A trenta anni esatti dalla scomparsa, lo scrittore siciliano è da rileggere. Non è mai stato realmente compreso in una Sicilia con poca memoria
di Giovanni Rosciglione
Scriveva Leonardo Sciascia su L’Espresso, il 27 aprile 1980:
“… Nel fenomeno mafioso, cui d solito si fa richiamo a paragone di ogni altra associazione segreta criminale, il tessuto protettivo che lo circonda è così variamente intramato e complesso, così durevole e tenace, che la paura finisce con l’apparire elemento secondario.”
“Se poi si tiene presente che la mafia non è mai stata considerata – se non dal fascismo – come fatto eversivo dell’ordine costituito ma piuttosto come sistema parallelo o speculare rispetto all’altro e con l’altro connivente se non addirittura integrato, le ragioni della protezione che un’intera società più o meno consapevolmente le accorda appaiono del tutto evidenti. Ed è in effetti da questa condizione esterna che la mafia deriva una compattezza interna, per cui la rivolta di qualche suo affiliato, se si fa delazione, viene oggettivamente, e persino clinicamente, considerata pazzia”
Vi ricordate Leonardo Vitale, il primo collaboratore di giustizia per la mafia che tentarono di fare passare per pazzo?
A futura memoria
E nella quarta di copertina del saggio di Sciascia “A futura memoria (se la memoria ha un futuro)” edito da Bompiani nel 1989, leggiamo:
“Sciascia, prendendo spunto da diversi fatti di cronaca, è stato tra i primi a sottoporre all’opinione pubblica il fenomeno mafioso in termini concreti, non come fatto eversivo dell’ordine, bensì come sistema parallelo e speculare rispetto allo Stato ed alle sue leggi. Senza temere di scuotere gli animi più conformisti, ha rotto il silenzio che uomini e istituzioni mantenevano rigorosamente su tale annoso (e rognoso) problema, contribuendo al diffondersi nelle coscienze di quell’atteggiamento che ha portato lo Stato italiano in una lotta aperta e frontale alle organizzazioni mafiose.”
“Uno strumento prezioso per comprendere il contesto silenzioso, omertoso e di protezione che ha permesso alla mafia, al di là della sua struttura organizzata gerarchicamente di espandersi e perpetuarsi.”
Perpetuarsi sino ai giorni oggi. La mafia è così oggi, mentre ricorderemo Leonardo Sciascia, senza che lui possa intervenire su “come” lo ricorderemo.
Abbiamo pianto per le stragi, abbiamo sventolato lenzuoli. Ma l’ipocrita finzione del reciproco ignorarsi dei mondi civili e mafiosi continua. E va bene così. Come va bene alle due fette di pane di un sandwich, divise da un cibo che da gusto alle due parti.
La Sicilia non ha ancora fatto i conti con Leonardo Sciascia
Chissà cosa oggi Sciascia avrebbe detto dell’Antimafia “moderna”. Quella di Montante, di Helg. Delle centinaia di Associazioni senza lucro , ma con fondi pubblici, usate spesso come trampolini per future carriere politiche o sottogovernative.
Cosa direbbe Sciascia dell’allegra gestione dei Beni Confiscati, della bellezza del “Tonno Rosso”, delle auto di grossa cilindrata al prezzo di una Panda, del posticino là e del posticino lì, della Consulenza al figlio di questo o di quello. Era molto critico con la magistratura e con la loro interpretazione della giustizia come fondamento del potere e non come garanzia liberale.
Apprezzava moltissimo Cesare Terranova. E pensava che il Maxi processo alla mafia potesse essere l’inizio della fine della mafia. Apprezzava molto Falcone per come aveva gestito Buscetta. La sua professionalità, la sua serietà e la sua umanità.
Col pensiero, molto scomodo e schietto, di Sciascia la Sicilia non ha ancora fatto i conti. Già ricordarlo come era e non come ci fa comodo pensare che fosse, sarebbe un buon inizio.
Oggi, 20 novembre 2019, Repubblica dedica un inserto-album di 16 pagine a Leonardo Sciascia.
Sempre oggi, al Museo Archeologico Salinas di Palermo (Piazza Olivella) un incontro a trenta anni dalla scomparsa, maggiori informazioni in questo link.
Foto di Leonardo Sciascia insieme a Paolo Borsellino nel testo tratta da Wiipedia. Di ignoto – elab. da v. (info da corriere.it), Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5085211