla stampa.
Un pretestuoso abuso all’intelletto. Buono per divertirsi sadicamente con chi nulla può fare. Si arriva a infierire prendendolo per i fondelli. Riuscendo, nel marasma mediatico messo in scena, magari pure a confondere qualche allocco che, abbindolato dall’amo, ci crede per davvero.
Ma quando mai s’è visto che si premi e si encomi qualcuno che è a malapena riuscito a raggiungere il 20% del proprio dovere-obiettivo? Già, perché è appena del 20% la percentuale di risorse che la Regione Siciliana e i suoi strapagati dirigenti e burocrati è riuscita ad oggi, (in teoria anno di “chiusura” del programma 2014-2020) a “impegnare”.
Da notare bene: non ancora a incassare, spendere ed erogare. Dei ben 4 miliardi e mezzo a cui avrebbe dovuto e potuto accedere e beneficiare “concretamente” già dal 2016 in poi (parametro di quanto fatto negli altri Paesi europei) ne ha impegnati solo il 20%. Un premio all’inefficienza, dunque.
La saga della demeritocrazia
Ovunque, in un’impresa privata, un lavoratore così inetto e inefficiente si licenzia all’istante per “giusta causa” e lo si manda via a calci nel sedere. Da noi si premia, si promuove e si encomia per meriti sul campo. È paradossale, ma è così: la saga della demeritocrazia.
Ma forse noi siciliani teniamo tantissimo alla dignità, almeno a quella “apparente”. E pure se ridotti con le pezze al culo, rifiutiamo sdegnosamente gli aiuti dagli estranei. Noi “non abbiamo bisogno” dei quattro miliardi e mezzo dell’Europa. Stiamo benissimo così. Perché, in fondo, riconosciamo tutti il nostro colpevole disinteresse per “la cosa pubblica”. E quindi abbiamo ciò che meritiamo.
Dalla tabella si evince che la capacità di assorbimento delle risorse, a fine 2019, è stata del 28,53%, un dato che è tra i più bassi dell’intera UE. Farà rabbia a molti, ma la classifica è un tangibile elemento di prova dell’inefficienza grave delle amministrazioni. Una prova dell’incapacità politica di utilizzare i fondi UE di cui l’Italia è il secondo beneficiario. E tra le regioni, la Sicilia tra quelle (in teoria) con più fondi a disposizione in assoluto.
In copertina, strada non finita a Siculiana (AG).
Nel testo, foto del Ministero delle Finanze a Roma tratta da Wikipedia. Di Nicholas Gemini – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19238297