di Maria Teresa de Sanctis
Infinite sono le opere incentrate sull’amore come infinite, e imprevedibili, sono le dinamiche che muovono questo sentimento che indubbiamente anima e, che lo si ammetta o meno così è, condiziona le nostre vite. E, ovunque possa condurre una storia d’amore, è sempre cosa preziosa poterne almeno raccontare, anche se con qualche lacrima.
Una storia d’amore ci arricchisce in ogni caso e se poi diventa la storia della nostra vita, allora quella è proprio una gran bella cosa.
Questo sembra essere il motivo ispiratore dell’originale film “La Belle Époque” del regista francese Nicolas Bedos prodotto da I Wonder pictures.
Il regista, figlio dell’attore francese Guy Bedos, ha sempre manifestato nei propri lavori, sia che fosse regista, sceneggiatore o attore, una propria tendenza innovativa. Vedi i film “Un amore sopra le righe” o “Gli infedeli”. Ma è indubbiamente nel film “La Belle Époque” che la propria voglia di rinnovare clichè narrativi trova la sua piena espressione.
Una sceneggiatura singolare ma anche una prova attoriale non semplice ed egregiamente sostenuta dai bravissimi intepreti, abili nel regalare allo spettatore battute che, per il personaggio, ora sono verità ora finzione. La storia infatti, è abilmente raccontata e interpretata da attori del calibro di Daniel Auteuil, Fanny Ardant, Guillaume Canet, Doria Tillier e anche Pierre Arditi.
Quasi tutti i personaggi hanno a che fare con un gioco continuo fra pesanti verità del presente, sicuramente problematiche che comportano per chi le vive il disperato bisogno che giungano a soluzione. E quelle auree verità del passato che ritornano, grazie alla finzione che viene regalata ad alcuni dei protagonisti, nella loro forma migliore.
La Belle Époque, trama
Ad un sessantenne in crisi viene regalata l’opportunità di rivivere un giorno della sua vita, in un set dove tutto è posticcio ma perfettamente aderente ai ricordi del protagonista. Ecco allora che quei ricordi di giovinezza spensierata eppure gravida di quello che poi animerà il futuro di ognuno, prendono corpo e fra questi ovviamente in primo piano l’apparire del grande amore.
Il regista ci mostra il passato nella sua vivida bellezza, eppure passato, riuscendo a far riflettere sulla complessità dei sentimenti del presente di ciascuno, un presente ben più prezioso.
Sembra quasi un monito che voglia incitare ad essere vivi, a non dormire sugli allori in nome di un qualcosa che grande lo è stato. E probaibilmente ancora lo è.
Ma che, come una bella pianta che appassisce se non si cura adeguatamente, è destinato a soccombere davanti al peso di una stanchezza esistenziale logorante. Alla quale nessuno sfugge.
Il proprio lavoro, le proprie insoddisfazioni, il sopraggiungere talvolta di una sorta di noia per la vita, tutto mina il terreno del prezioso sentimento. Un terreno che, probabilmente e col passare del tempo, sembra essere più in salita che altro. E allora, giovani o vecchi non importa, sicuramente la belle époque è per tutti quella in cui si vive un amore.
Trailer ufficiale in italiano: